Menu

Perché i nuovi suggerimenti per il Donbas su cui il Cremlino spinge a Minsk sono una minaccia per l’Ucraina?

Foto: president.gov.ua. Il Presidente Zelenskyi in visita nel Donbas

A seguito del fallimento nell’istituzione del cosiddetto “Consiglio consultivo” all’interno del Gruppo di contatto trilaterale a Minsk e dopo lo scandalo che ha seguito tale intenzione, la Russia ha avuto un’altro suggerimento per l’Ucraina che è altrettanto pericoloso.   

Per ricordare, l’11 marzo 2020 a Minsk il Capo dell’Ufficio del Presidente ucraino Andriy Yermak e il Vice capo dell’amministrazione del Presidente russo Dmitri Kozak hanno concordato sull’istituzione del “Consiglio consultivo”. La decisione è stata vista come l’introduzione di negoziati diretti fra l’Ucraina e le “marionette” della Russia nei territori occupati. L’avvio del “Consiglio” è stato fermato dalle critiche e dalle proteste sia della società civile in Ucraina sia dal disaccordo della Germania.

In cosa consiste il nuovo suggerimento del Cremlino, perché è pericoloso per l’Ucraina? Il medium ucraino “Ievropeiska pravda” l’ha chiesto a Maria Zolkina, analista della Fondazione “Iniziative Democratiche di Ilko Kucheriv” (Ilko Kucheriv Democratic Initiatives Foundation). Condividiamo i punti principali di questa conversazione.     

Che fine ha fatto l’idea del “Consiglio consultivo”? Non è stata interamente abbandonata. Lo scenario concordato dal Cremlino con l’Ufficio del Presidente ucraino, che prevedeva l’avvio del “Consiglio” già a fine marzo scorso, non si è realizzato. Comunque la Russia continuerà a premere con forza affinché venga reso operativo. Intanto la parte ucraina ha dovuto fare un passo indietro o, comunque, frenare a seguito delle aspre critiche all’interno del Paese e della mancata prontezza da parte della Francia e Germania di aderire a questo formato di negoziati.

La Russia presenta nuove idee. A Mosca c’è la comprensione che il suggerimento di istituire il “Consiglio consultivo” non ha ottenuto lo sviluppo voluto. Per questo i russi propongono queste nuove iniziative.

La settimana scorsa, durante la preparazione di un’altra videoconferenza del Gruppo di contatto trilaterale e nell’arco delle discussioni dei rappresentanti del gruppo dei “Quattro della Normandia”, la Russia ha presentato un’idea per riattuare il formato di Minsk. 

Vorrebbe formalizzare al massimo le attività del Gruppo di contatto trilaterale, introducendo delle procedure apposite. Così, dopo ogni incontro, verrebbe compilato e reso pubblico un verbale. I documenti e le decisioni adottate dal Gruppo diventerebbero vincolanti e dovrebbero essere quindi attuate, come un compito di casa per ciascuno dei partecipanti. Questa idea cambierebbe drasticamente sia le attività sia lo status del Gruppo di contatto trilaterale, rendendolo simile a un’organizzazione internazionale. Sarà questa la nuova direzione della pressione da parte della Federazione Russa. 

Perché l’idea è pericolosa per l’Ucraina? Primo, comporterebbe la legittimazione indiretta da parte dell’Ucraina dei militanti appoggiati dalla Russia nei territori occupati, in quanto la Russia insiste nell’avere tutti i documenti firmati dalle sue “marionette”.

Secondo, la Russia cerca di spingere l’Ucraina verso il vicolo cieco delle formalità – una situazione in cui sarà possibile avere sempre un qualcosa incompiuto da parte dell’Ucraina per motivare il proprio rifiuto nel realizzare qualche impegno che non è benefico per la Russia.

Le decisioni concordate a Minsk non paragonabili ai trattati internazionali. La parte ucraina ha assolutamente avuto ragione evitando finora di riferirsi agli accordi fatti a Minsk nella sua legislazione interna. Le decisioni del Gruppo di contatto trilaterale a Minsk non possono essere vincolanti a priori.

Così, la Russia punta su procedure e norme formalizzate – come aveva agito nel caso del “Consiglio consultivo”. Le procedure e i regolamenti specifici non servono per svolgere contatti politici, ma sono indispensabili per l’intenzione della Russia di regolarizzare le sue “marionette” nei territori occupati nell’Ucraina dell’est.

Perché l’Ufficio del Presidente Zelenskyi accetta questi scenari? Ci sono alcuni motivi che potrebbero spiegarlo. Primo, il Presidente Zelenskyi si trova nella trappola delle promesse fatte ai propri elettori.    

Zelenskyi ha continuamente promesso di raggiungere la pace in modo veloce e vorrebbe raggiungere il risultato quanto prima. Si pone i limiti che nessuno gli ha chiesto di stabilire. Questi limiti non corrispondono al ritmo degli eventi reali nel formato Normandia e dei negoziati a Minsk.  

Inoltre lo spingono ad intraprendere delle iniziative che, anche se possono sembrare un passo avanti, di fatto trascinano l’Ucraina indietro, tradendo gli interessi Statali o indebolendo considerevolmente le sue posizioni. Lo dimostra la vicenda del “Consiglio consultivo”. 

Secondo, interpreta in modo erroneo l’opinione pubblica. I sondaggi dimostrano che la voglia di pace non è così incondizionata come la presentano nell’Ufficio del Presidente. Un sondaggio recente della Fondazione “Iniziative Democratiche di Ilko Kucheriv”, svolto nella parte controllata dal governo delle regioni di Donetsk e Luhansk, dimostra chiaramente che nel corso dell’anno 2019 l’atteggiamento negativo verso i principali compromessi con la Russia non è solo non calato, ma è anche cresciuto.  

Gli intervistati, specie nella regione di Donetsk, non sarebbero d’accordo sull’avere la pace a qualsiasi costo. Inoltre, le persone che abitano vicino alla linea del fronte, pur sentendo una certa vicinanza alla Russia, una parte non vuole una reintegrazione con i territori attualmente occupati “ad ogni costo e nel modo più veloce possibile”.