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Come la disinformazione del Cremlino ha influito sul caso Markiv in Italia – ricerca

Il 29 marzo è stata presentata la ricerca intitolata “La battaglia di narrazioni: la disinformazione del Cremlino nell’ambito del caso di Vitaliy Markiv in Italia” svolta da Olga Tokariuk per conto dell’Ukraine Crisis Media Center.

In Italia, il tribunale in primo grado ha condannato Vitaliy Markiv, un militare della Guardia nazionale dell’Ucraina, a 24 anni di reclusione per concorso in omicidio del fotogiornalista Andrea Rocchelli. Il governo ucraino e alcune organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani hanno sottoposto a forte critiche la sentenza del tribunale, sostenendo che essa è stata condizionata dall’impatto della propaganda russa. I media internazionali, in particolare il “New York Times”, hanno sostenuto che il caso Markiv fosse un esempio dell’impatto che la disinformazione del Cremlino potrebbe avere sul sistema giudiziario in un Paese democratico occidentale.       

La squadra della ricerca si è prefissata lo scopo di individuare il ruolo delle narrazioni e della disinformazione del Cremlino nel procedimento contro Vitaliy Markiv. Inoltre, lo studio offre delle conclusioni sulla vicenda che gli altri Paesi potrebbero adottare per prevenire la ripetizione di uno scenario simile.

Nell’ambito della ricerca, Olga Tokariuk, la giornalista che ha seguito il caso Markiv fin dall’inizio e coautrice del documentario “Crossfire” che racconta l’intera vicenda, ha scrutinato la motivazione della sentenza di primo grado confrontando il testo del documento giudiziario con i messaggi chiave della propaganda russa relativi all’Ucraina e al caso Markiv.

Inoltre, la giornalista ha svolto un’analisi del contenuto della stampa italiana in merito al processo. Lo studio fa luce sullo sfondo sociale e politico del Paese per evidenziare le precondizioni che hanno reso possibile la penetrazione della propaganda del Cremlino in vari ambiti in Italia, inclusa l’aula del tribunale durante il processo a Markiv.

Ecco le risultanze principali della ricerca.

1. Anche prima dell’arresto e dell’avvio del processo a Markiv, la propaganda del Cremlino aveva già un forte impatto in Italia: le narrazioni russe sull’Ucraina sono state diffuse sia dalle forze politiche, alcune delle quali sono legate al Cremlino, sia dai media.

2. Le narrazioni del Cremlino si trovavano anche nella motivazione della sentenza di primo grado nel processo a Markiv, ecco alcuni esempi:
-in Ucraina si combatte una guerra civile;
-la Guardia nazionale dell’Ucraina e le Forze armate ucraine sparano deliberatamente sui civili e giornalisti in Donbas;
-i militari ucraini commettono crimini di guerra mentre le forze russe nel Donbas sono impegnate nella protezione dei giornalisti e civili;
-gli esponenti dell’estrema destra e i neonazisti sono al vertice dello Stato ucraino e delle Forze armate.

3. I rappresentanti del Pubblico ministero e della parte civile (dato che un’azione civile è stata esercitata nei confronti dello Stato ucraino) hanno presentato come prove le pubblicazioni prodotte da siti russi di propaganda, come “RT” e “Russkaya vesna”.  

4. Molti organi di stampa italiani hanno dato una copertura ricca di pregiudizi al processo a Markiv. Non sono stati rari gli articoli, sottoscritti anche dai giornalisti di riguardo, che sono partiti dalla “presunzione di colpevolezza”, che hanno echeggiato la disinformazione del Cremlino a riguardo dell’Ucraina e non hanno dato la parola alla difesa di Markiv.

5. Una rete dei siti di informazione italiani, prevalentemente di sinistra e dell’estrema sinistra, ha preso parte nella campagna di sistematico discredito nei confronti dello Stato ucraino, delle Forze armate ucraine e dei giornalisti che hanno indagato sul caso Markiv. Con le loro altre pubblicazioni, i suddetti siti hanno dato appoggio all’aggressione della Russia in Donbas e alle politiche del Cremlino. Uno degli autori è un foreign fighter italiano che ha combattuto nelle fila della cosiddetta “Lnr” (le forze ibride della Russia in Donbas).  

6. Anche i rappresentanti della parte civile contro lo Stato ucraino, in particolare la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, diffondevano delle pubblicazioni della rete in questione contenenti disinformazione e  narrazioni del Cremlino, attribuendo così più peso ad esse agli occhi del pubblico italiano.

7. La disinformazione sull’Ucraina e sul caso Markiv (amplificata dai media affidabili e dai siti di informazione) avrebbe potuto influire sui giudici popolari presso il Corte d’Assise di primo grado.

8. Secondo gli autori della ricerca, si può affermare con molta probabilità che il caso di Vitaliy Markiv in Italia è stato un’operazione di influenza del Cremlino tesa a screditare l’Ucraina e le sue Forze armate, oltre a minare la fiducia e il sostegno nei confronti dell’Ucraina da parte dei partner occidentali.

La ricerca “La battaglia di narrazioni: la disinformazione del Cremlino nell’ambito del caso di Vitaliy Markiv in Italia” (“Battle of Narratives: Kremlin Disinformation in the Vitaliy Markiv Case in Italy”) è disponibile in lingua inglese a questo link.

Foto: UCMC. Da sinistra a destra: Olga Tokariuk, Vitaliy Markiv e Oleksandr Pavlichenko, il direttore esecutivo dell’Unione ucraina per i diritti umani di Helsinki.