Il 12 febbraio del 2015, a Minsk, si sono tenuti i negoziati per risolvere la crisi nel Donbass con la partecipazione del presidente ucraino Petro Poroshenko, del francese Francois Hollande, del russo Vladimir Putin e della cancelliera tedesca Angela Merkel. Sono state approvate una serie di misure in 12 punti, i quali prevedevano anche il cessate il fuoco nell’Ucraina orientale, il ritiro di tutte le armi pesanti dai territori ucraini, il rilascio e lo scambio di tutti gli ostaggi.
Il successo più evidente di Minsk è stato la diminuzione del numero di deceduti tra i militari e i civili. Tuttavia, a oggi tali accordi non sono completamnte rispettati: i combattimenti nel Donbass continuano e dalla firma a Minsk sono decedute migliaia di persone. Gli esperti ucraini ritengono che la Russia sia disposta ad adempiere al Minsk-2 solo alle sue condizioni.
Tuttavia, la rinuncia al “Minsk” poetrebbe con se anche una serie di sfide e di rischi. L’ex ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e il ministro degli esteri francese Jean-Jacques Eyro hanno sottolineato più volte che le alternative a ‘Minsk’ non esistono. Il 7 febbraio 2017, l’ambasciatore tedesco in Ucraina Ernst Reichel ha espresso l’opinione (in un’intervista per una testata ucraina) che delle elezioni nel Donbass con la presenza delle truppe russe potrebbe essere un’opzione. I politici ucraini hanno rifiutato tale opzione.
I punti caldi. Dall’aprile 2015 al febbraio 2017, l’Ucraina ha registrato 30.366 bombardamenti da parte dei militanti. Nel 2016, secondo i dati ufficiali, 211 militari dell’esercito ucraino sono deceduti in azione. Da quando gli accordi sono stati firmati, nell’est dell’Ucraina si sono susseguiti diversi escalation di violenza: la cattura della Debaltseve dai militanti, i combattimenti presso Shyrokyne e Svtilodar, i bombardamenti di Avdiivka.
I problemi dell’attuazione degli accordi di Minsk. Uno dei problemi principali è stato l’ordine in cui l’attuazione degli accordi dovrebbe avvenire. L’Ucraina richiede il rispetto dei punti riguardanti la sicurezza (ritiro delle armi, rilascio degli ostaggi, smilitarizzazione e ritiro dei raggruppamenti militari russi). I separatisti e la Russia insistono sulla parte politica degli accordi (votazione della legge sulle elezioni, amnistia, riconoscimento dello status speciale delle regioni di Donetsk e Lugansk e svolgimento delle elezioni). In due anni né la Germania né la Francia non sono riusciti a far sì che le parti si accordassero. Così nell’ottobre 2016, durante i negoziati nel formato ‘Normandia’, è stata accordata la firma della “tabella di marcia” che avrebbe dovuto definire un graduale meccanismo dell’attuazione dei 13 punti di Minsk. I ministri degli esteri si sarebbero dovuti accordare sul percorso prima del novembre 2016, ma a oggi questa non risulta ancora approvata.