Alcuni attivisti per i diritti umani hanno raccolto una serie di prove di crimini contro l’umanità e crimini di guerra nell’Est dell’Ucraina, che possono essere concretamente allegate ai procedimenti penali contro persone, incorse nel delitto.
L’ONG “Costa pacifica” (“Myrnyi bereh”) ha presentato il rapporto “Eseguiti in Donbass” (“Stracheni na Donbasi”), che comprende fatti e prove di crimini commessi in Ucraina orientale. All’indagine, durata più di sei mesi, hanno partecipato attivisti per i diritti umani, avvocati e personaggi pubblici. Il rapporto include alcuni dati a proposito di 95 esecuzioni, reati di cui ha discusso Caterina Vizhevska nel corso di una conferenza stampa presso l’UCMC, in qualità di vice presidente della ONG “Costa pacifica” (“Myrnyi bereh”), autore del rapporto “Eseguiti in Donbas,” (“Stracheni na Donbasi”) e coordinatore del progetto “Eseguiti in Donbas: fatti di torture e uccisioni in Ucraina orientale”
I crimini e i loro autori
I crimini inclusi nella relazione, secondo le regole del diritto internazionale, vengono qualificati come crimini contro l’umanità e crimini di guerra. La relazione presentata comprende diverse categorie. La prima parte riguarda le cause di morte. Secondo i risultati delle indagini, in 63 casi, la causa della morte è stata la fucilazione o omicidio, come in 16 casi con il precedente utilizzo di torture. Inoltre, sono stati scoperti da alcuni attivisti momenti dell’esecuzione di questi omicidi. In 43 casi, gli omicidi sono avvenuti durante la detenzione, negli altri durante detenzione illegale. In altri 20 casi, invece, non si è riuscito a stabilire l’ora del decesso delle vittime. Delle 95 vittime, 84 di queste erano uomini e 11 donne. In 50 casi le vittime erano i civili, altri 45 militari.
“Non sono semplicemente numeri e statistiche. Il mondo civilizzato intero deve sapere ciò che sta accadendo nel Donbas. Le persone vengono torturate, appese per i piedi e con la pelle viva strappata; con le rotule perforate; con le dita rotte a martello o tagliate. Questo è inaccettabile, bisogna capire cosa sta accadendo nel nostro Paese “, afferma Vizhevska.
Oltre ai fatti stessi dei crimini, il rapporto include, inoltre, i nomi dei probabili autori e le prove del loro coinvolgimento. In 49 casi i reati sono stati commessi da rappresentanti delle formazioni armate illegali auto-proclamate della “DPR”, in 30 dai rappresentanti del “LPR”. In 11 casi i colpevoli eventuali sono militari ucraini. In altri 5 casi i colpevoli non sono stati ancora individuati.
Uso ulteriore delle informazioni
L’autore del rapporto, l’avvocato della ONG “Costa pacifica” (“Myrnyi bereh”) Boris Knyrov, ha notato che tutte le informazioni raccolte vengono inserite in un database appositamente costituito, che può servire come insieme di prove dei reati commessi e del coinvolgimento nei suddetti reati della “DPR”, “LPR” e della Federazione Russa, nel corso del procedimento a livello nazionale e internazionale.
Knyrov ha sottolineato che, nella legislazione ucraina ci sono ancora delle lacune, che non permettono di condurre le indagini riguardanti i casi sopraindicati in modo efficace, e per rinviare a giudizio penale i colpevoli. Tuttavia, il problema principale che riduce a zero le indagini, a suo parere, è l’irresponsabilità e la mancanza di iniziativa da parte delle forze dell’ordine.