Il Protocollo di Minsk non è l’unica soluzione: presentata la “Dottrina ucraina della sicurezza e della pace”

Il 4 novembre 2019 presso l’Ukraine Crisis Media Center il “Movimento di resistenza contro la capitolazione” ha presentato la “Dottrina ucraina della sicurezza e della pace”. Il documento è stato preparato dai membri del consiglio strategico del Movimento tra i quali ci sono esperti di diritto internazionale e diplomatici. In cosa consiste il documento e come differisce dalla posizione ufficiale del Presidente Zelenskyi, concordata con la “formula di Steinmeier”, in attesa dell’incontro nel formato Normandia? Esaminiamola insieme.    

Da dove parte l’idea della Dottrina? Mykhailo Basarab, politologo, co-coordinatore del Movimento di resistenza contro la capitolazione, ha spiegato che il documento contiene un piano per la risoluzione pacifica del conflitto e rappresenta un’alternativa a quanto suggerito e promosso dalle autorità. “L’idea della Dottrina è nata per contrastare le accuse da parte delle autorità che affermano che gli insoddisfatti partecipano solamente alle manifestazioni contro la capitolazione e non propongono alcun suggerimento concreto. Questo documento fondamentale presenta un piano per la risoluzione pacifica in linea con la Costituzione, la legge ucraina e gli standard del diritto internazionale,” ha detto Mykhailo Basarab.

La struttura del documento. Il documento è composto da cinque parti. La prima descrive le posizioni attuali di tutti gli attori e spiega perché gli Accordi di Minsk non sono un documento giuridicamente vincolante.

La seconda cita la visione ucraina su come instaurare una pace giusta. Il piano prevede lo schieramento di contingenti armati indipendenti per il mantenimento della pace e stabilisce che, prima che siano svolte le elezioni nei territori de-occupati, l’Ucraina ottenga il controllo della frontiera nell’est; inoltre prevede l’adozione di una legge che liberi i partecipanti agli eventi nelle regioni di Donetsk e Luhansk dalla responsabilità criminale e amministrativa, eccezion fatta per chi è sospettato di aver commesso dei crimini di guerra o contro l’umanità.

La terza introduce dei suggerimenti per formulare una pretesa solida, da avanzare nei confronti della Federazione Russa, relativa ai danni sostenuti dall’Ucraina a seguito all’aggressione russa. La quarta parte è composta da suggerimenti riguardanti la politica delle sanzioni. Il documento sottolinea che il mantenimento e rafforzamento delle sanzioni contro la Russia da parte della comunità internazionale vada approcciato come una delle priorità della diplomazia ucraina.

La quinta parte, infine, elenca le strategie chiave nella politica domestica ed estera volte a garantire la sicurezza nazionale dell’Ucraina. Il testo completo della Dottrina è disponibile in ucraino a questo link.

Un’alternativa al Protocollo di Minsk. Volodymyr Vasylenko, revisore dell’Agenzia nazionale anticorruzione ucraina nonché rappresentante dell’Ucraina nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2006-2009, ha spiegato perché il (Protocollo di) Minsk non è l’unica soluzione: “Dalla prospettiva del diritto internazionale gli Accordi di Minsk sono un documento nullo, perché queste condizioni sono state imposte con la forza. La conclusione si basa sull’Articolo 52 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati che, chiaramente, stabilisce che qualsiasi trattato concluso con l’uso della forza o con minacce viene ritenuto nullo. La parte ucraina è stata costretta a firmare gli Accordi di Minsk perché doveva fermare l’aggressione russa,” ha detto Volodymyr Vasylenko durante la presentazione della Dottrina.

“Sarebbe possibile applicare certe clausole sulla sicurezza, ma in nessun caso si deve accettare lo status speciale per il Donbas e le elezioni nei territori occupati prima che ci sia rinnovato il controllo sugli stessi,” prosegue il diplomatico. “In primo luogo, non esistono degli standard per svolgere le elezioni così. In secondo luogo, la storia non conosce un singolo caso in cui delle elezioni libere e democratiche si sarebbero svolte in territori occupati. Per quanto riguarda l’imposizione dello status speciale, l’Ucraina deve decidere quale forma di governo stabilire in modo autonomo e non sotto pressioni esterne.”

L’apposita risoluzione dell’Onu menziona gli Accordi di Minsk come un documento di risoluzione meramente politico, ma non stabilisce che si tratti di un trattato vincolante per il diritto internazionale. Foto: UCMC. I membri del consiglio strategico del Movimento di resistenza contro la capitolazione presentano la “Dottrina ucraina della sicurezza e della pace”.

“L’Ucraina sta realizzando la sua parte degli accordi, mentre la Russia si rifiuta di farlo. È un altro motivo per il quale l’Ucraina debba considerare gli Accordi di Minsk come un documento nato morto. Bisogna trovare un algoritmo nuovo. Tanto che gli stessi Accordi di Minsk prevedevano la loro realizzazione prima del 15 dicembre 2015. Ciò non è avvenuto, quindi sono nulli,” ha sintetizzato Volodymyr Vasylenko.

L’impossibilità della pace sotto la pressione della Russia. Volodymyr Ogryzko, diplomatico già Ministro degli affari esteri dell’Ucraina nel 2007-2009, ha detto: “Non prendiamo in considerazione che una pace sostenibile sia possibile solo su una base giusta. La pace fatta sotto la pressione diventerà la precondizione per una nuova guerra. È quello che vogliamo raggiungere? Non possiamo equiparare i due Paesi. C’è un Paese aggressore e un Paese aggredito, quando si dice che entrambe le parti hanno delle responsabilità è un controsenso dal punto di vista del diritto internazionale e del senso comune.”

Il diplomatico sostiene che: “Occorre che le nostre autorità capiscano che con Mosca si può giocare o da pari, o arrendendosi. Più veloce lo capiranno, più facile sarà procedere.”

La fretta inutile nel disimpegno delle forze. Josef Zissels, co-presidente esecutivo dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche e delle comunità dell’Ucraina e vicepresidente esecutivo del Congresso delle comunità nazionali dell’Ucraina, dissidente, ha dichiarato: “Mentre stiamo discutendo delle categorie di peso come il disimpegno delle truppe e il formato internazionale non dobbiamo dimenticare le persone direttamente interessate – i residenti della zona vicina al fronte e i nostri militari. Le varie informazioni rivelano che le forze non impegnate sono spostate in posizioni non ancora pronte – cioè posizioni che non sono state predisposte né per l’inverno né per la difesa strategica (…). È inaccettabile affrettarsi in questo processo importante,” afferma Zissels.

Il significato strategico della Dottrina. Su questa posizione si esprime Serhiy Kvit, capo dell’Agenzia nazionale per la qualità dell’alta formazione e professore dell’Università nazionale “Accademia Kyiv Mohyla”: “Il documento disegna in modo chiaro chi è il nostro avversario. L’obiettivo finale della Russia non sono solo la Crimea e il Donbas ma la distruzione dello Stato ucraino; non esiste il mito russo dello ‘Stato potente (russo)’ senza che Kyiv e l’Ucraina vi fossero incluse. Il documento definisce anche chi siamo – una nazione indipendente che vuole far parte del mondo occidentale.”

Reinventare il Memorandum di Budapest e ricercare i formati nuovi. Danylo Lubkivskyi, diplomatico già viceministro degli affari esteri dell’Ucraina nel 2014 ha affermato che: “Dobbiamo indire a Kyiv un incontro dei firmatari del Memorandum di Budapest, esclusa la Russia, e dei vicini occidentali più prossimi per discutere sulla difesa comune dall’aggressore e cercare le vie come interagire con Mosca e sistemare lo spazio della sicurezza comune. Il messaggio principale è che a garanzia di una pace duratura in Europa sarà l’Ucraina indipendente; oggi l’Ucraina ha bisogno del sostegno forte, consolidato e saggio del mondo.”

La foto principale: vchasnoua.com. Una delle manifestazioni “No alla resa!” nel Donbas.