Il fatto dell’indipendenza dell’Ucraina nel 1991 dopo il crollo dell’Unione Sovietica è sempre stato considerato dall’elité russa come “uno spiacevole equivoco storico” che deve essere corretto il prima possibile.
L’obiettivo chiave della Russia è quello di stabilire il totale controllo sull’Ucraina dal punto di vista economico, politico e militare. Al vertice della NATO a Bucarest nell’aprile 2008, Vladimir Putin ha riassunto la strategia russa nei confronti dell’Ucraina nella sua dichiarazione: “L’Ucraina non è neanche uno stato. Una parte del suo territorio appartiene all’Europa orientale e l’altra significante parte è stata regalata da noi …. se l’Ucraina decide di aderire alla NATO, allora lo farà senza la Crimea e senza la sua parte orientale, perché il paese semplicemente si disintegrerà.”
Con l’obiettivo di realizzare questa strategia, la Federazione Russa ha creato un complesso sistema forzato nell’unione dei paesi dell’ex Unione Sovietica, che include strumenti di pressione diplomatica, economica, politica, energetica, militare e la propaganda tramite i mezzi di comunicazione che risalgono alle pratiche sovietiche dei tempi di Stalin.
L’arrivo al potere monopolistico di Victor Yanukovich e della sua cerchia criminale ed oligarchica per il Cremlino ha creato nuove opportunità per rafforzare la sua influenza sull’Ucraina. Il finanziamento al settore militare è stato effettuato su livello basso, pari a 1% del PIL, gli armamenti e le attrezzature sono stati principalmente messi in vendita. I sistemi di difesa antiaerea e le apparecchiature per l’intelligence più moderni sono stati trasferiti alla Crimea. Insomma, il potenziale difensivo del paese fino al 2014 è stato quasi distrutto.
L’integrazione europea non è mai stata considerata da Yanukovich e dalla sua cerchia come un obiettivo strategico per l’Ucraina, ma ciò si è reso evidente molto tempo dopo il suo arrivo al potere. La politica di avvicinamento all’Unione Europea è stata utilizzata per ingannare la maggioranza pro-europea degli ucraini, per civettare con le forze politiche pro-europee e per negoziare con il Cremlino.
Gli scenari di implementazione della futura aggressione militare contro l’Ucraina hanno avuto luogo in una formazione congiunta strategica delle forze armate di Russia e Bielorussia “Ovest 2013” il 19-28 settembre 2013.
Nel novembre 2013, il rifiuto dimostrativo di Victor Yanukovich di firmare un accordo di associazione con l’UE ha provocato rivolte di massa a Kyiv e nelle altre città ucraine. Il regime ha risposto con azioni anti-protesta, secondo l’esempio di quelle usate dalla Russia per contrapporsi alle rivolte di piazza Bolotnaya a Mosca due anni prima.
I tentativi delle autorità di porre fine ai disordini con la forza il 18-20 febbraio 2014 non hanno avuto successo. Così, con l’obiettivo di fermare lo spargimento di sangue, il Parlamento ucraino ha approvato il restauro delle disposizioni costituzionali del 2004 con 386 voti. Però, Yanukovich ha rifiutato di firmare questa legge ed è fuggito dall’Ucraina.
Il fallimento di un legittimo ripristino del controllo sull’Ucraina ha indotto Putin a tentare di restaurare il regime di Yanukovich. Contemporaneamente è inizato lo scenario di riserva che consisteva nell’annessione della Crimea e delle regioni di sud-est.
Nel momento critico dell’inizio della fase attiva di azione militare russa contro l’Ucraina (20-22 febbraio 2014), i militari e la direzione politica dello Stato, l’alto comando delle Forze armate ucraine ed altri organi della sicurezza e della difesa ucraini hanno abbandonando i loro posti. Il personale del settore della sicurezza e difesa è stato depotenziato e ha perso ogni capacità di esercitare resistenza armata all’aggressione.
Il tradimento del presidente e capo delle Forze armate Yanukovich ha costretto il parlamento ucraino ad assumersi la piena responsabilità per il destino di Ucraina, il restauro del governo costituzionale e la capacità di difesa del paese. In un breve periodo di tempo è stato nominato il comando degli organi della sicurezza e della difesa, formato il governo ucraino, ripresa l’attività degli organi del potere esecutivo.
La notte del 27 febbraio 2014, le forze speciali russe hanno preso d’assalto gli edifici del Parlamento e del governo della Repubblica Autonoma di Crimea. Il 28 febbraio 2014, i membri del Parlamento della Crimea, minacciati da armi degli “uomini verdi”, hanno adottato la decisione di fare un referendum sullo status della Crimea in modo illegittimo e hanno nominato Serhiy Aksenov, un criminale noto come “Goblino”, capo del governo della Crimea. Le unità dell’esercito russo hanno preso il controllo dei siti strategici in Crimea.
Nonostante tutte le norme di legge ucraina e internazionale, il 16 marzo 2014 è stato organizzato uno pseudo-referendum per l’adesione della Repubblica Autonoma di Crimea alla Russia. Questo “referendum” è stato boicottato dai tatari di Crimea, gli indigeni della penisola.
Dal 1° marzo 2014, le unità delle Forze armate russe sono state schierate nelle regioni di Rostov, Voronezh, Kursk, Belgorod, Bryansk (Russia). Una unità di combattimento è stata distribuita nei pressi della frontiera con l’Ucraina ed è rimasta in piena allerta fino all’invasione in Ucraina nel maggio 2014. Per giustificare dal punto di vista politico l’aggressione russa, la Russia ha utilizzato gli appelli dei suoi pupazzi Victor Yanukovich e Serhiy Aksenov il 1° marzo 2014. lo stesso giorno, il parlamento russo ha dato il permesso a Putin di avviare azioni militari in Ucraina.
Nel frattempo, con gli slogan dell’annessione dell’est e del sud ucraino alla Russia, sono iniziate le manifestazioni di massa, conosciute sotto il nome di “primavera russa” nelle regioni orientali e meridionali del paese. Sotto la copertura di questi eventi, i gruppi d’assalto guidati dagli ufficiali russi hanno cercato di prendere gli edifici amministrativi nelle regioni di Kharkiv, Lugansk, Donetsk, Zaporijya, Mykolaiv, Kherson, Odessa e Dnepropetrovsk e di destabilizzare la situazione politico-sociale.
Consapevole della situazione, la nuova leadership ucraina ha adottato le misure decisive per ripristinare l’efficacia del settore della sicurezza e difesa, ha creato la Guardia Nazionale, ha condotto una mobilitazione parziale, ha istituito la formazione di battaglioni di volontari per difendere l’Ucraina. Ciò ha contribuito a stabilizzare rapidamente la situazione a Kiev, a est e nord del paese. Nella regione di Odessa la situazione è stata stabilizzata dopo il tentativo fallito delle forze filorusse di organizzare una provocazione sanguinosa il 2 maggio 2014.
L’Ucraina è stata in grado di respingere l’aggressione russa. Il popolo ucraino è stato unito da un movimento patriottico. Grazie all’eroismo dei soldati, volontari e cittadini, i progetti russi sulla occupazione di 8 regioni ucraine sono stati annullati e l’aggressore russa è stata costretta a passare alle attività sovversive nascoste in Ucraina, ad eccezione delle regioni di Donetsk e Lugansk, dove ha agito apertamente. Ma l’offensiva dell’esercito russo è localizzata anche in quelle regioni.
Il 25 maggio 2014, in condizioni estremamente complesse, le elezioni presidenziali riconosciute come libere e democratiche da tutto il mondo si sono svolte in Ucraina. E’ stato Petro Poroshenko che ha vinto le elezioni.
Questi eventi sono stati la prova evidente del fallimento dei piani russi di guerra lampo contro l’Ucraina. Grazie agli sforzi congiunti della società e dello stato rinnovato, al costo della vita di migliaia di ucraini, il nemico è stato fermato. Quindi, è cominciata una nuova fase di aggressione russa contro l’Ucraina. E’ una guerra ibrida che dura ancora oggi.