La Chiesa ucraina porterà alla riconciliazione fra Costantinopoli e Mosca – intervista al Patriarca Filaret

Il 6 gennaio, nella Cattedrale di San Giorgio a Istanbul, il Patriarca ecumenico Bartolomeo ha presentato il Tomos – il documento che concede l’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina al suo Capo, il metropolita di Kyiv e di tutta l’Ucraina Epifanio. In questo modo, la procedura che ha portato l’indipendenza alla Chiesa ucraina è stata conclusa. Sarebbe difficile immaginare lo sviluppo di tale processo senza il contributo del Patriarca Filaret. Il Patriarca di Kyiv e di tutta la Rus-Ucraina Filaret (nato nel 1929) è stato a capo della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv dal 1991, portando avanti l’idea dell’indipendenza canonica della chiesa ucraina per anni. L’attuale Capo della Chiesa ortodossa ucraina unita – il metropolita di Pereyaslav e Bila Tserkva Epifanio –  è un suo allievo. Nel dicembre 2018 Filaret ha rilasciato un’intervista a Radio Liberty (Radio Svoboda) in cui ha raccontato della difficoltà nel rinunciare alla posizione di Capo della Chiesa unita, così come del ruolo della Chiesa ucraina tra le altre chiese indipendenti nel mondo, nonché delle minacce del Comitato per la sicurezza dello Stato (KDB) al tempo dei sovietici. Vi proponiamo in traduzione una versione breve dell’intervista.

La Radio Liberty: Lo scrittore ucraino, Mykhailo Slaboshpytskyi, ha scritto che il Patriarca Filaret aveva dato una lezione di morale a molti politici, avendo mostrato con il proprio esempio come si deve servire il Paese e la Chiesa. Quanto è stato difficile? Quanto Le è stato difficile prendere una decisione a seguito della quale Lei avrebbe lasciato la Chiesa in mani altrui? Quanto è stato difficile rinunciare alla Sua candidatura?

Il Patriarca Filaret: Non è stato molto difficile. Il mio scopo è sempre stato di creare una chiesa ortodossa unita in Ucraina, non glorificarmi ma raggiungere lo scopo che avevo prefisso dall’inizio. Per questo, per la Chiesa ortodossa unita ucraina, ho rinunciato. Se non avessi rinunciato, non avremmo raggiunto l’unità e non ci sarebbe stato concesso il Tomos sull’autocefalia. Per me non è importante una mia posizione, ma è importante che ci sia in Ucraina una Chiesa ortodossa indipendente e unita per rafforzare il nostro Stato.

(Raggiungere l’istituzione della chiesa ucraina indipendente – UCMC) è stato veramente difficile, in quanto le esigenze in campo erano molto rilevanti. Ma avevo come obiettivo che l’Ucraina raggiungesse la Chiesa ortodossa unita. È lo scopo di un patriarca.

“Il mio scopo è creare in Ucraina la Chiesa ortodossa unita, non è glorificarmi”

Perché è importante per me? Perché senza la Chiesa ortodossa ucraina unita lo Stato ucraino non potrà esistere a lungo. Le forze esterne, avendo qui la loro Chiesa, produrranno azioni affinché lo Stato ucraino smetta di esistere e diventi parte dell’impero russo, del cosiddetto “mondo russo” (russkiy mir).

R.L.: D’altro canto la Chiesa in Ucraina è separata dallo Stato.

F.: La Chiesa è separata dallo Stato e lo Stato non interferisce nei fatti della Chiesa. È davvero così.

R.L.: Adesso vi potrebbero contraddire, in quanto il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko è stato presente al Sobor (il Consiglio religioso del 15 dicembre 2018 che ha formalmente istituito la Chiesa ucraina unita e che ne ha eletto il Capo – UCMC).

F.: Ci potrebbero contraddire, sì. Ma lo Stato non potrà esistere senza la Chiesa unita. Non avrà una base spirituale. Mentre la Chiesa non può esistere senza lo Stato, non avrebbe il sostegno. Questo ce lo mostra anche la storia. È anche il caso di tutte le chiese balcaniche, a iniziare con la Grecia; quando furono istituiti questi Stati, vennero immediatamente create le chiese autocefale in ciascuno di essi. La Chiesa di Costantinopoli non aveva, inizialmente, intenzione di lasciarle autonome per lungo tempo. Ma poi questi Stati e le loro chiese l’hanno raggiunto (il riconoscimento). E anche noi.

Foto: Radio Liberty. Il Capo della Chiesa ortodossa ucraina unita il metropolita di Kyiv e di tutta l’Ucraina Epifanio.

“Vedevo il Metropolita Epifanio come il più potente fra tutto il vescovato per essere il mio successore”

R.L.: Si dice che il Metropolita Epifanio sia un Suo allievo spirituale, un Suo figlio spirituale. Come lo faceva crescere o educare? Come si potrebbe dire?

F.: È stato cresciuto da Dio. Sì, lo vedevo fra tutto il vescovato come il più potente per essere il mio successore.

R.L.: Per quali motivi?

F.: Per la fedeltà ai principi, la formazione, l’incorruttibilità, le capacità organizzative e per molte altre qualità che avevo visto.

R.L.: Anche per la sua giovane età? (Il Metropolita Epifanio ha 39 anni – UCMC).

F.: La sua età era irrilevante per me. Vedevo in lui una figura con delle capacità che gli permettessero di essere un leader. L’avevo visto già dall’Accademia (Epifanio è il rettore dell’Accademia teologica ortodossa di Kyiv – UCMC). L’Accademia di Kyiv è l’unica scuola spirituale riconosciuta dallo Stato. Questo fatto dimostra che sia capace e che, quindi, possa dirigere non solo l’Accademia.

Prendiamo la (sua) diocesi. È la più grande nel Patriarcato di Kyiv, comprende 500 parrocchie. L’aveva ottenuta che già aveva competenza su un gran numero di parrocchie ed è stato in grado di aumentarle. Non è arrivata alcuna lamentela, né dalla parte delle parrocchie né dalla parte del clero. Questo è molto esemplificativo. Per queste ragioni l’avevo individuato; anche se non ci fosse stato il Consiglio unificante, avrei consigliato agli arcivescovi di orientarsi, per il futuro del Patriarcato di Kyiv, verso lui.

Più di 40 comunità religiose della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca hanno aderito alla chiesa ucraina unita

R.L.: Il Metropolita di Vinnytsia e di Bar Symeon ha aderito alla nuova Chiesa (un vescovo della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca – UCMC. Secondo i dati di Radio Liberty, attualmente vi sono oltre 40 comunità religiose, in precedenza appartenenti al Patriarcato di Mosca, che si sono trasferite alla Chiesa ucraina unita). Non è stato facile per lui. Comunque, ha pronunciato parole positive sugli arcivescovi della nuova Chiesa ortodossa ucraina. È stato sorpreso dell’aver ottenuto molti voti in una situazione in cui non vi erano dei rappresentanti del Patriarcato di Mosca; ha ottenuto 28 voti, non molti in meno rispetto a quelli ottenuti dal metropolita Epifanio. Grazie a cosa?

F.: Perché il metropolita Simeon è stato votato dapprincipio da arcivescovi, preti e laici della Chiesa ortodossa ucraina autocefala (UAPC). È stata l’UAPC che voleva eleggerlo a capo.

R.L.: Ma non è avvenuto per un contrasto o qualcosa del genere?

F.: No. Lo scopo è che, appena uniti, dobbiamo sentirci un corpo unico. Dobbiamo dimenticare il passato, i contrasti che c’erano e sentirci arcivescovi, preti e laici della Chiesa ucraina unita. Se saremo uniti, ci rispetteranno.

Perché il Patriarcato di Kyiv è rimasto unito, è cresciuto. Ed è questo che ci ha portato al Consiglio unificante. Non sarebbe successo se il Patriarcato di Kyiv non fosse stato unito, non avesse agito durante la Rivoluzione della dignità e alla guerra non annunciata nell’est del Paese. Il Patriarcato di Kyiv ha aiutato il nostro esercito e le persone colpite. Questa unità si è trasformata in azioni. Se resteremo uniti nella Chiesa appena creata, verrà anche l’adesione da parte del Patriarcato di Mosca. E il popolo lo sosterrà.

Foto: president.gov.ua. Il Patriarca ecumenico Bartolomeo (a sinistra) concede il Tomos al Capo della Chiesa ortodossa ucraina unita, il metropolita Epifanio. Istanbul, il 6 gennaio.

“La Chiesa ucraina porterà alla riconciliazione fra Costantinopoli e Mosca”

R.L.: Subito dopo la concessione del Tomos, probabilmente, seguirà il processo di riconoscimento della Chiesa dalle varie chiese inclusa la Chiesa Elladica, di Cipro, di Gerusalemme, di Georgia. Secondo Lei, quali chiese possono non sostenerlo? La russa ovviamente.

F.: Il Tomos emesso dal Patriarca ecumenico Bartolomeo è attualmente sostenuto da molte chiese indipendenti. Alcune chiese ortodosse non lo sosterranno. Ma in futuro lo sosterranno tutte. Non esiste un’altra via. Come dicevo, prima o poi la Chiesa ucraina sarebbe stata riconosciuta; e ora è riconosciuta. Adesso dico che nel futuro tutte le chiese ortodosse riconosceranno la chiesa ucraina. Perché? Perché è grande.

R.L.: D’altro canto dicono, anche alcuni parlamentari vicini alla Chiesa ortodossa russa o alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che la chiesa a Istanbul, come la chiamano, ha il cinque per cento (dei fedeli – UCMC) nel mondo, mentre la russa il 60 per cento.

F.: Sì. E la Chiesa ucraina?

R.L.: Tacciono su questo.

F.: Tacciono? La (Chiesa) ucraina è grande. Prendiamo per esempio la Pasqua; secondo i dati della polizia russa e quella ucraina, mentre in Russia ci sono 142 milioni di abitanti, (nelle chiese) sono venute 8 milioni di persone. In Ucraina, invece, ce ne sono venuti 12 milioni, mentre la popolazione totale diciamo è 45 milioni. Si vede subito qual è la differenza!

Per questo siamo consapevoli del peso della Chiesa ucraina. La Chiesa ucraina porterà alla riconciliazione fra Costantinopoli e Mosca.

R.L.: Secondo Lei, quanto tempo ci vuole per raggiungerlo?

F.: Non è importante quanto, ma la riconciliazione avverrà. Perché non ci sarà il contrasto fra Costantinopoli e Mosca e tutti vivranno nella Chiesa ecumenica unica. E la Chiesa ucraina avrà un suo ruolo in questa riconciliazione.

“Il Patriarca Kirill sostiene il suo Stato, il ‘mondo russo’, che è un impero”

R.L.: Perché ho fatto la domanda sul tempo? Perché nell’Est la gente sta morendo. La parte del Donbas è occupata e anche la Sua terra natia (il Patriarca Filaret è nato nella regione di Donetsk – UCMC). Recentemente, i media hanno pubblicato una foto del patriarca (russo) Kirill fra i generali e i militari. È stato presente alla riunione del gruppo del Ministero della difesa. Quanto è in linea con le usanze della Chiesa?

F.: Il patriarca Kirill sostiene il suo Stato. Così come noi sosteniamo il nostro. Ma lui sostiene il “mondo russo”, che è un impero. Per questo motivo non raggiungerà il proprio scopo, in quanto va contro il processo storico. Il periodo degli imperi si è concluso con la dissoluzione dell’URSS. Restaurare l’impero non è più possibile, in quanto siamo entrati in una fase di globalizzazione.

“Il Comitato per la sicurezza dello Stato sovietico mi richiese di svelargli cosa le persone mi avessero detto durante la confessione”

R.L.: (Al tempo dei sovietici si diceva che) il prete nella chiesa servisse il KDB (il Comitato per la sicurezza dello Stato – UCMC). Quanto era diffusa la pratica? Potrebbe parlarne?

F.: Nell’Unione Sovietica la Chiesa è stata sotto il controllo del KDB. Senza l’accordo dalla parte del KDB non si nominavano né arcivescovi, né preti. La Chiesa esisteva a quelle condizioni. Ma l’ha superato.

R.L.: Come si doveva lavorare o collaborare con loro? Come si svolgevano le cose?

F.: Si doveva avere l’approvazione per tutte le nomine. Per questo esisteva la registrazione. Un decreto dell’arcivescovo veniva invalidato se non fosse stato registrato. Per avere la registrazione era necessario mettersi d’accordo con loro affinché approvassero la consacrazione di uno o dell’altro vescovo, o la nomina di uno o dell’altro prete. Vivevamo in tali condizioni. Non vi era alcun vescovo che non li avesse contattati almeno una volta.

R.L.: Quanto è stata complicata la necessità di avere la loro approvazione? Cosa chiedevano come collaborazione? Come avveniva?

F.: Posso parlare per me. All’inizio mi chiedevano di rivelargli cosa avessero detto le persone durante la confessione. Gli dissi di no, il prete deve preservare il segreto confessionale. Allora ha tirato fuori una pistola, mettendola sul tavolo e dicendo: possiamo fucilarla. Gli risposi: potete fucilarmi, ma per me non è importante se mi fucilerete e muoio adesso o se vivrò fino alla vecchiaia, ma queste vostre condizioni non le eseguirò. Non mi perseguitavano, perché gli avevo detto fermamente che non avrei fatto ciò che mi chiedevano!

R.L.: Lei, come probabilmente nessun altro, sa cos’è superare il tradimento e la diffamazione (…). Cosa potrebbe consigliare alle persone su come comportarsi quando si viene traditi o ricattati?

“Ci fanno un appello per la pace. Ma non vogliamo la pace in cattività.”

F.: Prima di tutto si deve tollerare. Se si può combattere, lottate. Se non si può combattere, tollerate. E Dio sarà con voi. La tolleranza non significa chinare la testa di fronte al male. Contro il male si deve lottare tutta la vita. E la cosa più importante è lottare al male dentro di sé.

Per esempio, fanno appello per la pace. Vogliamo la pace, Ucraina? Vogliamo la pace! Ma non vogliamo la pace in cattività. Vogliamo avere la pace nel nostro Stato indipendente. La pace in cattività la respingiamo. E per questo che stiamo lottando. Stiamo lottando come dice il nostro inno: “Metteremo la nostra anima e il nostro corpo per la nostra libertà…” Lottare contro gli invasori che fanno del male, si deve. Ma lo scopo è la pace.

La foto principale: Radio Liberty / Valentyn Ogirenko (Reuters). Il Patriarca di Kyiv e di tutta la Rus-Ucraina Filaret.