Menu

Quali rischi cela un nuovo cessate-il-fuoco in Donbas?

Foto: UNIAN

Il 27 luglio è entrato in vigore un nuovo accordo su un “cessate-il-fuoco permanente e complessivo”, concordato cinque giorni prima durante una seduta del Gruppo di contatto trilaterale, i cui membri sono i rappresentanti dell’Ucraina, della Russia e dell’Osce. In precedenza, dei cessate-il-fuoco “permanenti e complessivi” sono stati annunciati per più di due decine volte, ma sono stati violati quasi subito. Durerà questa volta?

Le condizioni della tregua sono state elencate in una dichiarazione ufficiale della Rappresentante speciale del Presidente in esercizio dell’Osce in Ucraina e presso il Gruppo di contatto trilaterale, Ambasciatrice Heidi Grau. Le condizioni dettano il divieto di: svolgimento di operazioni offensive, di ricognizione e sabotaggio; l’uso di qualsiasi tipo dei mezzi aerei a pilotaggio remoto; apertura del fuoco, incluso quello dei cecchini; dispiegamento delle armi pesanti nelle aree abitate e nelle vicinanze di queste ultime. Inoltre, viene introdotta l’applicazione delle misure disciplinari per le violazioni del cessate-il-fuoco attraverso il coordinatore del Gruppo di contatto trilaterale e viene istituita una procedura per rispondere alle violazioni del cessate-il-fuoco che coinvolge il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento (JCCC). Rispondere al fuoco nemico è consentito solo se l’applicazione della suddetta procedura non ha avuto successo.

Le Forze Armate ucraine si preparano. Il 26 luglio, alla vigilia dell’entrata in vigore di una nuova tregua, il Comandante in capo delle Forze Armate dell’Ucraina Ruslan Khomchakha dichiarato di essere contento dei progressi sul cessate-il-fuoco permanente e complessivo. Ha sottolineato che la nuova modalità, nonostante vieti la maggior parte dei soliti metodi della difesa, lascia le possibilità di ricorrere all’autodifesa. “Le misure del cessate-il-fuoco permanente e complessivo non privano le truppe, nel caso in cui il nemico violasse gli accordi, delle possibilità di agire basandosi sulla legge internazionale e su quella nazionale, per contrastare non solo le azioni offensive, ma anche le provocazioni, le operazioni di sabotaggio e ricognizione, le minacce alla vita e salute dei militari e dei civili, il danneggiamento delle infrastrutture,” ha detto Khomchak. “Le Forze Armate dell’Ucraina sono pronte a controbattere il nemico se gli accordi saranno violati, abbiamo creato le riserve aggiuntive,” ha aggiunto il Comandante in capo.  

La telefonata fra Zelenskyi e Putin. Il 26 luglio ha avuto luogo una conversazione telefonica fra il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyi e il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. La comunicazione ufficiale sul sito dell’Ufficio del Presidente ucraino sostiene che “gli interlocutori hanno riferito l’approvazione in merito all’accordo raggiunto sul cessate-il-fuoco permanente e complessivo in Donbas, che entra in vigore alle 00:01 il 27 luglio 2020. Il Presidente della Federazione Russa ha sostenuto questo accordo.” 

Nella sua comunicazione ufficiale, il Cremlino fa notare che la conversazione è stata svolta su richiesta della parte ucraina. Inoltre, stando al testo, Putin ha affermato che il decreto votato dal Parlamento ucraino sulle elezioni locali contraddice gli Accordi di Minsk e mette a rischio le prospettive della risoluzione del conflitto in Donbas.

Ricordiamo che il 15 luglio il Parlamento ucraino ha approvato il decreto sulle elezioni locali. Le elezioni saranno svolte il 25 ottobre 2020 su tutto il territorio ucraino, con esclusione delle aree occupate dalla Russia – la Crimea e una parte delle regioni di Donetsk e Luhansk. In questi territori le elezioni avranno luogo dopo che la Russia fermerà la sua aggressione e ritirerà le sue truppe, e saranno regolate da una legge aggiuntiva da adottare. 

Poco dopo la telefonata, il portavoce del Presidente russo Dmitri Peskov, rispondendo alla domanda dei giornalisti che chiedevano se Mosca potesse garantire il rispetto del cessate-il-fuoco, ha detto: “Non credo che ci potrebbero essere delle garanzie da parte della Russia, in quanto la Russia non è parte del conflitto nel sud-est dell’Ucraina (così chiamano la zona della guerra in Donbas, contrariamente alla sua geografia – red.).”

La situazione al fronte nei primi giorni della tregua. Nei primi due giorni dopo l’entrata in vigore del cessate-il-fuoco completo, le Forze congiunte ucraine hanno registrato quattro attacchi da parte delle truppe ibride russe. Le Forze congiunte non hanno risposto agli attacchi nemici, prosegue la comunicazione ufficiale. Alla vigilia della tregua, i militanti appoggiati dalla Russia hanno piantato le mine antiuomo POM-2 utilizzando i lanciagranate anticarro. Le mine di questo tipo sono prodotte esclusivamente in Russia e sono messe al bando dal Trattato di Ottawa. Le POM-2 si installano a distanza e si autodistruggono in un arco di tempo che va dalle quattro alle cento ore. La provocazione potrebbe mirare a far detonare le mine già durante la tregua, il che oltre a contenere dei rischi sia per il personale militare che per i civili, potrebbe essere erroneamente preso per un attacco, e quindi per una violazione del cessate-il-fuoco da parte delle truppe ucraine.   

Le proteste civili contro le condizioni della nuova tregua. Il 27 luglio alcune migliaia di persone si sono radunate davanti all’Ufficio del Presidente a Kyiv per una manifestazione accompagnata dallo slogan “Il nostro esercito è il garante della pace, la Russia è l’occupante”. I partecipanti hanno protestato contro le condizioni del nuovo cessate-il-fuoco che, stando a loro, portano dei rischi per i militari ucraini al fronte.  

I manifestanti hanno presentato una lista delle richieste al Presidente Zelenskyi che includono: smettere di disarmare l’esercito ucraino in prima linea; cancellare il divieto criminoso di rispondere al fuoco; ordinare di distruggere le forze nemiche rispondendo agli attacchi sulle posizioni ucraine dalle truppe di occupazione; cancellare gli ordini criminosi sul divieto di ricognizione e ricognizione con i droni; cancellare la riduzione delle Forze Armate dell’Ucraina fino alla vittoria completa sulla Russia, riattivare le riforme delle Forze Armate, aumentare le retribuzioni del personale militare; in nessun caso accettare le pretese della Russia di concedere ai territori occupati uno status speciale con lo svolgimento delle elezioni locali, fino al momento della loro de-occupazione completa. “Giù le mani dalla Costituzione”, affermano i manifestanti.

Gli argomenti dei leader d’opinione contro le condizioni della tregua. Il giornalista Yuriy Butusov che segue gli avvenimenti al fronte dall’inizio della guerra ha così commentato un nuovo tentativo di istituire una tregua che reggesse: “Un nuovo cessate-il-fuoco al fronte dal 27 luglio è un’altra decisione contro lo Stato dell’Ufficio di Volodymyr Zelenskyi e Andriy Yermak, che causerà i gravi danni alla difesa del Paese. Non c’è alcun bisogno di rafforzare severe limitazioni sull’uso delle armi che esistono già al fronte. (…) Un tentativo di porre fine alla guerra da parte dell’Ucraina smettendo di combattere unilateralmente, sarà vantaggioso solo per la Russia e Putin. Così l’Ucraina dimostra al mondo la sua incapacità di controbattere e poter proteggere anche le sue posizioni diplomatiche, in quanto la diplomazia non funziona senza un’efficiente forza militare,” ha detto il giornalista.