L’escalation nel Mare d’Azov: un nuovo fronte dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina?

Nell’estate 2018, la Russia ha intensificato le sue azioni nel Mare d’Azov e ha iniziato a fermare le navi ucraini ed internazionali che attraversano lo Stretto di Kerch. L’Ucraina lo considera come un altro tentativo di intimidazione e ampliamento della geografia dell’aggressione russa. Inoltre il 25 novembre la nave della guardia costiera russa “Don” ha speronato il rimorchiatore militare ucraino “Yany Kapu” mentre stava navigando dal porto di Odesa verso il porto di Mariupol nel Mare d’Azov. UCMC racconta come si è creata la situazione e in che direzione andrà l’azione ucraina.

L’inizio dell’escalation

La Russia ha intensificato le sue azioni nella zona del Mare d’Azov dopo la costruzione del Ponte di Crimea che ha collegato le penisole di Kerch e quella di Taman (in Russia). La costruzione è vista dalla comunità internazionale come illegale. La guardia di frontiera della Federazione Russa, che è subordinata al Servizio Federale della Sicurezza (FSB), ha aumentato considerevolmente il numero dei controlli sulle navi battenti bandiera ucraina, o di altre nazioni, indirizzate verso i porti di Mariupol e Berdiansk o nella direzione opposta. Inoltre, la flotta russa naviga sempre più vicino alla costa ucraina.

“Stiamo osservando come la Federazione Russa (…) stia fermando le navi straniere indirizzate verso l’Ucraina nello Stretto di Kerch, protraendo così il rilascio del permesso di attraversare proprio lo Stretto di Kerch. Secondo le informazioni a nostra disposizione, la durata di tale prolungamento a volte raggiunge i tre giorni,” ha raccontato Oleh Slobodian, il portavoce del Servizio di frontiera dell’Ucraina.

Secondo il Ministero dell’infrastruttura dell’Ucraina, a metà luglio 2018 la Russia aveva fermato nel Mare d’Azov 148 navi per il controllo approfondito. Inoltre, nel maggio scorso, la Russia ha diffuso un avviso nel sistema automatizzato internazionale annunciando le nuove limitazioni per la navigazione su alcune coordinate motivandolo con lo svolgimento degli esercizi di tiro. Alcuni esperti lo interpretano come un metodo per limitare l’accesso delle navi straniere ai porti ucraini di Mariupol e Berdiansk.

Nella foto: il 25 novembre la nave della guardia costiera russa “Don” ha speronato il rimorchiatore militare ucraino “Yany Kapu” mentre stava navigando dal porto di Odesa verso il porto di Mariupol nel Mare d’Azov.

La Russia incrementa la sua presenza militare

Allo stesso tempo, il portavoce del Servizio di frontiera ucraino Oleh Slobodian ha commentato così la situazione nel Mare d’Azov in onda del canale tv regionale Chornomorska TRK: “La situazione non è arrivata al punto in cui le navi russe affluiscano nel Mare d’Azov e nel Mar Nero”. Però, allo stesso tempo, le vediamo uscire in mare più spesso, sono dapprincipio le navi del Servizio di frontiera del FSB della Federazione Russa, sono le navi abbastanza potenti, ad alta velocità. Questi casi di uscita in mare hanno carattere provocativo e intendono mostrare la presenza russa ed innervosire,” ha spiegato l’ufficiale.

In seguito, nel guigno 2018, la Russia ha schierato le navi militari per rafforzare le imbarcazioni nel Mare d’Azov della guardia costiera del Servizio di frontiera, che fa parte del FSB. La notizia è stata riportata dal redattore del sito BlackSeaNews, Andriy Klymenko. “Secondo le nostre informazioni, ci sono sei motoscafi d’artiglieria, classe Shmel, e sei o sette mezzi da sbraco classe Serna, tutti trasferiti dalla flotta del Mar Caspio,” racconta il giornalista crimeano. Sono anche arrivate due corvette “Grad Sviyazhsk” e “Velykyi Ustyug” dotate dei missili “Kalibr”. “Sono le stesse corvette che a fine 2015 hanno sparato i primi missili da crociera ‘Kalibr’ sul territorio della Siria,” prosegue Klymenko. Oleksandr Turchynov, capo del Consiglio per la sicurezza e difesa nazionale, ha confermato il fatto dello schierare le navi russe militari nel Mar d’Azov.

La Russia fonda le sue azioni sul pretesto che sia l’Ucraina a violare gli accordi bilaterali e a fermare, ed arrestare, le navi russe commerciali senza disporre gli adeguati motivi.

Lo status del Mare d’Azov

Nel 2003, dopo aver respinto le pretese territoriali da parte della Russia per l’isola ucraina Tuzla, il Presidente ucraino Leonid Kuchma e il Presidente russo Vladimir Putin firmarono l’accordo secondo il quale il Mare d’Azov ha assunto lo status di mare interno per entrambi i Paesi. Lo stesso accordo definisce le regole per la navigazione marittima, stabilendo il libero accesso per le navi commerciali e richiede l’approvazione da parte di entrambi i Paesi per l’accesso delle navi militari stranieri nel Mare.

Subito dopo la firma dell’accordo, gli esperti enfatizzavano che lo status delle “acque interne comuni” in realtà significasse che le condizioni per la navigazione nel canale Kerch-Yenikalskyi fossero cambiate per conto della Russia. Inoltre, gli esperti sottolineavano che l’accordo avrebbe reso impossibile la delimitazione delle acque territoriali nel Mare d’Azov. È avvenuto esattamente così – nononstante il fatto che l’Ucraina e la Russia ne stavano discutendo da decenni, la delimitazione del territorio non è mai avvenuta, effettivamente la frontiera fra i due stati passa solo per il fondo del mare, non si estende anche alla colonna d’acqua sovrastante.

L’acqua potabile per la Crimea

Alcuni analisti affermano che esista un altro motivo che ha enfluenzato le azioni della Russia nel Mare d’Azov. Si tratta dei tentativi di svolgere la pressione sull’Ucraina per farle cambiare posizione circa la riattivazione dei fornimenti dell’acqua potabile nella penisola. L’Ucraina copriva l’85 per cento dei bisogni della Crimea per l’acqua potabile, fornendola attraverso il canale Pivnichno-Krymskyi (nord crimeano) che unisce il fiume Dnipro, nella parte continentale, con la penisola. Dopo l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, l’Ucraina ha smesso di fornire l’acqua sulla penisola. Secondo alcuni esperti, in questo modo la Russia sta tentando di sbloccare il canale Pivnichno-Krymskyi.

La reazione dell’Ucraina

Il Servizio di frontiera coopera con le forze navali militari dell’Ucraina e con gli esperti del Consiglio per la sicurezza e difesa nazionale studiando e “progettando le varie situazioni”, secondo quanto affermato dal portavoce del Servizio di frontiera ucraino Oleh Slobodian.

In un’intervista al giornale ucraino “Dzerkalo Tyzhnia” (Lo specchio della settimana) la Viceministra degli affari esteri dell’Ucraina per l’integrazione europea Olena Zerkal ha raccontato che già nel 2016 l’Ucraina aveva fatto un appello alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia contro la Russia mettendo alla luce le sue violazioni del diritto marittimo nel Mar Nero, Mare d’Azov e nello Stretto di Kerch. Secondo la Viceministra la considerazione dell’appello è nella fase attiva, la Russia aveva già presentato i suoi argomenti in questo caso. La posizione del Ministero per gli affari esteri è di agire esclusivamente nel modo pacifico e legale.

Una nuova base militare. Il 6 settembre, il Consiglio nazionale per la sicurezza e difesa dell’Ucraina ha approvato la decisione di rafforzare la presenza navale marittima nel Mare d’Azov.

“È stato programmato che entro la fine dell’anno sarà istituita una base navale militare delle Forze armate ucraine. Creerà le condizioni per il respingere delle azioni aggressive della Federazione Russa in questa regione,” si dice, a tal proposito, nella dichiarazione del governo ucraino.

Il 16 settembre a Berdiansk, nella regione di Zaporizhzhia, sono state messe in acqua due motoscafi corazzati d’artiglieria delle forze militari navali dell’Ucraina. Inoltre, la sera del 23 settembre due navi delle forze militari navali ucraine hanno attraversato lo Stretto di Kerch e sono entrate nelle acque del Mare d’Azov. Sono la nave da ricerca e soccorso “Donbas” e il rimorchiatore “Korets”. Verranno usate per formare la base delle forze militari navali a Berdiansk. Inoltre, verrà creata un’altra brigata della fanteria di marina.

L’Ucraina pian piano sta rafforzando le sue capacità navali. A tal fine, gli Stati Uniti hanno concesso all’Ucraina due motoscafi di pattuglia classe Island, la cerimonia ufficiale ha avuto luogo il 27 settembre a Baltimora negli Stati Uniti. Erano presenti il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko e il Viceammiraglio Michael F. McAllister, il Vice comandante per il sostegno della missione presso la Guardia costiera degli Stati Uniti. L’Ucraina ottiene i motoscafi gratuitamente, ma il loro trasporto oltre l’Atlantico e il loro riequipaggiamento è a carico dello Stato. Ci si aspetta che i motoscafi di pattuglia arrivino al porto di Odesa nell’agosto-settembre del 2019.

“Le prime due barche classe Island rappresenteranno un altro contributo al rafforzamento dell’alleanza marittima militare fra il popolo ucraino e quello americano e con il sostegno degli Usa – anche un contributo all’istituzione del centro di comando delle forze navali militari ucraine a Ochakiv (la regione di Mykolayiv – UCMC),” ha detto il Presidente Poroshenko alla cerimonia.

La reazione dell’Unione Europea

Il 25 ottobre il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione contro le violazioni del diritto internazionale da parte della Russia nel Mare d’Azov. La risoluzione appella agli stati membri dell’Ue perché dichiarino chiaramente che nel caso in cui l’escalation nel Mare d’Azov continuerà, le sanzioni contro la Russia saranno rafforzate. Il documento europeo anche propone di creare un posto del Rappresentante speciale dell’Unione Europea per la Crimea e il Donbas la area di responsabilità del quale si estenderà anche alla situazione attorno al Mare d’Azov.

Nella risoluzione il Parlamento Europeo anche “deplora l’estrazione illegale del petrolio e gas nel territorio ucraino dalla Federazione Russa; enfatizza il possibile pericolo della cattura dalla parte della Russia i campi del petrolio e gas nel Mare d’Azov non appena raggiungerà il suo scopo di trasformarlo in un lago interno racchiuso nella Federazione Russa.”

La foto principale: mil.in.ua. La nave da ricognizione russa SSV-201 “Priazovie” (a sinistra) accompagna la nave da ricerca e soccorso ucraina “Donbas” nel Mare d’Azov dalla corta distanza.