Quando pregano anche gli atei: l’Ucraina ad un passo dalla chiesa autocefala

Il contrasto ecclesiastico fra Kyiv e Mosca dura da secoli ed è giunto alla massima tensione negli ultimi sei mesi. Il 19 aprile 2018, la Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) ha sostenuto un appello del Presidente al fine di creare la Chiesa ucraina autocefala – unita ed indipendente. È stato il momento in cui i capi delle chiese ucraine si sono rivolti al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo affinché concedesse l’autocefalia – la possibilità di istituire la chiesa ucraina unita e indipendente. La concessione dell’autocefalia, o del Tomos, è stato un passo attentamente seguito e fortemente desiderato non solo dalla comunità ortodossa, ma anche dai fedeli di altri confessioni religiose e persino dagli atei, in quanto la questione non è solo religiosa ma in gran parte anche politica. La Chiesa ortodossa ucraina subordinata al Patriarcato di Mosca è il “soft power” del Cremlino nelle condizioni dell’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina. Mentre la mancata volontà di Mosca di lasciar andare l’Ucraina è un riflesso imperiale che cerca di preservare il suo impatto.

L’11 ottobre 2018, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ha confermato che all’Ucraina sarebbe stato concesso il Tomos – il riconoscimento della chiesa ucraina autocefala, cioè indipendente. L’UCMC dà uno sguardo a come si è arrivati a questo risultato e a cosa cambierà in Ucraina.

La decisione di Costantinopoli

L’11 ottobre il Sinodo (consiglio religioso) ha emesso una decisione, della quale riportiamo di seguito i cinque paragrafi principali.

(1) A Costantinopoli hanno riconfermato che “il Patriarcato ecumenico aveva già avviato la concessione dell’autocefalia all’Ucraina” e che la rispettiva decisione era già stata presa. Secondo quanto riportato dal Patriarca Filaret, il leader della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv, i gerarchi ortodossi ucraini devono tenere un Consiglio dell’unione per creare la nuova Chiesa ortodossa che, al suo turno, riceverà il Tomos.

(2) Il Patriarcato di Costantinopoli ha deciso di ristaurare “a Kyiv la Stauropegia (un elemento autonomo ecclesiastico autonomo – UCMC) del Patriarca ecumenico, una di molte stauropege che esisteva sempre in Ucraina.” Di fatto, significa che il Patriarcato ecumenico ha pronunciato che l’Ucraina è stata e rimane direttamente subordinata ad esso. Secondo alcune opinioni ecclesiastiche, questa decisione serviva per dissipare i dubbi possibili che stesse a Costantinopoli, e non a Mosca, a concedere l’autocefalia alla Chiesa ucraina.

(3) Il Sinodo ha annullato la Lettera sinodale del 1686 – il documento con cui è stato passato al Patriarca di Mosca il diritto di ordinare il metropolita di Kyiv.

(4) Il Patriarcato di Costantinopoli ha annullato gli anatemi “politici” imposti dalla Chiesa russa contro “il Patriarca Filaret (Denysenko) e il Mitropolita Makariy (Maletych) e i loro seguaci che si sono trovati nello scisma non per i motivi dogmatici.” Sono stati “canonicamente restaurati” nei loro ranghi ecclesiastici, così come è stata restaurata la comunione dei loro fedeli con la Chiesa.

(5) Il Patriarca ecumenico ha chiesto a tutte le parti “di evitare l’appropriazione di Chiese, monasteri e altra proprietà così come di astenersi da qualsiasi altre azioni violente e di rivalsa.”

I rappresentanti del Sinodo a Costantinopoli presentano la decisione appena emessa che riguarda la concessione dell’autocefalia all’Ucraina.

Perché il Patriarca Filaret è stato sottoposto all’anatema? Dopo che l’Ucraina è tornata ad essere indipendente, nel 1991 il Patriarca Filaret, che era a capo della Chiesa ortodossa ucraina, iniziò ad affermare la necessità di creare la Chiesa ucraina indipendente. Il 1° novembre 1991 il consiglio di arcivescovi della Chiesa ortodossa ucraina decise di rivolgere un appello al Patriarca Aleksiy II e all’episcopato della Chiesa ortodossa russa affinché rilasciassero l’autonomia canonica alla Chiesa ucraina. Avrebbe permesso, fra l’altro, di nominare il patriarca senza che Mosca vi partecipasse. Comunque, la Chiesa ortodossa russa le ampliò solamente i diritti. Inoltre nel 1992 la Chiesa ortodossa ucraina tenne un consiglio senza la partecipazione di Filaret, nominando durante l’evento un nuovo capo – Volodymyr (Sabodan). Allora Filaret, assieme a una parte della Chiesa ucraina e della Chiesa ucraina autocefala che l’avevano sostenuto, crearono una chiesa nuova – la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv. Al suo turno, la Chiesa ortodossa russa vide questa mossa come un passo scismatico e di seguito sottopose Filaret ad anatema nel 1997. Filaret ha sempre trattato questa decisione come politicamente motivata.

Il Patriarca Filaret, il leader della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv

Perché è diventato possibile solamente in questo momento?

La chiesa ucraina lotta per la sua indipendenza da Mosca già da secoli. Dal momento in cui l’Ucraina ha restaurato l’indipendenza, quasi ogni presidente ucraino ha fatto dei tentativi per far sì che fosse creata la chiesa nazionale indipendente. Questi, tuttavia, non hanno avuto successo. Quali sono i motivi che hanno reso possibile la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ucraina proprio in questo momento storico?

Il primo motivo è politico. Non si sa come, ma sembra ovvio che il Presidente ucraino Petro Poroshenko sia riuscito a convincere il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan se non a dare un aiuto concreto, almeno a non ostacolare questo processo. Il Patriarcato di Costantinopoli ha base ad Istanbul e deve sempre tenere in considerazione la posizione delle autorità turche. Queste ultime, da una parte, non vogliono che il potere del Patriarca “greco” si rafforzi e, dall’altra parte, non hanno mai voluto peggiorare le relazioni con la Russia. Comunque non è chiaro cos’abbia spinto Erdogan a prendere una posizione che non impedisca l’evoluzione della “questione ucraina” ecclesiastica.

Il secondo motivo è ecclesiastico. Dura da anni la guerra non dichiarata fra il Patriarcato ecumenico e quello di Mosca per il dominio fra la Chiesa più influente e quella più grande. Il punto di non ritorno in questa lotta è diventato il Consiglio di tutte le chiese ortodosse tenutosi a Creta nel 2016, la cui edizione precedente ha avuto luogo più di 12 secoli fa. E’ stato affermato che lo svolgimento del Consiglio sia il compito della vita del Patriarca Bartolomeo. Comunque, all’ultimo momento lo status del Consiglio è stato cambiato – non si trattava più di tutte le chiese, in quanto la Chiesa russa si è rifiutata di partecipare e in più hanno convinto i patriarchi dipendenti da essa ad anche ignorare l’invito di Bartolomeo.

Questo, è stato visto come uno schiaffo doloroso fatto in pubblico dal Patriarca ecumenico. Così, la concessione del Tomos all’Ucraina indebolirà le posizioni della Chiesa russa.

Il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko incontra a Kyiv gli esarchi del Patriarcato ecumenico

L’influenza del Presidente Poroshenko

La vittoria al fronte ecclesiastico, ovviamente, è dovuta anche agli sforzi del Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko. È anche ovvio che il Tomos avrà un impatto positivo anche sulla sua popolarità negli elezioni prossimi, in quanto è riuscito a fare quello che nessuno dei suoi predecessori avesse potuto raggiungere. “Adesso mentre stiamo avvicinando la conclusione riuscita, molti dicono che sarà un punto in più per il presidente prima delle elezioni. Comunque all’inizio di questo cammino non c’erano le garanzie che sarebbe risultato in un successo. Anzì, il successo non c’era prima in questa strada,” racconta Yevstratiy Zoria, Archivescovo da Chernihiv e Nizhyn, il segretario del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv.

“Storicamente, tutti i presidenti hanno avuto un’opinione personale su questo soggetto. A causa del fatto che si tratta di una questione complicata e irritante, pur avendo delle intenzioni non hanno potuti percorrere questo cammino per raggiungere risultati positivi. Tuttavia, quando arriva pronto il successo, molti se ne attribuiscono il merito. Comunque, se Petro Oleksiyovych (Poroshenko) non avesse negoziato con il Patriarca ecumenico per sette ore il giorno successivo alla Pasqua, ora saremmo rimasti ancora al livello di discussioni.”

Cosa succederà dopo?

Il Consiglio (Sobor). Nei prossimi mesi a Kyiv si terrà il Consiglio degli arcivescovi della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv, così come del patriarcato di Mosca, che avevano appellato al Patriarca ecumenico per concedere il Tomos. Il Consiglio creerà la Chiesa ortodossa ucraina indipendente unita per scegliere il suo capo.

Nominare il capo della Chiesa. Il Sobor nominerà il capo della Chiesa ucraina indipendente, mentre il Consiglio sarà composto da vescovi favorevoli all’autocefalia e la parte più numerosa del vescovato – i gerarchi del Patriarcato di Kyiv designeranno il Patriarca Filaret. Il capo della Chiesa ortodossa ucraina autocefala Metropolita Makariy aveva affermato diverse volte che non avrebbe preteso il posto del Patriarca.

I vescovi che si trasferiranno dal Patriarcato di Mosca potranno presentare un loro candidato, ed essendo un gruppo più piccolo è poco probabile che sarà nominato il loro candidato.

Il Tomos. Il disegno del Tomos è già scritto, secondo a quanto riportato dall’archimandrita Kyrylo (Govorun), un prete del Patriarcato di Mosca che è uno dei sostenitori attivi dell’autocefalia. Il testo della carta ecumenica è stato scritto dagli esperti del diritto canonico e della storia ecclesiastica. Il documento descrive in dettaglio i prerequisiti storici per la concessione dell’indipendenza ecclesiastica e stabilisce le basi legali per la creazione ed il funzionamento della nuova Chiesa ortodossa ucraina. 

Consegnare il Tomos. Chi riceverà la carta e chi la porterà fisicamente a Kyiv, rimane una questione aperta. Alcune presupposizioni suggeriscono che il Tomos sarà concesso direttamente durante il Sobor, altre che sarà dato al capo eletto della chiesa nuova.

La presentazione del Tomos finalizzerà il processo della concessione dell’autocefalia. Questo scenario, che appare molto probabile, cambierà la cartografia del mondo ortodosso – in quanto porterà all’istituzione della seconda più grande chiesa ortodossa in Europa dopo quella russa, e diventerà un ulteriore fattore di maggior isolamento della Russia. Quello che si può dire già con certezza è che la Chiesa ortodossa ucraina indipendente non sarà fedele a Mosca.

Leggete anche:

La Chiesa nazionale ucraina: un nuovo fronte del contrasto fra Kyiv e Mosca

La foto principale: AFP. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo