Lo scopo e i mezzi: l’omicidio inscenato del giornalista Arkadiy Babchenko

Il 29 maggio scorso, sia la società ucraina che la comunità internazionale sono state scioccate dalla notizia dell’omicidio del giornalista russo Arkadiy Babchenko. Il 30 maggio è stato rivelato che Babchenko è vivo, mentre il suo presunto omicidio in realtà è stato nient’altro che una messinscena del Servizio della sicurezza dell’Ucraina nel quadro dell’operazione speciale svolta per ottenere le prove riguardanti l’organizzatore dell’omicidio. La notizia ha suscitato una valanga di emozioni, fra cui molta incomprensione, e ha anche fatto tornare l’Ucraina sulle prime pagine dei media internazionali. Comunque, sia la società ucraina che gli analisti internazionali sono rimasti spaccati nel loro atteggiamento: c’era chi l’ha preso come un’operazione di successo del Servizio della sicurezza ucraino che ha salvato il giornalista, altri criticavano le azioni dell’agenzia ucraina definendole una pubblicità “mal fatta”, una diffusione delle notizie false che ha portato alle perdite di reputazione da parte dell’Ucraina. Chi ha ragione, quali sono gli argomenti principali di questa discussione che si sta svolgendo anche fuori Ucraina? – lo troverete nel materiale dell’UCMC.     

Chi è Arkadiy Babchenko e perché l’Ucraina ha pianto per lui?

Arkadiy Babchenko è un giornalista di guerra russo, scrittore, ha combattuto nella prima e seconda guerre in Cecenia, è stato corrispondente di guerra durante la guerra fra la Russia e la Georgia nel 2008. Ha collaborato con il media russo “Novaya Gazeta” e dal 2014 copre gli avvenimenti nell’Ucraina. Nel 2017, dopo numerose minacce, è stato costretto ad andarsene dalla Russia, inizialmente per Praga, poi è andato in Israele e infine ha soggiornato a Kyiv. In Ucraina, Babchenko lavora come conduttore presso il canale ATR (un canale tataro-crimeano che si è spostato dalla penisola nell’Ucraina continentale dopo l’occupazione), e scriveva su Facebook per il progetto “Il giornalismo senza mediatori” (i cui lettori potevano fare donazioni). Si chiede autore di feuilletoni, in quanto sono stati per l’appunto i suoi post su Facebook nell’arco del progetto “Il giornalismo senza mediatori” che gli hanno procurato riconoscimento fra gli ucraini. Il suo libro di memorie “La guerra” è stato tradotto in 16 lingue e pubblicato in 20 Paesi. Babchenko ha ricevuto molti premi, incluso un premio del PEN International svedese.

La notizia sull’omicidio del giornalista è diventata un vero shock per gli ucraini: i media e le reti sociali si sono riempiti delle informazioni e emozioni in pochi minuti. I giornalisti hanno iniziato le loro indagini individuali, qualche ora dopo la notizia ha raggiunto la seduta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e ne ha parlato pure il Ministro degli affari esteri Pavlo Klimkin presso la seduta. Il Primo Ministro ucraino Volodymyr Groisman ha anche fatto una dichiarazione in merito, mentre il Presidente della Germania Frank-Walter Steinmeier che quel giorno si trovava a Kyiv in visita ufficiale, è stato costretto a commentare la notizia sul presunto omicidio del giornalista. Invece, non hanno reagito alla notizia il Presidente Petro Poroshenko, il Ministro dell’interno Arsen Avakov e il Prosecutore generale Yuriy Lutsenko. In meno di un giorno è stato chiaro che erano a conoscenza di quell’operazione speciale.

Quando il giorno successivo è venuto in luce che “l’omicidio” era in effetti una messinscena, migliaia di persone si sono sentite ingannate. Se martedì quando davano Babchenko per morto, parecchi si criticavano l’inattività del Servizio della sicurezza mercoledì, in seguito alla notizia che lo scrittore era vivo, si è iniziato a parlare che tali metodi sono inaccettabili. La comunità giornalistica è stata particolarmente indignata, in quanto si è sentita sfruttata sia dal punto di vista professionale – nel corso di quasi un giorno i giornalisti stavano preparando le pubblicazioni sull’omicidio e hanno iniziato le proprie indagini; che da quello personale – la gran parte dei giornalisti ucraini conosce Babchenko di persona, ne è simpatizzante e per questo la notizia del suo omicidio era stata un vero colpo per loro. La comunità internazionale ha anche reagito con un certo grado di scetticismo riguardo i metodi del lavoro del Servizio della sicurezza dell’Ucraina. Un’attiva discussione ha avuto luogo: sarebbe stato possibile raggiungere lo scopo con un metodo meno eccentrico? Tale scopo veramente giustifica i mezzi, in questo caso preciso? Di cosa sono venuti a conoscenza in questo modo ed è questo il modo per dissipare i dubbi del pubblico?     

Cosa si sa del killer e dell’organizzatore dell’omicidio? – la versione del Servizio della sicurezza dell’Ucraina

Durante la prima conferenza stampa, i rappresentanti del Servizio della sicurezza dell’Ucraina hanno affermato che i servizi segreti russi avevano reclutato un ucraino pagandogli 40 mila dollari. L’ucraino reclutato, definito dalle forze dell’ordine come “l’organizzatore dell’omicidio” ha prezzolato un conoscente – un veterano dei combattimenti nel Donbas, cioè l’esecutore. Quest’ultimo ha ricevuto 30 mila dollari, mentre l’organizzatore si è tenuto 10 mila dollari per la “mediazione”. L’esecutore dell’omicidio, però, collaborava con il Servizio della sicurezza dell’Ucraina. Il 31 maggio gli ucraini sono venuti a conoscenza dei nomi sia del killer che dell’organizzatore dell’omicidio. Comunque, le informazioni evocano alcune domande aggiuntive.

“L’organizzatore”. Secondo la versione delle forze dell’ordine, l’ucraino reclutato – il cosiddetto “organizzatore dell’omicidio”, è il 51enne Borys Herman, arrestato dal Servizio della sicurezza dell’Ucraina il 30 maggio, il giorno successivo all’inscenamento dell’omicidio di Babchenko. Vasyl Hrytsak, capo del Servizio della sicurezza dell’Ucraina ha mostrato durante la conferenza stampa del 30 maggio il video dell’arresto. L’avvocato di Herman, Yevhen Solodko, che ha preso la difesa del parlamentare dell’ex Partito delle regioni Oleksandr Yefremov, ha detto che il suo cliente è direttore esecutivo dell’azienda ucraino-tedesca “Schmeisser”. È un’azienda privata che produce armi. Borys Herman è conosciuto come un volontario che aiutava i militari ucraini al fronte. In tribunale, Herman ha dichiarato di essere un agente del Servizio della sicurezza ucraino e collabora al controspionaggio.  Tuttavia, il prosecutore ha negato questa dichiarazione. Durante la suddetta seduta in tribunale Borys Herman ha anche detto che sapeva che l’esecutore che aveva reclutato – Oleksiy Tsymbaliuk, collaborasse con il Servizio della sicurezza dell’Ucraina. Stando alla decisione del tribunale, Herman è stato arrestato per due mesi senza la possibilità di rilascio su cauzione.

“Il killer”. Secondo il Servizio della sicurezza dell’Ucraina, Herman ha reclutato Tsymbaliuk e gli ha prepagato 14 mila dollari. Il “killer” lo conferma. “Dopo che è stata resa pubblica la registrazione in cui ricevo un prepagamento per commettere un omicidio e senza che la mia voce sia stata cambiata, non vedo il senso di tenerlo segreto. L’investigazione procede, ho firmato un accordo di non divulgazione,” ha scritto Tsymbaliuk su Facebook. Ha inoltre raccontato che, dopo aver ricevuto l’ordine, si è immediatamente recato al Servizio della sicurezza e ha collaborato all’indagine. Al momento è un testimone nel caso. Foto: la pagina Facebook di Oleksiy Tsymbaliuk. 

Chi è Tsymbaliuk? Oleksiy Tsymbaliuk è ieromonaco della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Abitava in montagna nei Carpazi. Poi è diventato volontario del battaglione medico “Gospitaliery” (ospedalieri) del Corpo ucraino dei volontari “Pravy sector” (il Settore destra) in Donbas. Vi ha fatto conoscenza con gli impiegati del Servizio della sicurezza dell’Ucraina. Assieme a loro lavorava presso i gruppi mobili del Servizio della sicurezza ucraino e fermava il trasporto di contrabbando nella zona dei combattimenti nel Donbas.

Perché Herman ha consigliato una collaborazione a lui? Il profilo di Tsymbaliuk sui social dà un’idea dell’uomo come di uno con un impegno patriotico e una visione nazionalistica. È conosciuto nei circuiti volontari, la Hromadske TV ha fatto un reportage (in ucraino) su di lui. Al momento non è chiaro perché “l’organizzatore” dell’omicidio Herman ha scelto lui come “killer” per eseguire il crimine.

“Tsymbaliuk è stato scelto dal controspionaggio, dato che è conosciuto dai tempi dell’ATO (L’operazione antiterrorismo – UCMC). Per questo sapevamo dell’inscenamento e prevedevamo che Tsymbaliuk si sarebbe rivolto al Servizio della sicurezza ucraino,” ha detto Herman. Secondo Herman, lui collaborava con un dipartimento del Servizio della sicurezza e Tsymbaliuk con l’altro.

Ha anche detto che aveva trovato qualche via per consegnare il denaro così come “i partiti politici e i politici stessi che sfruttano questo denaro”. Queste informazioni corrispondono alla verità? È probabile che l’inscenamento dell’omicidio di Babchenko sia stato giocato fra i due reparti del Servizio della sicurezza dell’Ucraina? Chi è Borys Herman in realtà? Al momento non ci sono le risposte a queste domande.

Si sarebbe potuto fare a meno della messinscena? Secondo la versione del Servizio della sicurezza dell’Ucraina, grazie all’inscenamento dell’omicidio del giornalista russo Arkadiy Babchenko, le forze dell’ordine ucraine sono riuscite a raccogliere le prove del coinvolgimento dell’organizzatore – in particolare registrare il fatto della consegna del denaro all’esecutore. Il dato sarà richiesto in tribunale. Nella pratica operativa si inscenano gli omicidi per registrare il fatto che la persona che aveva dato l’ordine era pronta ad andare fino in fondo anche pagando l’omicidio. Il Servizio della sicurezza dell’Ucraina ha mostrato il video della consegna del denaro. 

Inoltre, il Servizio della sicurezza afferma che l’inscenamento ha consentito a raccogliere le informazioni sugli altri atti terroristici pianificati. Secondo l’agenzia, l’organizzatore del crimine parlava della lista di 30 persone oltre Babchenko i cui omicidi sono stati pianificati. Per questo le forze dell’ordine hanno deciso di inscenare l’omicidio del giornalista per impossessarsi di questa lista. Alla fine l’hanno ottenuto. Risulta che la lista comprenda 47 nomi, la maggior parte dei quali i giornalisti ucraini e russi che risiedono in Ucraina. Il Prosecutore generale Yuriy Lutsenko ha anche comunicato che, grazie all’operazione speciale svolta, sono riusciti a raccogliere abbastanza prove che confermano la traccia russa relativa a chi l’aveva ordinato. Chi è davvero “l’organizzatore” dell’omicidio? Le forze dell’ordine riusciranno a scoprire chi sono i commissionanti russi e a provare il loro coinvolgimento?

Arkadiy Babchenko: “Non si poteva fare altrimenti”

Durante la conferenza stampa del 30 maggio Babchenko ha detto che ha dei motivi per affermare che il suo omicidio è stato ordinato dalla Federazione Russa. “Mi hanno detto che c’era un ordine per me. Sono stati consegnati i soldi. Mi hanno mostrato i dati del mio passaporto e la foto che c’è solo nel mio passaporto e la cui copia era stata depositata presso l’autorità per il rilascio dei passaporti. Mi è stato chiaro che le informazioni provengono dalla Russia,” ha raccontato Babchenko nella conferenza stampa. Gli è stato suggerito di partecipare nell’operazione speciale dai servizi segreti ucraini.

Nel commento rilasciato più tardi ha fatto notare: “Il fatto che mi hanno salvato la vita non è tanto importante quanto il fatto che hanno prevenuto l’atto terroristico di vasta scala.” Babchenko stesso si è scusato per aver fatto inquietare amici e colleghi. “Non si poteva fare altrimenti,” ha detto il giornalista.

Nella sua prima intervista rilasciata dopo l’operazione speciale, il 31 maggio, Babchenko ha raccontato nel dettaglio come si erano svolti gli avvenimenti – come aveva indossato i vestiti bucati dagli spari, come gli era stata versata sopra il sangue, come la moglie aveva chiamato la polizia e l’ambulanza, come aveva simulato la morte fino all’obitorio dove aveva finalmente potuto togliersi i vestiti insanguinati e aspettare nella stanza di un tecnico sanitario guardando su Internet “che bravo ragazzo ero”. A differenza dei colleghi giornalisti, Babchenko ha creduto nella versione del Servizio della sicurezza dell’Ucraina, anche se non immediatamente, e così ha accettato di partecipare all’inscenamento. “Se il Servizio della sicurezza considera che sia meglio così per la loro base delle prove, hanno ragione, non è affare mio,” ha detto Babchenko. “Quando vengono da voi mostrandovi una foto del vostro assassino e i dati di chi l’ha ordinato, e così sarete posti davanti ad una scelta – preservare l’onore del mestiere o sopravvivere, la decisione starà a voi. Ho dato preferenza alla possibilità di sopravvivere.”

Allo stesso tempo Babchenko confessa che non ha delle prove che questa operazione non sia una manipolazione da parte del Servizio della sicurezza dell’Ucraina. Il suo accordo di partecipare all’operazione si basa sul fatto che con il tempo aveva dato la credenza ai servizi speciali. “Nessuno mi aveva portato la lettera da Putin con l’ordine di uccidere Arkadiy Babchenko,” commenta il giornalista.

Le conclusioni: il prezzo dei fatti

Al momento è ovvio che i fatti nuovi, in questo caso, sono importanti. Dapprincipio, questi fatti dovrebbero confermare la versione ufficiale degli avvenimenti suggerita dal Servizio della sicurezza e dell’Ufficio del Prosecutore generale, così come provare che non si sarebbe potuto fare altrimenti. Al momento detenuto è “l’organizzatore”, può essere il primo passo verso il successo dell’indagine. Comunque c’è ancora da provare che Herman è stato reclutato dalla Russia. Al momento l’affermazione di Herman sulla sua collaborazione con il Servizio della sicurezza ucraino suggerisce uno scenario totalmente contrario.

Inoltre, l’investigazione dovrà convincere il pubblico che era assolutamente necessario trattare così i sentimenti di tutti per chi Babchenko è importante. È poco probabile che i tentativi di usare il caso a fini politici prima della campagna elettorale otterranno successo. Infine, questo luglio si avrà il secondo anniversario dell’omicidio del giornalista Pavel Sheremet. Se l’investigazione non potrà fornire delle notizie relative a questo caso, saranno costretti a spiegare anche il contrasto fra il caso Babchenko in cui avevano mostrato il professionismo esemplare e il caso Sheremet in cui il progresso dell’investigazione rimane bloccato e non ci sono delle risposte a nessun delle domande.

La foto principale: dr.dk. Da sinistra a destra: il capo del Servizio della sicurezza dell’Ucraina Vasyl Hrytsak; il giornalista Arkadiy Babchenko e il Prosecutore generale Yuriy Lutsenko.