Il caso Rocchelli: la Corte di Pavia condanna Vitaliy Markiv a 24 anni di carcere, le prime reazioni

Il 12 luglio la Corte d’assise di Pavia ha giudicato Vitaliy Markiv, un membro della Guardia Nazionale dell’Ucraina, colpevole di aver partecipato all’omicidio premeditato del fotogiornalista italiano Andrea Rocchelli in Donbas nel 2014. Per questo, è stato condannato a 24 anni di carcere.

La condanna di Markiv è stata uno shock per la comunità ucraina così come per molti al corrente dei fatti del caso, convinti nella sua innocenza che speravano che la corte avrebbe fatto giustizia. La sentenza viene considerata inaspettata e molto severa, sia da parte della difesa che dall’accusa. Le motivazioni saranno rese note entro 90 giorni, così le parti avranno più informazioni.

Per ricordare, l’accusa sostiene che il sergente maggiore della Guardia nazionale dell’Ucraina Vitaliy Markiv non ha commesso l’omicido ma ha informato il commando della Guardia nazionale del movimento di civili nella prossimità della fabbrica Zeus Ceramica vicino ai piedi del colle Karachun. Il commando, nel suo turno, ha contattato le unità delle Forze armate dell’Ucraina che hanno aperto il fuoco di mortai verso un gruppo di giornalisti stranieri. Va reso noto che le accuse si basano in gran parte sull’articolo di Ilaria Morani per il “Corriere della Sera”, la cui veridicità è stata contrastata durante il processo e che non ha il materiale audio che sosterebbe quanto scritto. Si basano anche sulla testimonianza del giornalista francese William Rougelon, ferito nello stesso incidente, che contiene supposizioni e fatti contraddittori.

“Non è stata trovata nessuna prova della responsabilità del soldato. La decisione della Corte d’assise di Pavia porta sfiducia nei confronti della giustizia italiana,” ha detto l’avvocato di Vitaliy Markiv Raffaele Della Valle in un commento alla Radio Liberty (UCMC cita le parole dell’avvocato in traduzione dall’ucraino). Inoltre, l’avvocato ha espresso il parere che se si fosse trattato di un soldato d’origine americana o russa, sarebbe stato scagionato o il caso non avrebbe mai raggiunto il tribunale. Secondo il difensore, il verdetto è di carattere politico. Per il Pubblico ministero Andrea Zanoncelli il verdetto è anche stato inaspettato, dato che aveva chiesto 17 anni di reclusione per l’imputato.

L’opinione pubblica si piega con l’accusa? Lungo la durata del processo sono stati frequenti i casi quando i media italiani hanno coperto il processo nel modo sbilanciato ed eticamente scorretto.

Il giornalista del “Milano Today” Massimiliano Melley nel suo articolo “Processo Rocchelli, condanna a 24 anni per l’imputato italo-ucraino Vitaliy Markiv, soldato della guardia nazionale in Donbas” scrive: “In passato alcuni avevano cercato di scatenare polemiche sull’atteggiamento degli ucraini che seguivano le udienze di questo processo, definendo ‘provocatorie’ alcune manifestazioni come un applauso in aula a Della Valle (una sola volta, correttamente sanzionato dalla giudice Gatto con lo sgombero dell’aula) o lo stesso saluto ‘gloria all’Ucraina’, definito ‘oltraggioso’ da chi probabilmente non ne conosce il significato o lo travisa, o addirittura le fotografie di gruppo fuori dall’edificio del Tribunale in corso Cavour tra persone provenienti da varie parti d’Italia per seguire le udienze; e ci si era spinti a definire ‘teste rasate’ e ‘visi tondi’ alcuni dei partecipanti all’udienza, oltraggiando sì in questo caso persone con capelli corti ma non certo con simpatie di estrema destra. La realtà è che di nazisti in Ucraina ce n’è forse meno che in Italia, e nessuno sicuramente alle udienze del processo Rocchelli.” L’illustrazione è dell’artista ucraino Andriy Yermolenko, FB @andrey.ermolenko

La Radio Liberty riporta l’opinione di alcuni ucraini presenti in aula, secondo la quale, il Pm e l’avvocato di parte civile della famiglia di Andrea Rocchelli, Alessandra Ballerini, con alcune domande o frasi rivolte ai testimoni intendevano di presentare in cattiva luce non solo l’imputato ma anche il commando della Guardia nazionale e lo Stato ucraino. Si sono mostrati unanimi nell’affermare che “l’Italia non ha solamente condannato Markiv, ha condannato l’Ucraina”.

Le reazioni ufficiali in Ucraina. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi ha ordinato al Ministero degli affari esteri dell’Ucraina e alla Procura generale ucraina di occuparsi immediatamente del ritorno di Vitaliy Markiv in patria.

Il Ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha incontrato a Kyiv l’Ambasciatore della Repubblica italiana in Ucraina Davide La Cecilia. “La sentenza (a Markiv) è ingiusta e può influire sulle relazioni fra i nostri Paesi. Questa è la posizione del governo e del Presidente ucraino. La decisione della corte è politicizzata e non è oggettiva. Vorrei ricordarvi che in Donbas sono morti oltre 10 mila persone. Contro l’Ucraina lì combattono decine di mercenari dall’Italia. L’Ucraina ha avviato alcuni casi penali i cui attori sono cittadini italiani. (…) Vorrei ottenere le informazioni ufficiali dall’Ambasciata per capire come l’Italia tratta i cittadini italiani che combattono in modo illegale nelle file dei separatisti nel Donbas ucraino. (…) Proporremo l’iniziativa di svolgere i negoziati ad alto livello politico. Vorremmo sentire che il governo d’Italia ha lo stesso interessamento nel risolvere questo problema,” ha detto il Ministro Avakov.

Il secondo grado di giudizio. Gli avvocati della difesa di Vitaliy Markiv hanno espresso una ferma intenzione di presentare un appello. Sarà possibile dopo che la corte di Pavia pubblicherà le motivazioni. La legge prevede un mese e mezzo per la preparazione e la presentazione dell’appello. La decisione sarà appellata presso la Corte d’Appello di Milano. Secondo l’avvocato la decisione potrebbe arrivare in primavera del 2020.

Una lista di fonti per informarsi in dettaglio del caso Markiv:

L’articolo di Oles Horodetskyy su StopFake: “Processo Rocchelli, tutto ciò che dovete sapere sulla vicenda mai raccontata in Italia

Gli articoli di StopFake

Gli articoli della Hromadske TV in inglese:

Key Witness in Markiv Case Was Clueless About Donbas War – Journalist” e
Pavian Justice: How Ukrainian Soldier Got 24 Years in Italy (report)

I nostri materiali precedenti sul tema al tag “Markiv

La foto principale: Vitaliy Markiv nell’aula della Corte d’assise di Pavia, Nataliya Kudryk per RFE/RL.