Come l’Eurovision è diventato una trappola del Cremlino

Walking direction on asphalt

L’articolo originale in inglese di Anton Shekhovtsov è stato pubblicato sul sito dell’Institute for Human Sciences. L’UCMC pubblica la traduzione della versione breve dell’articolo.

Il 22 marzo 2017 le autorità ucraine hanno negato l’ingresso in Ucraina alla rappresentante russa designata per l’Eurovision. Il divieto di tre anni inflittole impedirebbe a Yulia Samoylova di esibirsi nel Festival che avrà luogo a Kyiv dal 9 al 13 maggio. Il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) ha emanato il divieto in quanto nel 2015 la Samoylova si era esibita in un concerto in Crimea. Dal momento che la Russia ha illegalmente annesso la Crimea nel 2014, la legge ucraina ha successivamente previsto che gli artisti che volessero visitare la penisola debbano, come prima cosa, presentare apposita domanda alle autorità ucraine per un permesso speciale. Senza di questo sono soggetti a divieto di ingresso e le loro canzoni – nel caso in cui gli artisti siano cantanti – non possono essere trasmesse sulla radio o sulla televisione ucraina. In base a questo regolamento l’Ucraina ha già negato l’ingresso nel Paese a decine di artisti russi ed internazionali; tra questi figurano anche Gérard Depardieu e Steven Seagal.

Molto prevedibilmente, fonti ufficiali da Mosca hanno rilasciato dei commenti furiosi. La cantante stessa ha espresso la propria sorpresa sul fatto che Kyiv apparentemente abbia visto una minaccia “in una ragazza così piccola” come lei.

Nonostante la legalità della decisione presa dall’Ucraina, il divieto non migliora cerrtamente l’immagine internazionale dell’Ucraina. L’Unione europea di radiodiffusione (European Broadcasting Union o EBU), produttore dell’Eurovision Song Contest, ha rilasciato una dichiarazione dubbiosa dicendo che l’Unione “deve rispettare le leggi in vigore nel Paese che ospita la competizione” ma aggiungendo che l’EBU è “profondamente delusa” dalla decisione dell’Ucraina di bannare Samoylova. Sentono “che la decisione va contro lo spirito della gara e contro il concetto di inclusività che è alla base dei propri valori.” Alcuni media internazionali sembrano aver appoggiato la Samoylova e sottolineato la sua disabilità. Ad esempio la BBC ha riportato: “alle grida di rabbia si aggiunge anche il fatto che la cantante non ammessa usi la sedia a rotelle dall’infanzia e quest’anno lo slogan per l’Eurovision sia Celebrate Diversity (celebrare la diversità)”. Altri media maggiori hanno usato le parole “sedia a rotelle” e “il divieto” nella stessa frase, implicando in modo sottile che la decisione dell’Ucraina sia discutibile dal punto di vista etico.

L’Ucraina intrappolata

Tuttavia, queste reazioni da parte dei maggiori media internazionali sono state esattamente quello che Mosca si aspettava, mentre l’ira del Cremlino sembrerebbe essere un atto ben orchestrato all’interno della guerra d’informazione che il regime di Putin sta muovendo contro l’Ucraina (come parte integrante di una più ampia strategia di guerra ibrida). Mosca sapeva che la Samoylova si sarebbe esibita in Crimea e che l’Ucraina avrebbe negato l’ingresso a tutti gli artisti russi che si sarebbero esibiti lì. Avrebbe dunque scelto una persona disabile come un partecipante per la Russia con la piena consapevolezza che l’Ucraina sarebbe stata obbligata negarle l’ingresso, intaccando in questo modo la reputazione internazionale del Paese. Con il passar del tempo il pubblico internazionale guarderà al passato e si ricorderà del fatto che l’Ucraina ha respinto una persona con disabilità, anche se il Paese poteva avere una motivazione legitima per farlo.

Il Cremlino ha messo in questo modo l’Ucraina davanti a una doppia trappola. Se l’Ucraina avesse permesso alla Samoylova di entrare nel Paese, avrebbe violato la propria legge e tacitamente riconosciuto “lo status russo” della Crimea. Se invece – come è avvenuto – si fosse attenuta alla propria, avrebbe indirettamante danneggiato la propria immagine di Paese che aderisce ai valori europei. Nell’eventuale – terzo –  caso in cui l’Ucraina avesse ceduto alla pressione internazionale e avesse tolto il divieto, sarebbe ancora meglio per il Cremlino, che avrebbe potuto additare l’Ucraina come una marionetta dell’occidente.

Che il Cremlino avesse tentato di politicizzare la propria nomina all’Eurovision Song Contest di Kyiv era una mossa che ci si aspettava ormai da lungo tempo. Dopotutto, Mosca semplicemente non poteva perdere l’opportunità di rispondere alla vittoria dell’Ucraina nel 2016. Lo scorso anno Jamala, la cantante ucraina di origine tatara crimeana, ha vinto la competizione con la canzone intitolata “1944”. Una canzone considerata politicamente motivata, in quanto nel 1944 il dittatore sovietico Joseph Stalin aveva ordinato la deportazione dei tatari crimeani dalla Crimea. Il riferimento all’annessione russa della Crimea è stato dunque sin troppo evidente.

Rispondere all’operazione del Cremlino

Mettendo da parte la cattiva volontà del Cremlino, la situazione attualmente in essere punterebbe al fallimento dell’Ucraina su due versanti. Da una parte in quanto risultato del lavoro insoddisfacente da parte del SBU, dall’alltra per la mancata creatività nel trattare con un avversario insidioso.

Prima di tutto è stato compito del SBU individuare tutti gli artisti stranieri che si sono esibiti nella Crimea annessa dalla Russia (violando così la legge ucraina) e impedirgli immediatamente l’ingresso. Se l’Ucraina avesse già interdetto la Samoylova dall’entrata nel Paese nel 2015, quando si è esibita in Crimea, Mosca non l’avrebbe scelta per l’Eurovision Song Contest e l’Ucraina non si sarebbe trovata in una situazione scomoda. (Che Mosca avrebbe comunque tentato di fare qualcos’altro per danneggiare l’Ucraina è certo, ma questa sarebbe un’altra storia).

Come ha scritto su Facebook Sergej Sumlenny, capo della Fondazione Heinrich Böll a Kyiv, gli ucraini sarebbero potuti essere più furbi del Cremlino: “Se ad esempio Jamala dovesse incontrare la cantante russa all’aeroporto e le dicesse: cara bambina, ovviamente non sai del tutto cos’è accaduto nella Crimea in passato. Permettimi di invitarti nella mia casa e di raccontarti la storia del mio popolo. E ci saranno le foto nei media mostrando come Jamala racconta a Yulia la vera storia, quello che il Cremlino non vuole che sia raccontato”. O, come ha scritto un altro utente, l’Ucraina si sarebbe potuta organizzare così che la cantante russa incontrasse i militari ucraini che sono rimasti disabili in seguito alle ferite riportate difendendo l’Ucraina contro l’aggressione russa. L’Ucraina avrebbe potuto avere altre idee. Non c’è dubbio che tutte fossero molto politicizzate, ma prendendo in considerazione le circostanze, non ci potrà mai essere un modo apolitico per rispondere all’operazione del Cremlino.

Oggi sembra che non ci sia alcuna soluzione al problema della partecipante russa all’Eurovision. In seguito al divieto di viaggio ucraino, l’EBU ha fatto un passo senza precedenti offrendo alla Russia la possibilità di partecipare via satellite. Mosca ha rifiutato il suggerimento dell’EBU. In una certa misura questo migliora la scomoda situazione per l’Ucraina, in quanto è ora la Russia –  più dell’Ucraina – che sta ostacolando le procedure dell’Eurovision. Tuttavia la situazione è in generale lontana da una soluzione. È probabile che Mosca continuerà ad usarla per danneggiare l’immagine internazionale dell’Ucraina.

Anton Shekhovtsov è Visiting Fellow presso il progetto di ricerca “Ukraine in European Dialogue” (l’Ucraina nel dialogo europeo) dell’Institute for Human Sciences Ukraine in European.

Foto: allsystemsgrow.co