Esiste un’alternativa al Protocollo di Minsk e alla “formula di Steinmeier” per far cessare la guerra in Donbas?

Il 21 ottobre presso l’Ukraine Crisis Media Center si è svolta una discussione su “La formula di Steinmeier e il Protocollo di Minsk: le vie per la risoluzione del conflitto in Donbas.” Alla discussione hanno preso parte i rappresentanti dei partiti “Il servitore del popolo” (Sluha narodu), “La solidarietà europea” (Ieropeiska solidarnist), “Golos” (Voce), i rappresentanti dei centri analitici, de “Il movimento per la resistenza contro la capitolazione” e un ex rappresentante dell’Ucraina al Gruppo di contatto trilaterale a Minsk. Durante la discussione gli esponenti della società civile e dell’opposizione politica hanno formulato alcuni suggerimenti da rivolgere alle autorità che dovrebbero avvicinare il Paese alla pace. Raccontiamo le posizioni e le idee principali messe in evidenza durante la discussione.

La posizione del partito che ha la maggioranza nel Parlamento. Oleksandr Kachura, un parlamentare de “Il servitore del popolo” ha detto: “Vorremmo rassicurare la società che non ci sarà alcun capitolazione. Il Presidente e il nostro partito agiscono sempre rispettando gli interessi del popolo ucraino. (…) Negli ultimi tempi le autorità sono state drasticamente criticate, ma non è stata avanzata nessuna alternativa. Vogliamo sentire le proposte e formulare delle conclusioni che l’Ufficio del Presidente e la nostra fazione potranno poi realizzare nel Parlamento. (…) Non adotteremo la legge (sul Donbas) senza che questa sia prima discussa con la società civile, (la legge) sarà il frutto del dialogo tra il Parlamento ed il popolo ucraino.”

Il Protocollo di Minsk: la sicurezza ha la priorità sulla politica. Una delle più importanti tesi avanzate durante la discussione sostiene che sia pericoloso mettere in pratica i punti sulle questioni politiche contenute nel Protocollo di Minsk separatamente dalle questioni sulla sicurezza, che comprendono la cessazione del fuoco e il ritiro delle truppe russe dai territori occupati. “In precedenza, qualsiasi idea che comprendesse la parte degli accordi (di Minsk) sulla sicurezza è sempre stata inclusa come parte integrante nella discussione. Attualmente, mi preoccupa molto vedere che viene discusso solamente il blocco politico, quello che attribuisce la responsabilità all’Ucraina per la sua realizzazione, escludendo gli obblighi della Russia. È impossibile mettersi d’accordo con Putin, per questo è importante non giocare per conto della Russia e agire al fine di tutelare gli interessi ucraini,” ha detto Iryna Gerashchenko, parlamentare, co-presidente della fazione “La solidarietà europea”.  Foto: UCMC. Iryna Gerashchenko (al centro).

Capire i veri motivi dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Inna Sovsun, la parlamentare del partito “Golos” ha enfatizzato l’importanza di non perdere di vista i veri motivi dell’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina: “Per capire come regolarizzare questo conflitto, occorre essere consapevoli del perché Putin abbia attaccato l’Ucraina. L’unico motivo dell’aggressione russa si può individuare nell’attuale processo di democratizzazione dell’Ucraina. Questa è la paura più grande della Russia. Il fine di Putin è che l’Ucraina non esista più.” Conseguentemente, l’Ucraina dev’essere in grado di costruire una solida rete internazionale di sostegno, dimostrando che la Russia è un nemico della democrazia in tutto il mondo. Essere coinvolti nei negoziati con la Federazione Russa senza un chiaro piano strategico significa contrattare da una posizione debole e rischiosa.”

Alya Shandra, caporedattrice di “EuromaidanPress” ha anche sottolineato che capire i motivi del nemico è importante. “Cercando una via per risolvere il conflitto nel Donbas dobbiamo comprendere cosa vuole il nostro avversario: la federalizzazione dell’Ucraina e il permanente status speciale del Donbas.” Questi piani del Cremlino sono esposti nella corrispondenza dei funzionari di alto livello in The Surkov Leaks. L’Ucraina deve rispondere all’aggressore in questa chiave.

Gli accordi di Minsk come una trappola per l’Ucraina. “Il (protocollo di) Minsk-2 differisce essenzialmente dal Minsk-1. Quest’ultimo, come primo passo, prevedeva che la zona di sicurezza al confine ucraino-russo sarebbe rimasta invariata” spiega Alya Shandra. “Quando il Presidente Zelenskyi dice che le linee rosse non saranno attraversate e che la capitolazione non avverrà, dobbiamo capire che questo contraddice il testo del Minsk-2. Non ci sono i modi per realizzare il Minsk-2 senza che si capitoli, dato che il documento stabilisce che l’Ucraina riceverà il controllo del confine dopo le elezioni, che lo status speciale del Donbas sarà cementato nella Costituzione ucraina e dovrà essere concordato con i rappresentanti degli Ordlo (i territori occupati – UCMC) e che verrà adottata la legge permanente su questo status speciale,” prosegue la caporedattrice di “EuromaidanPress”. Foto: UCMC. Alya Shandra.

“Seguendo l’evoluzione degli scenari per la risoluzione del conflitto in Donbas, diventa ovvio che proprio questo è stato lo scopo della Russia, risultato che essa ha ottenuto grazie all’offensiva militare e al ricatto dei leader europei, minacciandoli con la prospettiva di una guerra su larga scala in Europa. Il Minsk-2 è una trappola per l’Ucraina, è impossibile realizzarlo senza capitolare. Così, il vero problema dell’Ucraina non è ‘la formula di Steinmeier’ ma il Protocollo di Minsk.”

Smettere di pensare a una pace vicina. Roman Bezsmertnyi, un ex rappresentante dell’Ucraina al Gruppo di contatto trilaterale a Minsk, ha enfatizzato l’importanza di comprendere il fatto che la guerra non cesserà domani nonostante il forte desiderio del popolo ucraino. “Dobbiamo smettere di pensare che la pace sia proprio dietro l’angolo. (…) Dobbiamo rafforzare l’industria della difesa ed al contempo riformare il Paese, accettando le nuove sfide al fine di essere pronti a proteggerci e a far parte della sicurezza globale. Non possiamo permetterci di tagliare le spese per la difesa, al contrario, dobbiamo stanziarvi più fondi” ha detto Roman Bezsmertnyi.     

“La politica estera va diretta al formare un certo blocco (dei Paesi) per contrastare l’avanzamento dell’aggressione russa – armata o informazionale che sia, verso l’Europa centrale e verso l’Europa in generale. Per questo ci vogliono le iniziative che riguarderebbero il formare del sistema della sicurezza dei Paesi dell’Intermarium,” ha detto l’ex rappresentante dell’Ucraina al Gruppo di contatto trilaterale di Minsk. Inoltre, ha aggiunto che l’adesione alla NATO va vista come un risultato strategico per l’Ucraina. Foto: UCMC. La discussione “La formula di Steinmeier e il Protocollo di Minsk: le vie per la risoluzione del conflitto in Donbas.”

Yuriy Gudymenko, un rappresentante del partito “L’ascia democratica” (Democratychna sokyra), co-organizzatore del “Movimento della resistenza contro la capitolazione” si è espresso a favore sul dichiarare che la pace non è ancora vicina: “Bisogna comunicare alla società che l’Ucraina combatterà contro la Russia ancora a lungo. In effetti la guerra non si è fermata nel corso degli ultimi secoli. Il Cremlino ha come scopo quello di far tornare l’Ucraina sotto il suo controllo, e lo sta perseguendo. Il nostro scopo invece è quello di non ritrovarci nuovamente all’interno dell’Impero russo.”

Preservare e rafforzare le sanzioni. Il meccanismo delle sanzioni rimane uno strumento potente al fine di esercitare pressione sulla Federazione Russa. Oleksandr Danyliuk, capo del Centro per le riforme nel settore della difesa, ha spiegato perché è importante preservare le sanzioni: “Il compito principale per adesso è pensare come fare affinché le sanzioni contro la Russia non siano tolte ma, al contrario, rafforzate. Per questo dobbiamo essere noi i primi a fare da esempio al mondo, non facendo affari con la Russia. Dobbiamo anche dire che la Russia ha violato gli impegni internazionali presi con il Memorandum di Budapest, dobbiamo cercare dei nuovi formati negoziali.”

Le sanzioni non si limitano al Minsk. Oleksandr Danyliuk, capo del Centro per le riforme del settore della difesa, ha detto che chiamando “Accordi di Minsk” il “Protocollo di Minsk” si crea un’impressione falsa che il documento sia un importante trattato internazionale. Spiega l’esperto: “Gli accordi di Minsk non esistono sotto forma di trattato internazionale, quello che esiste è il protocollo del Gruppo di contatto trilaterale. Significa che né il Minsk-1, né il Minsk-2, né il Minsk-3 sono vincolante. È un pezzo di carta su cui non sono neanche state apposte le firme dei rappresentanti della Francia e della Germania. L’Ucraina è caduta in trappola – anche se l’Ucraina realizzerà tutto quel che è stato scritto nel Minsk, la Russia lo stesso non dovrà niente a nessuno.”

“Il formato di Minsk si è esaurito. Purtroppo oggi la Russia, così come la Francia e la Germania, cerca di uscire da questo formato perché hanno interesse che le sanzioni vengano tolte. Il tema di oggi non è come far andar via i russi dal Donbas – vi sono tre corpi militari dell’esercito e non se ne andranno anche se l’Ucraina accetterà la federalizzazione. Oggi parliamo di Minsk e (del formato) della Normandia enfatizzando cosa deve fare l’Ucraina perché le sanzioni non siano tolte ma rafforzate,” ha detto Oleksandr Danyliuk. Foto: UCMC. Da sinistra a destra: Oleksandr Danyliuk, Roman Bezsmertnyi, Oleksandr Kachura e Andriy Senchenko.

Secondo il capo del Centro per le riforme del settore della difesa, l’Ucraina deve principalmente fare appello non al Protocollo di Minsk, ma alla violazione del Memorandum di Budapest da parte della Russia, documento che vincola la Russia a garantire l’integrità territoriale e a non far pressione economica sull’Ucraina in cambio del disarmo nucleare. L’esperto sostiene che le sanzioni vadano legate alla mancata realizzazione di questi accordi internazionali da parte della Russia, si tratta non solo delle sanzioni degli Usa e del Regno Unito (i firmatari del Memorandum di Budapest) ma anche delle sanzioni dei Paesi membri dell’Ue.

Le elezioni rinviate nei territori deoccupati. Andriy Senchenko, presidente dell’associazione “La forza della legge” (Syla prava) ha espresso l’opinione che le elezioni immediate nei territori liberati non possano essere una soluzione tempestiva, perché: “Le elezioni negli Ordlo (nei territori occupati) vanno svolte solamente a seguito di un periodo di transizione che consentirà di tornare alla vita pacifica. Questo periodo di transizione può durare dai tre ai cinque anni. Lungo tutta la durata del periodo, le autorità ucraine dovranno assumersi la completa responsabilità al fine di restaurare una conduzione normale della vita.”      

La foto principale: day.kyiv.ua. Il ponte distrutto a Stanytsia Luhanska nell’Ucraina dell’est. Le foto della discussione sono dell’Ukraine Crisis Media Center.