Il 18-20 febbraio l’Ucraina commemora gli attivisti caduti nel corso dell’Euromaidan; sono stati più di 100 e spesso sono chiamati come la “Centuria Celeste”. Gli scontri più sanguinosi hanno avuto luogo in questi tre giorni di febbraio; la maggior parte degli attivisti è stata uccisa dai proiettili dei cecchini il 20 febbraio 2014. Cinque anni dopo Serhiy Gorbatiuk, Capo del Dipartimento per le indagini speciali presso la Procura generale dell’Ucraina, incaricato dell’indagine del caso Maidan, in un’intervista al media ucraino TVi racconta a che punto è attualmente l’indagine e chi ostacola il percorso della giustizia. Ukraine Crisis Media Center riporta la versione tradotta e abbreviata dell’intervista.
È stato Yanukovych a dare l’ordine di sparare contro i protestatori?
È una delle principali domande circa gli avvenimenti dell’Euromaidan la cui risposta è ancora attesa dalla società ucraina e la comunità internazionale. Il mese scorso si è concluso il processo in absentia contro l’ex-presidente ucraino fuggito in Russia. È stato giudicato colpevole di alto tradimento e condannato in contumacia a 13 anni di carcere. Il suo coinvolgimento nelle uccisioni di Maidan non era fra i soggetti del caso. Yanukovych stesso ha negato di aver dato ordini del genere.
“Ha lo status di imputato proprio nell’organizzazione delle uccisioni,” racconta Serhiy Gorbatiuk. “Nel novembre 2016 è stato interrogato dal tribunale distrettuale Sviatoshynskyi di Kyiv, come un testimone nel caso dei cinque poliziotti antisommossa Berkut imputati nelle fucilazioni (dei manifestanti) del 20 febbraio 2014. (…) Dopo l’interrogatorio ha dichiarato, sempre in una conferenza stampa, che le accuse erano fallaci e che ne aveva le prove raccolte in tre volumi e che un quarto fosse quasi pronto. Appena pronti, li avrebbe presentati subito all’accusa. Da allora sono passati più di due anni,” continua il Capo del Dipartimento per le indagini speciali presso la Procura generale dell’Ucraina. Yanukovych non ha ancora presentato le prove da lui menzionate.
Inoltre la maggior parte di chi ha ricevuto gli ordini da Yanukovych si trova in Russia. Questo rende la giustizia più difficile, afferma Gorbatiuk.
“Non è possibile interrogarli. Invece abbiamo l’insieme delle prove indirette – tra le quali le relazioni, le chiamate effettuate durante gli eventi attraverso la linea di comunicazione statale e dai cellulari, e l’assenza di una reazione – il minimo (che si sarebbe potuto fare). Se il presidente non avesse dato un tale ordine, avrebbe dovuto ‘distruggere’ le forze dell’ordine per quello che avevano fatto. Aveva il potere per una reazione veloce. Tutti questi episodi danno sostanza all’affermazione dell’accusa secondo cui sia stato Yanukovych a organizzare il tutto. È un’incriminazione, ma si potrà esserne certi solo dopo che il tribunale dirà: ‘Sì, gli investigatori e i procuratori l’hanno dimostrato con le prove’,” spiega Gorbatiuk.
Come consegnare alla giustizia i poliziotti Berkut fuggiti in Russia?
“Sono ricercate 106 persone. Per gli incriminati stiamo ricevendo le informazioni su dove si trovano in Russia. Comunque non sono ufficiali in quanto la Procura generale della Federazione Russa, alla quale spediamo le richieste per l’estradizione, rifiuta di rilasciarle,” racconta l’ufficiale della Procura generale ucraina.
“Nelle nostre richieste scriviamo: se non ci volete estradarli, almeno presentate a loro l’incriminazione e interrogateli per i crimini da loro commessi. La Russia si rifiuta. Rispediamo di nuovo i documenti scrivendo che in questo modo rispettiamo i diritti degli incriminati. L’incriminato deve sapere che nei suoi confronti è in corso un’indagine. Abbiamo spedito le richieste tre volte, abbiamo ricevuto un diniego con la giustificazione che queste indagini ‘minacciano la sicurezza nazionale’,” afferma Gorbatiuk.
Foto: RFE/RL. A Kyiv si commemora la “Centuria Celeste” – gli attivisti caduti nel corso dell’Euromaidan.
Perché alcuni incriminati continuano a lavorare nelle forze dell’ordine?
Secondo il procuratore Gorbatiuk, oltre tre decine dei rappresentanti delle forze dell’ordine incriminati con i crimini del Maidan, continuano a lavorare nel sistema; circa dieci di loro occupano posizioni dirigenziali. Com’è stato possibile? Si chiede preoccupata la società ucraina.
“In quei giorni c’erano circa 20 mila rappresentanti delle forze dell’ordine in strada. Vi erano sia imputati che testimoni. Hanno visto chi aveva sparato. (…) Tuttavia non abbiamo quasi per nulla le loro testimonianze. Pochi hanno testimoniato, la maggior parte l’hanno fatto in stato di fermo o quando tale possibilità è diventata reale. (…) Il fatto che rimangano ancora nelle loro posizioni rappresenta un messaggio dalla dirigenza del Ministero dell’Interno: ‘Apprezzo chi è fedele nel proprio servizio’, intendendo che: ‘Non sono importanti queste indagini,” spiega Serhiy Gorbatiuk.
È convinto che i capi delle agenzie delle forze dell’ordine stiano coprendo gli imputati per poter preservare la dirigenza del sistema. In questo contesto, il capo attuale del Dipartimento per la sicurezza civile della Polizia nazionale e il suo vice sono imputati nel caso Maidan. Al tribunale è stata presentata l’accusa formale per il capo del Direttorio per la sicurezza civile della Guardia nazionale.
“In via non ufficiale si dice: ‘Quando ci sarà una sentenza, li licenzieremo. Per ora sono importanti per il sistema’,” aggiunge Gorbatiuk.
Perché le incriminazioni non raggiungono il tribunale?
Per finalizzare il processo penale per chi ha dato gli ordini, bisogna emendare la legislazione nazionale nella parte della giustizia in absentia. Altrimenti alla Procura generale ucraina rimane impossibile presentare i materiali riguardanti il caso penale degli organizzatori delle uccisioni degli attivisti del Maidan.
Secondo la legislazione vigente, per poter eseguire procedimenti giudiziari in absentia, è obbligatorio inserire gli imputati nelle liste per la ricerca a livello internazionale. Tuttavia, l’Interpol si rifiuta di includere Yanukovych e i suoi alleati nella lista dei ricercati internazionali adducendo che vi possano essere dei motivi politici dietro tale persecuzione.
“Da quando ha iniziato ad operare l’Agenzia statale ucraina per l’investigazione (State Bureau of Investigation), l’applicazione del procedimento in absentia è stata bloccata. Questo implica che, attualmente, la possibilità di processarli è praticamente nulla,” spiega il Capo del Dipartimento per le indagini speciali.
Per sbloccare il processo il parlamento ucraino deve emendare la legislazione nella parte della giustizia in absentia, aggiunge Gorbatiuk.
La foto principale: Serhiy Kharchenko per TVi. Serhiy Gorbatiuk, Capo del Dipartimento per le indagini speciali presso la Procura generale dell’Ucraina, incaricato dell’indagine del caso Maidan.