Il 10 maggio scorso il Tribunale internazionale del diritto del mare basato ad Amburgo ha iniziato a esaminare la causa ucraina contro la Russia che riguarda la cattura dei marinai ucraini nello Stretto di Kerch, avvenuta il 25 novembre 2018. La Federazione Russa ha rifiutato di partecipare alle udienze, affermando che il Tribunale non ha la giurisdizione necessaria per considerare la causa in questione. Comunque, la mancata presentazione della Russia non ha impedito l’avvio del processo. Alla udienza l’Ucraina è stata rappresentata dalla delegazione ufficiale con a capo la Vice ministra degli affari esteri per l’integrazione europea, Olena Zerkal.
La causa afferma che il conflitto fra i due Stati ha portato alla cattura illegale delle navi ucraine e dei membri dei propri equipaggi, il 25 novembre 2018, mentre tornavano ad Odesa dopo il fallito tentativo di attraversare lo Stretto di Kerch.
La Viceministra degli affari esteri dell’Ucraina, Olena Zerkal, ha fatto notare che la Russia aveva violato il principio chiave dell’immunità delle navi da guerra, garantita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Ha anche enfatizzato che le navi ucraine – “Berdyansk”, “Nikopol” e “Yany Kapu” erano catturate dalla Russia nelle acque territoriali ucraine. Anche se le azioni avessero avuto luogo nelle acque territoriali russe, vi sarebbe stata lo stesso la violazione da parte della Russia in quanto le navi da guerra, cosi come i loro equipaggi, non possono essere né arrestati dalle forze dell’ordine degli altri Stati, né processati dai tribunali stranieri. Comunque i marinai ucraini sono in custodia cautelare nel centro di detenzione prevetiva Lefortovo a Mosca, e sono sotto processo. Foto: www.itlos.org. Vice ministra ucraina degli affari esteri per l’integrazione europea Olena Zerkal presso il Tribunale internazionale del diritto del mare.
Qual è la posizione della Russia? La Russia enfatizza che il Tribunale internazionale del diritto del mare non ha la giuridizione necessaria per considerare la causa perché le azioni dell’Ucraina nello Stretto di Kerch vanno qualificate come le azioni di guerra. L’avvocato russo Nikolai Polozov, che coordina gli avvocati difensori dei marinai ucraini, spiega che in questo modo la Russia utilizza un doppio standard. Da una parte parla delle azioni di guerra, dall’altra lo nega all’interno del proprio Stato, rifiutando di riconoscere i marinai ucraini come prigionieri di guerra.
Quanto significante può rivelarsi il verdetto del Tribunale internazionale, sia per Ucraina che per la Russia? In passato il Tribunale ha già tenuto le udienze e adottato misure temporanee contro la Federazione Russa, nonostante l’assenza dei rappresentanti di quest’ultima in queste udienze. L’esempio più calzante è il caso della nave olandese “Arctic Sunrise”, che ha avuto luogo nel 2013. Allora gli attivisti di Greenpeace hanno protestato vicino a una piattaforma petrolifera russa nel Mare della Pečora a bordo della nave. La nave, i membri del suo equipaggio e tutti i passeggeri sono stati arrestati dalla gurdia costiera russa. La Federazione Russa ha rifiutato sia di partecipare alle udienze del Tribunale internazionale del diritto del mare che di attenersi alla decisione emessa. Comunque qualche tempo dopo la Russia ha liberato tutti gli attivisti arrestati. Inoltre, mentre lo Stato russo ha rifiutato di pagare i 5,4 milioni di euro di compenso al governo dei Paesi Bassi, pagerà un compenso di 2,7 milioni di euro al Greenpeace olandese.
Il 25 maggio il Tribunale internazionale del diritto del mare si pronuncerà sulla decisione provvisoria relativa al caso dei marinai ucraini. Potrebbe vincolare le autorità russe a rilasciare le navi e i marinai catturati. Il rifiuto di attuare la decisione emessa potrebbe portare al rafforzamento delle sanzioni politiche ed economiche contro la Russia da parte dei partner occidentali dell’Ucraina.
La foto principale: tsn.ua / Associated Press. Roman Mokryak, il capitano della nave “Berdyansk”, uno dei 24 marinai ucraini catturati dalla Russia nei pressi del Mare d’Azov.