Cosa comporta il ritiro dei militari russi dal Centro congiunto per il controllo e il coordinamento nel Donbas?

Il 19 dicembre 2017, 75 militari russi hanno lasciato il complesso ricreazionale “Soliana symfonia” (“La sinfonia di sale”) a Soledar, nella regione di Donetsk. Vi erano stazionati in quanto parte del cosiddetto “Centro congiunto per il controllo e il coordinamento del cessate il fuoco e della stabilizzazione della linea di contatto”. A partire dal 2014, il Centro svolgeva una funzione di sorveglianza per il cessate il fuoco ed è stato l’unico canale di comunicazione fra le forze militari dell’Ucraina e della Russia nella zona del conflitto. Qualcosa è andato storto – i militari russi sono usciti dal gruppo in cui lavoravano da più di tre anni. Cosa significa? Quali sono state le reazioni della parte ucraina e di quella russa? Quali saranno le conseguenze? L’UCMC analizza i fatti e le opinioni per dare delle risposte.   

Cos’è il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento? Dal 26 settembre 2014, a Soledar (territorio della regione di Donetsk controllato dal governo ucraino) opera il Centro congiunto per il controllo e coordinamento del cessate il fuoco e la stabilizzazione della linea di contatto (il Centro). Questo è stato istituito dopo la firma degli accordi di Minsk per osservare l’attuazione del 1° paragrafo di detti accordi, in particolare quello riguardante il cessate il fuoco. A fine ottobre 2016, l’ex capo della parte ucraina presso il Centro, il maggior generale Borys Kremenetsky ha raccontato in un’intervista che grazie alle azioni congiunte si sono riusciti a fermare il 70 per cento degli attacchi lungo la linea di contatto.

Come funzionava il Centro? I militari ucraini e russi, sotto il comando di un generale per ciascuna parte, negoziavano il cessate il fuoco. Nella stanza designata, tre ufficiali ucraini e tre russi ricevevano le chiamate telefoniche dai militari sia del territorio occupato sia da quello controllato dal governo. Gli ufficiali ucraini avevano un collegamento telefonico con il comando, mentre le unità e gli osservatori di parte ucraina e gli ufficiali russi erano in contatto con le rispettive posizioni e il comando dall’altra parte (le cosidette “LPR” e “DPR”). Quando arrivavano le informazioni sugli attacchi svolti in un certo territorio, la parte opposta telefonava al comando che controlla l’area da dove sarebbe stato lanciato tale attacco. Così a volte si riusciva a far cessare gli attacchi.

La vita quotidiana nel Centro. I militari ucraini e russi vivevano sotto lo stesso tetto a Soledar, in una struttura ricreazionale che, in tempi pacifici, accoglieva i lavoratori presso le miniere di sale. Se gli ufficiali russi avevano bisogno andare in un negozio, in mensa o in palestra, venivano scortati da un’unità della Guardia nazionale ucraina.

Oltre il lavoro, le relazioni fra i militari erano sempre tese. Gli ufficiali russi e ucraini frequentavano la mensa in orari diversi, i militari russi erano disarmati a Soledar e si spostavano scortati dai militari ucraini.

I rappresentanti della “DPR” e “LPR” facevano parte del Centro? Il Centro era una struttura bilaterale ucraino-russa. Nella stanza erano anche presenti i rappresentanti delle cosiddette “DPR” e “LPR”, ma soltanto nel ruolo di osservatori. Non avevano altri diritti o responsabilità. Secondo la posizione ufficiale della parte russa, tali rappresentanti svolgevano la funzione di collegamento fra la parte ucraina e il comando della “DPR” e “LPR”.

Foto: HromadskeTV. L’ex capo della parte ucraina presso il Centro, il maggior generale Borys Kremenetsky, con i rappresentanti russi

Perché i russi sono usciti dal Centro? La prima versione ufficiale del Ministero per gli affari esteri russo suggeriva che il motivo sia stato: “il mancato rispetto da parte ucraina” e “un’atmosfera psicologica tesa”. Uno degli account Telegram filorussi ha pubblicato un presunto regolamento interno emanato dalla parte ucraina presso il Centro, relativo ai militari russi stazionati presso la struttura. L’indignazione più forte è stata provocata dai paragrafi del documento che suggerivano di “non fumare per più di 10 minuti” e che fosse “vietato a fumare dopo le 22”. La versione secondo la quale “il lavoro degli ufficiali russi è stato ostacolato” è stata addotta come motivo principale del ritiro dei militari russi da parte del presidente russo Putin, in una conversazione telefonica con la cancelliera tedesca Angela Merkel svoltasi il 21 dicembre.

La reazione del Ministero degli esteri dell’Ucraina. Il Ministero degli esteri dell’Ucraina ha definito la démarche dei militari russi “una provocazione che mina gli Accordi di Minsk” e “un tentativo di evitare la responsabilità per le conseguenze dell’aggressione armata contro l’Ucraina, quale parte del conflitto.” I diplomatici ucraini sono anche dell’opinione che, in questo modo, la Russia stia tentando di obbligare l’Ucraina a comunicare direttamente con i militanti.

Obbligare l’Ucraina a comunicare con i militanti? Secondo Yevhen Marchuk, rappresentante dell’Ucraina nel sottogruppo per la sicurezza presso il Gruppo trilaterale di contatto, una delle motivazioni principali della Federazione Russa sarebbe quella di obbligare l’Ucraina a comunicare direttamente con i militanti. “All’inizio c’è stata una crescita notevole degli attacchi sulle posizioni ucraine e aree abitate con l’utilizzo di lanciarazzi Grad e di artiglieria di grosso calibro, in particolare come nel caso dell’incidente di Novoluhanske (nel quale otto persone sono state ferite e decine di case rovinate), poi si è rafforzata l’escalation (…) e la Russia ha ritirato i suoi militari dal Centro congiunto per il controllo e coordinamento,” ha scritto Marchuk. “L’obbiettivo principale del ritiro dei militari russi dal Centro è di obbligare l’Ucraina a negoziare direttamente con i militanti, così la Russia avrà i motivi per dire: vedete, abbiamo detto, hanno una guerra civile in corso e hanno iniziato a mettersi d’accordo fra di loro; noi siamo solo mediatori, per questo le sanzioni vanno tolte.”

La versione con i passaporti biometrici. Secondo il maggior generale Yuriy Ostakh, capo della parte ucraina presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento, il problema con i russi è stato causato dalla legge ucraina che, a partire dal 1° gennaio 2018, prevede l’obbligo per i militari e i cittadini  russi di presentare i passaporti biometrici e di fornire le proprie impronte digitali all’ingresso in Ucraina; cosa che è proibita ai militari da apposita legge russa. Questa versione trova la sua conferma in una dichiarazione della portavoce del Ministero degli affari esteri della Federazione Russa Maria Zakharova. “Presentare troppi dati personali, così come i dati biometrici inclusivi di impronte digitali, non è accettabile per i rappresentanti del Ministero della difesa della Federazione Russa in quanto contraddice al dettato della legge russa sullo status dei militari,” ha detto la Zakharova.

Foto: apostrophe.ua. La città di Soledar.

Un segnale dell’escalation vicina? Oleksandr Turchynov, Segretario del Consiglio per la sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina non esclude che la Russia abbia ritirato i propri rappresentanti dal Centro congiunto per il controllo e il coordinamento a seguito del rafforzamento dei combattimenti in Donbas. “Non possiamo escludere che ritirino gli ufficiali per favorire non solo le provocazioni armate, ma anche combattimenti,” ha detto Turchynov.

La reazione del Presidente Poroshenko. Il Presidente ucraino Poroshenko ha suggerito di rafforzare il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento con rappresentanti di Germania e Francia. Allo stesso tempo, dalla dichiarazione del Presidente, non è chiaro in che modo i militari tedeschi e francesi potrebbero coordinare il cessate il fuoco da parte dei militanti. L’utilità del Centro era proprio nel fatto che i militari russi condizionavano direttamente le forze militari nelle aree fuori dal controllo del governo ucraino.

Che impatto ha avuto sulla situazione sugli attacchi? Gli ultimi avvenimenti nella linea di contatto dimostrano che il ritiro dei militari russi dal Centro sta già avendo conseguenze negative. Il Capo della Missione speciale di monitoraggio dell’OSCE in Ucraina, Ertugrul Apakan, ha dichiarato che gli attacchi nel Donbas hanno raggiunto il livello del febbraio scorso – quando è avvenuta l’escalation ad Avdiivka e si registravano i combattimenti più intensi dell’anno.

La Russia tornerà al Centro? Yevhen Marchuk, rappresentante dell’Ucraina nel sottogruppo per la sicurezza presso il Gruppo trilaterale di contatto, ha dichiarato che il rappresentante della Federazione Russa nel sottogruppo in questione, parlando a Minsk, ha ufficialmente dichiarato l’intenzione della Russia a reinserire i propri militari nel Centro per il controllo e il coordinamento. Questo, a patto che siano attuate le condizioni richieste, tra le quali “l’approvazione dello statuto del Centro, la formalizzazione dello status [dei militari russi] e delle [loro] garanzie di sicurezza”.

Come cambierà il lavoro dell’OSCE? A parte dell’assistere al cessate il fuoco il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento ha anche contribuito alla sicurezza degli osservatori dell’OSCE. Prima di iniziare a pattugliare una zona, gli osservatori dell’OSCE segnalavano le proprie intenzioni ai rappresentanti del Centro. Dopo che il Centro li informava se fosse sicuro o meno andare nella località scelta, seguendo l’itinerario comunicato. Attualmente, ciò resta possibile solo nella parte del Donbas controllata dal governo.

Come cambierà la situazione umanitaria in Donbas? Yevhen Marchuk, rappresentante dell’Ucraina nel sottogruppo per la sicurezza presso il Gruppo trilaterale di contatto, ha dato una sua opinione su come l’uscita dei militari russi dal Centro congiunto per il controllo e il coordinamento potrebbe influenzare la situazione umanitaria in Donbas. “Il Centro era l’unico meccanismo per avere un contatto diretto non ostile tra i militari ucraini e russi sulla linea del fronte, così riusciva a risolvere i problemi nell’interesse della popolazione civile – portando, per esempio, alla riparazione di infrastrutture critiche. In questo caso, passare per il Centro è necessario per la riparazione di infrastrutture sulla linea di contatto che forniscono le risorse alle centinaia di migliaia di persone su entrambe le parti del fronte. Per esempio, una condotta d’acqua di grosso diametro, un gasdotto ad alta pressione, i sostegni di un elettrodotto ad alta tensione, una stazione per il filtraggio dell’acqua o una sottostazione elettrica. I militari ucraini e russi presso il Centro esaminavano la domanda (…), in caso di decisione congiunta positiva su un temporaneo cessate il fuoco in un territorio definito, veniva avvisata l’OSCE. Di seguito una pattuglia OSCE andava al posto e, per il tempo della loro permanenza, entrambe le parti cessavano completamente il fuoco,” ha raccontato Marchuk. Il cessate il fuoco coordinato e garantito dal Centro consentiva di sminare i territori, riparare l’infrastrutture distrutte e consentiva al personale civile di spostarsi lungo il territorio. Dopo il ritiro dei militari russi dal Centro non sarà più possibile risolvere i problemi del genere.

Il testo è stato preparato dal collettivo dell’UCMC in base ai materiali mediatici dalle fonti aperti.

Foto: apostrophe.ua. I militari ucraini presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento a Soledar.