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Bogdan Gavrylyshyn: «Bisognerebbe trasformare l’Ucraina, non riformarla»

Il 24 ottobre al 91° anno di vita è morto un noto economista e filantropo Bogdan Havrylyshyn.

È stato il consigliere del primo presidente dell’Ucraina, di tre primi ministri e di quattro presidenti del  parlamento. Ha lanciato il World Economic Forum di Davos, che rimane ancora il principale evento economico nel mondo. Prima di studiare l’ingegneria all’università ha lavorato come un tagliaboschi in Canada.

La sua ultima intervista è piena di ottimismo. Il 6 agosto del 2016 ha dato un’intervista a Hromadske e nel estate del 2015 a Focus. L’UCMC pubblica qui una versione breve delle due interviste.

Per quanto sarebbe difficile trovare in questa situazione in cui siamo un certo ottimismo e la forza di andare avanti?

Ci sono delle ragioni per essere ottimisti, almeno per me, perché abbiamo questo programma “Gioventù cambierà il paese”, e, mi permetto di aggiungere, senza rivoluzione. In altre parole, l’Ucraina è in uno stato terribile. Era così pochi anni fa, e ne è ancora: politicamente, economicamente, socialmente e ambientalmente. Su tutto il fronte. Non basta che ci siano le intenzione di riformare un po’ di qua e un po’ di la, combattere la corruzione in quelche modo e così via. Ucraina dovrebbe essere trasformata, non riformata.

Che cosa bisognerebbe fare inanzitutto per raggiungere un risultato?

A tale fine ho creato una fondazione di beneficenza per la giovane generazione – da 20 a 35 anni e anche un programma speciale “I giovani cambieranno l’Ucraina”. Ne partecipano i giovani non rovinati dalle negative esperienze sovietiche e ucraine, con la formazione universitaria decente, e che conoscono l’inglese. Essi si ragruppano in un circhio di sette persone e scelgono un paese di cui esperienza vogliono studiare. L’unicità di questo programma è che noi, come la fondazione, non gli insegnamo nulla, sono loro i risponsabili del processo, decidono loro su quello che vogliono studiare. Dopo aver deciso si incontrano con l’ambasciatore del paese selezionato, e poi fanno un viaggio nel paese. Tale viaggio dura sette giorni e necessita circa 9 mila di euro di finanziamento per sette persone. La fondazione esiste proprio per questo scopo, cioè per pagargli il viaggio siccome non siano i figli degli oligarchi. L’obiettivo finale del programma è quello di selezionare i componenti per il sistema politico, economico e sociale dell’Ucraina del futuro.

Vede Lei i segnali che dicono che l’Ucraina sopravviverà l’aggressione della Federazione Russa?

L’Ucraina sopravviverà alla crisi se le sanzioni contro la Russia saranno più severi. Se le sanzioni fossero state più rigorose, non ci avrebbero dovuto dare le armi. Per mettere Putin in ginocchio serve poco. Se, per esempio, le transazioni monetarie internazionali fossero vietate, avrebbe dovuto cedere.

Perché il governo ucraino non intraprende passi decisivi per riprendere la Crimea?

L’Ucraina non può fare nulla da sé, per esempio, riguadagnare il territorio, e appena riesce a mantenersi sulla linea del fronte nella zona dell’operazione anti-terrorismo. Si dice che si potrebbe provare a lavorare attraverso tribunali internazionali, ma neanche questo è molto promettente. L’Occidente potrebbe risolvere questo problema inasprendo le sanzioni così che i russi non potrebbero comprare le case da qualche parte in Spagna e inviare denaro.

Per quanto tempo ancora l’Occidente sarebbe disposto a tollerare i funzionari ucraini?

L’Occidente è molto paziente. Hanno capito che cosa sia la Federazione Russa e chi sia Putin; che lui sia una minaccia non solo per l’Ucraina e i paesi baltici, ma sia mal disposto al mondo occidentale e che sia imprevedibile, che lui e la sua squadra siano dei bugiardi. L’Occidente dovrebbe aiutare l’Ucraina per fermare Putin. Perché se Putin lo prendesse, andrebbe in Transnistria. Che cosa sarebbe di Moldova in questo caso e cosa dovrebbero fare i paesi baltici?

Seguiamo la campagna elettorale negli Stati Uniti, dove la parola “populismo” viene sempre più usata. Come opporsi alle persone che fanno solo le promesse e rallentano i cambiamenti?

In Ucraina esistono le cose che non si trovano nel mondo. Di queste cose sono stati creati vari servizi, tra cui il servizio medico del Maidan quando hanno iniziato a batteci. Perché la gente ha creato questi servizi? Perché Olga Bogomolets ha deciso di creare questo il servizio medico? A quel momento non c’è stato alcun ordine del presidente, nessun aiuto. Lei l’ho fatto per un senso di dovere verso i propri concittadini.

E le prime persone che sono andate nella Ato (operazione anti-terrorismo) – i volontari – non avevano nessun ordine da parte di nessuno e non venivano pagati. Ci sono andati rischiando la propria salute e le propria vita per difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina. Abbiamo questo, cioè che nel altro mondo non esiste. Cioè agire da un senso del dovere, non solo perché qualcuno lo ordini o lo paghi. Vi è una grande differenza. Questo è il nostro vantaggio rispetto l’altro mondo.

Quale sarebbe la lezione più importante della sua vita che vorrebbe condividerci?

Già nel gennaio del 2005, ho visto che Yushchenko non usufruiva le opportunità che si erano create con la rivoluzione arancione. Avevamo letteralmente decine di miliardi di dollari di potenziali investimenti, ma abbiamo rotto tutto. A quel punto mi sono reso conto che le persone al potere non potranno cambiare l’Ucraina totalmente. Ho scritto un libro “Rimango un ucraino” per incoraggiare i giovani a sognare grandi cose. È un libro biografico il quale dimostra che avevo iniziato a sognare già a 12 anni. Nella mia vita cominciavo tutto dal sogno, non da un piano. A quel tempo sognavo a essere una persona libera così che la mia mente mi permetesse a distinguere tra la verità e la menzogna. Sognavo di scoprire il mondo, di lasciare la inzaccherata a quel tempo Polonia, e di studiare.

Sono stato in 89 paesi e ha totalmente cambiato il destino di alcuni di loro, per esempio, quello dell’Argentina. Nel 1982 ho proposto di trasferire il potere dalla giunta totalitaria ai civili, e l’hanno fatto. Ho avuto un’esperienza di fare un forte impatto sui paesi che non erano la mia patria, e la mia motivazione chiave era il desiderio di cambiare il mio paese.