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All’Ucraina servono delle nuove leggi che regolerebbero i media? – la parola ai professionisti del settore

Nelle ultime settimane le autorità hanno rilasciato alcune dichiarazioni affermando la necessità di rafforzare il controllo dei media. Le dichiarazioni hanno allarmato i giornalisti, gli esperti mediatici e i rappresentanti delle organizzazioni professionali dei giornalisti. I rapporti fra i media tradizionali e le nuove autorità non sono mai stati sereni: le autorità sono state spesso criticate per l’atteggiamento chiuso sostenuto nei confronti dei media nonostante la recente “maratona” – conferenza di stampa del Presidente Zelenskyi che è durata per più di 13 ore.

Ukraine Crisis Media Center ha organizzato una discussione sul tema del controllo sui media da parte dello Stato, invitando il Ministro della cultura e il capo del comitato parlamentare per la politica culturale e della comunicazione, insieme ai giornalisti e ai rappresentanti delle organizzazioni di giornalisti. Diamo uno sguardo ai suggerimenti avanzati dalle autorità, alle norme che possono essere approvate nel quadro di una nuova legge sui media, e alle reazioni della comunità professionale.

Il 6 novembre 2019, nel corso delle audizioni parlamentari, il Ministro della cultura, della gioventù e dello sport Volodymyr Borodianskyi ha affermato che avrebbe promosso l’introduzione della responsabilità amministrativa e penale per le manipolazioni dell’opinione pubblica allo scopo di contrastare la disinformazione e la propaganda.

Il parlamentare Oleksandr Tkachenko, capo del comitato per la politica culturale ed informazionale, al fine di eliminare l’oligarchia dell’informazione ha suggerito di introdurre il principio del “fair play” (gioco corretto) per i media – “spendi quanto guadagni”, imponendo delle sanzioni nei confronti dei media che non hanno presentato un piano di reddito per tre anni successivi.

L’8 novembre scorso sul sito dell’Ufficio del Presidente è stato pubblicato l’ordine n.837/2019, che incarica il Parlamento di preparare un disegno di legge per stabilire degli standard per le notizie. In seguito, il Ministro Borodianskyi e il parlamentare Tkachenko hanno commentato che si è verificata  un’incomprensione terminologica – non si intendeva approvare semplicemente degli “standard per le notizie”, ma una legge tutta nuova sui media.

I principi chiave alla base della stesura della legge sui media sono stati pubblicati il 13 novembre.

Le suddette iniziative avanzate dalle autorità hanno allarmato i giornalisti, i quali temono che tali disposizioni possano mettere in pericolo la libertà di parola.

Ukraine Crisis Media Center ha invitato gli autori delle iniziative e i rappresentanti della comunità mediatica a discutere i rischi e le soluzioni possibili delle violazioni degli standard giornalistici, così come la situazione dei canali televisivi condizionati dai loro proprietari. Volodymyr Borodianskyi e Oleksandr Tkachenko non hanno potuto prendere parte nell’evento.

I motivi principali alla base della preoccupazione dei giornalisti. Le affermazioni principali che girano nell’ambito mediatico a questo riguardo sono:

-La responsabilità penale per le manipolazioni o i fake è inaccettabile.

-Il controllo per la conformità agli standard va svolto dalla stessa comunità professionale di giornalisti. Si tratta di autocontrollo e autoregolamentazione, non della regolamentazione da parte dello Stato.

-Il principio del “gioco corretto” (fair play) non farà diminuire l’impatto degli oligarchi sui canali televisivi. Invece, è possibile farlo diminuire solo attraverso un controllo adeguato sull’osservanza degli standard giornalistici.

-Certi cambiamenti nell’ambito mediatico sarebbero tempestivi. In particolare, urge un riconoscimento dei media digitali come veri e propri mezzi di comunicazione di massa in modo che i loro giornalisti ottengano gli stessi diritti e le stesse responsabilità dei loro colleghi dei media tradizionali. Inoltre, è più importante che sia garantita la realizzazione pratica delle leggi e degli strumenti regolatori già in vigore.

Va avviata la discussione fra le autorità e i giornalisti. Occorre che le autorità rifiutino il regime velocizzato intrapreso per l’elaborazione della legge sui media e non siano introdotte delle scadenze record che non consentono alla società civile e alla comunità professionale di analizzare il progetto di legge, dice Serhiy Tomilenko, capo dell’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina. Bisogna avviare una discussione ampia, a cui prenderanno parte gli esperti mediatici ed i professionisti internazionali, prosegue Tomilenko. Foto: Ukrinform. Il Ministro della cultura, della gioventù e dello sport Volodymyr Borodianskyi al Parlamento.

“Se si tratta di un problema, ad esempio, delle manipolazioni dei media o dei discorsi di odio, il Ministero deve mostrare degli esempi di questo fenomeno perché sia possibile vedere se la legge vigente abbia gli strumenti da applicare oppure se sia necessario introdurre quelli nuovi. Ciò instaurerebbe la fiducia: c’è un problema a cui reagiamo. Al momento (…) gli esempi di altri Paesi ci dicono che gli strumenti per contrastare dei fake siano spesso usati per silenziare le voci critiche e i giornalisti d’inchiesta,” approfondisce il capo dell’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina.

Se le leggi sono obsolete, si può emendarle velocemente invece di tentare a scrivere una singola mega-legge con le varie imperfezioni, spiega Tomilenko.

Le leggi vanno non solo rinnovate ma anche attuate. “I nostri problemi più grossi non riguardano il rinnovamento ma l’attuazione della legge vigente. Va davvero rinnovata, ma ci sono anche delle clausole che potrebbero già funzionare se solo fossero realizzate,” dice Roman Golovenko, capo del dipartimento di giurisprudenza all’Istituto delle informazioni di massa. “Prima di tutto bisogna assicurarsi che gli standard giornalistici siano rispettati. Così sarà raggiunta anche la de-oligarchizzazione dei media, perché per gli oligarchi diventerà svantaggioso comprare e mantenere i canali televisivi se essi non li potranno usare per attuare le manipolazioni,” prosegue Golovenko.

Lo Stato non deve introdurre gli standard dall’alto. “Occorre che ci siano degli standard che formano il professionista, ma non vanno imposti dall’alto,” afferma Nina Kuryata, una consulente media ed istruttrice media che ha lavorato a lungo nel servizio ucraino della BBC.

“Altrimenti potrebbe diventare un pericoloso diversivo – quando i media riporteranno la verità che le autorità vorrebbero nascondere, i giornalisti verranno accusati delle manipolazioni e della diffusione dei fake. Cosa fare se i giornalisti riportano i fatti mentre le autorità dicono che gli stessi sono falsi? Oppure se le autorità stesse creano un fake e i media lo diffondono perché proviene dalle fonti ufficiali? In passato è successo che ho colto in flagrante le autorità mentre diffondevano i fake. Le realtà di oggi non si sono mai viste prima – (le autorità) creano i fake, com’è successo con le dimissioni di Bohdan (Andriy Bohdan è capo dell’Ufficio del Presidente, per approfondire leggete ‘Dialogare con la società senza i media – quanto realistica e rischiosa è la politica delle nuove autorità?‘),” dice Nina Kuryata.

Se un medium funziona come una piattaforma per la propaganda, si può contestare la sua licenza o avviare una discussione sulle violazioni degli standard. Non è lo Stato però che lo deve fare, ma le organizzazioni indipendenti dei giornalisti che si occupano del monitoraggio. Anche quello della struttura trasparente della proprietà è un elemento che aiuta, ne è convinta l’esperta.

“Né il Presidente, né il Parlamento devono interferire nella questione degli standard delle notizie. Lo deve definire la comunità mediatica, e questi standard sono già stati formulati. L’interferenza dello Stato è pericolosa,” concorda Dmytro Khorkin, produttore generale della Radio ucraina dell’Emittente di teleradiodiffusione pubblica dell’Ucraina.

“Allo stesso tempo bisogna rafforzare la responsabilità dei media per le violazioni degli standard durante le elezioni, periodo durante il quale avvengono delle manipolazioni serie che hanno delle conseguenze politiche. (…) Le iniziative avanzate dalle autorità sono un segnale ai dirigenti mediatici e ai giornalisti in primo luogo: se lo Stato vocifera tali iniziative, la comunità mediatica deve rafforzare l’autoregolamentazione,” aggiunge Khorkin.

Il monitoraggio del contenuto dei media non va svolto dallo Stato. “Ci devono essere gli organi indipendenti per il monitoraggio, lo Stato non deve svolgere il monitoraggio del contenuto. Se qualche medium diffonde tanti fake, ci potrebbero essere applicate le sanzioni amministrative,” afferma la consulente media Nina Kuryata.   

La responsabilità penale per le notizie false è una strada verso il nulla. “Sono assolutamente contro l’introduzione della responsabilità penale per questa attività, è una strada per essere tra i Paesi con il basso livello della libertà di parola. Dopo che il primo giornalista sarà condannato in un caso penale, la professione morirà. Resteranno solo i propagandisti pronti a collaborare con le autorità e a questo punto morirà anche la democrazia,” sostiene Kuryata.

Con questa visione concorda anche Natalia Gumeniuk, capo dell’Associazione “Hromadske TV”: “Sono assolutamente contro qualsiasi responsabilità penale per la libera espressione. In una democrazia non è possibile per definizione. Abbiamo già un livello di autocensura troppo alto fra i giornalisti,” dice Gumeniuk.

I media digitali vanno riconosciuti come veri e propri mezzi di comunicazione di massa – così avranno sia i diritti che le responsabilità per rispettare gli standard professionali. Sul punto concordano tutti gli esperti – partecipanti alla discussione.

“Lo status dei media digitali dovrà essere regolato, visto che più media adottano il formato digitale, mentre i media digitali non sono ancora visti come veri e propri mezzi di comunicazione di massa. Se un giornalista di un medium del genere verrà picchiato, le forze dell’ordine non lo riconosceranno nemmeno un giornalista,” spiega Roman Golovenko dell’Istituto delle informazioni di massa.

La disinformazione e i media: temi da discutere separatamente. “La discussione sulla disinformazione va separata dalla discussione sui media. Lo Stato parla sempre dal punto di vista della sicurezza nazionale, ma se la scelta è fra la libertà di parola e la sicurezza, in un Paese traumatizzato dal passato sovietico è meglio scegliere la protezione della libertà di parola, per non tornare indietro. Qualsiasi decisione intrapresa dalle autorità volta a definire cos’è corretto o scorretto da dire e chi lo valuta è una decisione politica. Abbiamo già il regolatore – il Consiglio nazionale per la diffusione televisiva e radiofonica,” fa notare Gumeniuk. Foto: Natalia Gumeniuk, giornalista, capo dell’Associazione “Hromadske TV”.   

Il “gioco corretto”: una minaccia per i media indipendenti. Tutti gli esperti ed i giornalisti presenti durante la discussione sono stati unanimi sul fatto che il “gioco corretto” (fair play) non avrebbe funzionato nelle realtà ucraine. “Non ci sono pratiche efficaci in tutto il mondo che consentirebbero ai media digitali di guadagnare, perché il reddito dalla pubblicità in Internet va a Facebook, Google e altre piattaforme grandi. I media digitali non possono portare un reddito economico, è un mito. Inoltre come approcciare le iniziative culturali che producono i propri media senza scopo di lucro?” afferma Gumeniuk.

I principi del “gioco corretto” e le sanzioni dello Stato per l’assenza del reddito non saranno un ostacolo per i media posseduti dagli oligarchi, dato che troveranno un modo per aggirarli. Gli stessi principi, invece, creeranno gli impedimenti burocratici per i media piccoli, afferma Serhiy Tomilenko, capo dell’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina.

“Dobbiamo lottare non contro i media, ma contro la corruzione della classe politica. Finché non sradica la possibilità, per alcuni politici, di ascendere al potere per accedere alle fonti dell’arricchimento illecito, i media continueranno ad essere usati da loro per raggiungere i loro scopi,” sintetizza Tomilenko.

La foto principale: UCMC. La discussione sul tema del controllo sui media da parte dello Stato.