Sei anni dopo l’Euromaidan: a che punto sono le indagini?

A distanza di sei anni dai giorni più sanguinosi del Maidan guardiamo a che punto sono le indagini. Abbiamo raccolto le informazioni dalle due conferenze stampa svoltesi in occasione presso l’Ukraine Crisis Media Center. Si tratta delle dichiarazioni dei difensori dei diritti umani e dei rappresentanti delle famiglie degli attivisti uccisi e di una relazione pubblica che le autorità investigative hanno presentato alle famiglie degli attivisti uccisi.

A che punto sono le indagini del caso Maidan?

Contrariamente all’opinione diffusa, la maggior parte dei crimini contro gli attivisti del Maidan sono stati risolti; secondo Vitaliy Tytych, l’avvocato delle famiglie degli attivisti uccisi (detti anche la Centuria celeste), oltre 340 persone sono state incriminate. “All’interno del concetto di organizzazione criminale tutti i crimini sono logicamente collegati alle persone che li hanno organizzati e commessi. L’indagine ha stabilito il coinvolgimento di funzionari di alto livello nell’atto terroristico del 20 febbraio,” sostiene l’avvocato Tytych riferendosi al 20 febbraio 2014, il giorno in cui perse la vita il numero maggiore degli attivisti del Maidan. “Dall’estate scorsa le prove sono state esaminate davanti al tribunale; questo è stato il passaggio chiave. Anche perché Putin richiedeva che il processo fosse interrotto, cosa che poi è avvenuta, a seguito di uno scambio,” prosegue Tytych. Lo scambio in questione risale al 29 dicembre 2019, quando Ucraina e Russia si sono scambiati i prigionieri di guerra. La parte ucraina ha allora passato ai militanti controllati dalla Russia cinque ex poliziotti antisommossa Berkut incriminati con l’accusa di aver ucciso 48 persone e feritone 80. Due dei poliziotti Berkut sono tornati a Kyiv nel gennaio 2020. “Al momento il nostro obiettivo è di convincere le autorità ad adottare gli emendamenti alla legge che consentirà di svolgere l’indagine in contumacia. Così potremo esaminare queste prove in tribunale,” spiega l’avvocato.

Il caso Maidan nelle mani dell’Agenzia statale per le indagini

A fine 2019 i poteri di indagare sui casi Maidan sono stati trasferiti dalla Procura generale all’Agenzia statale per le indagini (State Bureau of Investigation). Delle indagini è stato incaricato un dipartimento speciale di nuova creazione. Secondo Oleksandr Chornoblavskyi, un investigatore presso l’Agenzia, questa ha assunto 37 impiegati – ex investigatori e procuratori della Procura generale e delle sue strutture regionali e locali che indagavano sui crimini commessi durante il Maidan. Il caso Maidan comprende circa 4,5 mila volumi di materiali, che non sono ancora stati trasferiti interamente all’Agenzia.

Il gruppo incaricato dei casi Maidan presso l’Agenzia comprende 30 investigatori. Un ex investigatore del Dipartimento per le indagini speciali della Procura generale è stato nominato il capo del gruppo investigativo. Il suo nome è tenuto segreto per i motivi di confidenzialità. Secondo Chornoblavskyi, non appena terminerà il trasferimento dei materiali, il dipartimento valuterà il punto di ciascuno dei procedimenti e definirà la tattica per le indagini preliminari.

Oleksiy Donskyi, un procuratore della Procura generale dell’Ucraina, cita i dati del Dipartimento per le indagini speciali: “Ci sono 19 sentenze di condanna. (…) La Procura ha presentato al tribunale 86 incriminazioni riguardanti 174 persone. (…) I casi che comprendono un grande numero delle vittime e richiedono delle analisi criminalistiche complesse che richiedono tempo. Nessuno degli imputati ha testimoniato in tribunale nel caso del 20 febbraio. (…) Ci sono i casi protratti oppure quelli in cui le udienze si svolgono solo qualche volta al mese.” Foto: UCMC. Da sinistra a destra: Artem Yablonskyi e Oleksandr Chornoblavskyi, gli investigatori dell’Agenzia statale per le indagini, Yuriy Aksenin, capo dell’Ong che unisce le famiglie degli attivisti uccisi.

Oleksandr Chornoblavskyi, un investigatore dell’Agenzia aggiunge: “Siamo a conoscenza di chi dava gli ordini, di chi li trasmetteva e di chi li realizzava. (…) Se sarà creata la necessaria base legale, i procedimenti saranno presentati per la considerazione in contumacia. In questo caso il tribunale li porterà a termine anche se le persone incriminate non si recheranno nel Paese.”

Il primo vice direttore dell’Agenzia statale per le indagini ed ex avvocato di Yanukovych Oleksandr Babikov può influire sulle indagini?

Il 20 gennaio 2020 è stato nominato Oleksandr Babikov come primo vice direttore dell’Agenzia. In precedenza ha lavorato presso lo studio legale “Aver Lex” che difendeva l’ex Presidente ucraino Viktor Yanukovych.

Artem Yablonskyi, un investigatore dell’Agenzia, afferma che né la direttrice ad interim Iryna Venediktova, né i suoi vice hanno l’accesso ai materiali dell’indagine e non possono dare ordini agli investigatori.

Secondo Yablonskyi, il primo vice direttore Babikov non avrà accesso ai casi Maidan e non potrà influire sugli investigatori. “Babikov è responsabile delle indagini preliminari di tutti i casi tranne che dei casi del Maidan. Non ha a che fare con questi ultimi casi, non ci coinvolge nelle riunioni, negli incontri, non ci dà istruzioni, non ci passa i documenti (…) Il documento che regola le responsabilità lavorative degli investigatori stabilisce che sono subordinati al capo diretto e al capo del dipartimento strutturale. Il loro capo diretto è Oleksandr Buriak, il direttore del reparto investigativo. Il capo del dipartimento strutturale è Artem Buhaiets, è il capo del dipartimento per l’investigazione dei crimini militari a cui il nostro reparto è subordinato,” dice Yablonskyi.

I difensori dei diritti umani: non dimenticare i casi meno noti

Secondo Oleksandra Matviychuk, la presidente del consiglio di amministrazione dell’Ong il “Centro per le libertà civiche” (Center for Civil Liberties) l’indagine efficace di oltre di 4.700 crimini contro i partecipanti del Maidan è impedita dai fattori come l’organizzazione impropria delle indagini e l’insufficiente attenzione da parte delle autorità e della società.

“Stiamo osservando come sia la squadra del Presidente precedente Petro Poroshenko, sia quella dell’attuale Presidente Volodymyr Zelenskyi non dia la giusta attenzione all’organizzazione delle indagini. Protrae ulteriormente un’investigazione già molto complessa,” afferma Matviychuk.

Il difensore dei diritti umani ha ricordato che oltre alle uccisioni di massa del 18-20 febbraio 2014, a Maidan sono stati commessi anche altri crimini contro gli attivisti; crimini che hanno tuttavia ricevuto meno attenzione da parte dei media. “Non solo Yanukovych e il suo cerchio stretto devono essere ritenuti responsabili, ma anche i giudici del Tribunale costituzionale – che qualche anno prima hanno legalizzato il colpo di stato – nonché i parlamentari che hanno votato per le leggi dittatoriali del 16 gennaio contrariamente alle procedure e alle norme della legge nazionale e internazionale e altre persone che sono rimaste in carica,” spiega Oleksandra Matviychuk.

La foto principale: Oleg Bogachuk per censor.net.ua