Said Ismagilov: “Il Maidan e la guerra hanno fatto scoprire all’Ucraina i suoi musulmani”. Seconda parte

Mufti Said Ismagilov, the imam of Muslims of Donetsk and Donetsk region

Il muftì Said Ismagilov è l’imam di Donetsk e della regione omonima. Vive a Kyiv dal settembre 2014. Come è cambiata la vita della comunità musulmana in Ucraina dopo l’annessione della Crimea e l’inizio della guerra nell’est del Paese? Come convive la comunità con la maggioranza cristiana? L’UCMC pubblica la versione tradotta abbreviata dell’intervista che Said Ismagilov ha rilasciato al giornalista ucraino Pavlo Kazarin nel programma d’autore “Dyctofon” (registratore vocale). La versione testuale è offerta dal media online “Livy Bereh”. [La seconda parte, la prima parte è accesibile su questo link].

Livy Bereh: In Russia gli speaker leali alle autorità affermano spesso che l’Ucraina è uno stato cristiano omogeneo con nessuna esperienza nel comunicare con i musulmani, contrariamente alla Russia dove i musulmani costituiscono il 12 per cento dell’intera popolazione. Partendo da questo presupposto arrivano alla conclusione secondo cui la Russia è un Paese molto più favorevole per i musulmani. Tutto ciò corrisponde alla realtà?

Said Ismagilov: Assolutamente no. La situazione che riguarda l’Islam e i musulmani in Russia è molto difficile e complicata. Il grado d’intolleranza è altissimo. Ho studiato a Mosca, l’ho provato sulla mia pelle. In primo luogo, la Russia ha aggiunto dei territori usando la forza: ha conquistato il Caucaso e ha portato avanti guerre in Asia centrale. Prima di questi fatti, erano stati distrutti il Khanato di Kazan e il Khanato di Astrakhan. I musulmani in Russia hanno sempre rappresentato una minoranza oppressa con diritti limitati.

Ora questa intolleranza continua a montare. Il suo culmine è stato raggiunto durante le due guerre cecene, durante le quali l’atteggiamento verso i musulmani era molto aggressivo. Studiavo a Mosca presso l’Università islamica proprio nel periodo della Seconda guerra cecena. Il fatto che assomiglio più a uno slavo mi ha salvato in molti casi. C’erano skinhead, pestaggi, pogrom, e la polizia arrestava costantemente i musulmani anche vicino alla moschee.

Nemmeno la situazione a livello statale e legislativo risulta tranquilla. Le misure variano dalle liste della letteratura proibita alla persecuzione per dissenso. In Russia sono state distrutte moschee e uccisi attori religiosi. Presso le amministrazioni religiose russe gli imam e i muftì si sono dovuti recare al Servizio federale di sicurezza (FSB) da soli o accompagnati da impiegati del FSB che controllano tutte le attività. In Ucraina non abbiamo nulla di tutto ciò. Da noi non è mai stata distrutta alcuna moschea, non ci sono skinhead e pogrom, non esiste la non-accettazione dei musulmani nel quotidiano. E tutto questo è apprezzato dalla comunità musulmana.

Quando è iniziata quest’onda di separatismo nel Donbas, ci siamo riuniti con gli imam delle regioni di Donetsk e Luhansk. Ho chiesto loro: qual’è la vostra posizione? Il 90 per cento dei leader religiosi presenti hanno risposto: stiamo dalla parte dell’Ucraina, è la nostra patria.

La stessa situazione è avvenuta in Crimea. Oggigiorno, quando i musulmani in Crimea sono soggetti dure repressioni, la gente comunque non si arrende. Continuano ad aspettare di nascosto il momento in cui ritorneranno in un paese normale e libero.

LB: In Ucraina si sta elaborando un nuovo contratto sociale. Secondo Lei, è possibile che la differenza di valori fra [l’Ucraina] continentale e la penisola, messa in un certo congelamento criogeno dalla Russia dopo l’annessione, diventi ancora più drammatica?

SI: Le persone che vengono dai territori occupati dicono di venire a prendere aria. Nel senso che vogliono respirare la libertà. Vogliono poter andare in moschea sapendo che nessuno li sta seguendo per registrare quante volte vi sono entrati per pregare o quale libro a leggere hanno preso dallo scafale, chi hanno incontrato e con chi hanno parlato.

Oggi in Crimea la vita religiosa si divide sostanzialmente in due: quella ufficiale e quella clandestina. Esiste la vita ufficiale, ufficialmente concessa e controllata dallo stato, anche tramite i leader religiosi fedeli ad esso. La situazione è identica nel Donbas. Leader religiosi ufficiali, esaminati e controllati dal FSB, vengono chiaramente istruiti su cosa possono dire nella predica e su cosa invece no. Inoltre, viene detto loro con chi hanno il divieto di comunicare. Esiste poi la vita religiosa clandestina, quella quotidiana, nascosta dagli occhi degli altri; le persone si riuniscono nelle abitazioni private e da qualche parte in cucina parlano di cuore, leggono libri e siti che vogliono, pregano come vogliono.

LB: C’è un’opinione secondo cui la religione è inseparabile dalla politica. E quindi le comunità musulmane sono sempre uno strumento per produrre un impatto sul Paese o dalla parte di Ankara o dalla parte di Riyad. Come potrebbe obiettare [a questo argomento]?

SI: Non dobbiamo avere il timore che i musulmani ucraini finiscano sotto l’influenza dei centri stranieri semplicemente perché siamo pochi e questi centri non hanno un ruolo così importante. Per di più, nel mondo musulmano non si è mai formato un singolo polo a differenza dei cattolici col Vaticano. Per alcuni musulmani il polo è Istanbul, per altri è Riyad, per gli sciiti – e gli azeri sono perlopiù sciiti – è l’Iran. I musulmani del Caucaso seguono sempre il Caucaso, gli arabi si orientano verso i Paesi da cui provengono. Non esiste un polo unico: ciò rappresenta un problema per i musulmani ma allo stesso tempo porta a un pluralismo di visioni e opinioni.

Inoltre da noi i musulmani sono pochi: dopo l’occupazione della Crimea e del Donbas, sul territorio ucraino controllato dal governo è rimasta meno della metà del totale dei musulmani che vi risiedevano prima dell’occupazione. Allo stesso tempo, nella stragrande maggioranza delle nostre comunità vengono svolte attività per far sì che le stesse non si orientino verso i centri religiosi stranieri ma si sentano musulmani d’Ucraina.

Prima che scoppiasse la guerra, vivevo a Donetsk e il Servizio di sicurezza ucraino controllava i musulmani in modo scrupoloso. Agli agenti domandavo: anche gli ortodossi del Patriarcato di Mosca sono soggetti a controlli così scrupolosi o soltanto i musulmani? Del resto, i musulmani che sono stati severamente controllati in Crimea e nel Donbas si sono dimostrati i sostenitori più consistenti dell’Ucraina. Al contrario, le organizzazioni religiose che usufruivano dei vari benefici si sono alleate con l’occupante e il nemico. Per questa ragione ritengo che i musulmani d’Ucraina abbiano passato l’esame di maturità civile.

Foto: Wikipedia.