Cinquantasette tra attivisti, giornalisti e difensori di diritti umani sono stati detenuti presso l’ufficio dell’organizzazione per la tutela dei diritti umani “Viasna” a Minsk. Il fatto è avvenuto proprio prima dell’inizio di una manifestazione pacifica dedicata alla Giornata della Libertà (Dzen voli), la quale doveva essere da loro monitorata. Il sole e unico scopo di tali azioni era il divieto di prendere parte alla marcia. L’ha affermato Svitlana Valko, una rappresentante dell’organizzazione International Partnership for Human Rights e della Truth Hounds in un briefing stampa presso l’Ukraine Crisis Media Center. “Un’unità della polizia antisommossa OMON ha fatto irruzione nel centro per la tutela dei diritti umani Viasna, ordinando a tutti di mettersi faccia a terra. Hanno perquisito e detenuto tutti senza fornire alcuna spiegazione. In seguito hanno portato tutte le 57 persone nella stazione distrettuale di polizia (ROVD) Pervomaisky. Al momento tutti i detenuti sono stati rilasciati. Questi difensori dei diritti umani, che si preparavano a monitorare la protesta pacifica e le azioni delle forze dell’ordine, sono state tenute in stato di fermo senza alcun motivo per tutta la durata della marcia. Sono stati rilasciati quando era chiaro che non avrebbero fatto in tempo ad assistere alla manifestazione,” ha raccontato la difensore dei diritti umani.
Fra i detenuti appaiono osservatori stranieri di diversi Paesi. Tutti i difensori dei diritti umani erano in possesso di documento d’identificazione e sono stati registrati come osservatori. Hanno anche presentato in anticipo i documenti richiesti alla polizia. “Non ci hanno permesso di usare i cellulari, di informare i nostri colleghi e famigliari su cosa ci sta accadendo. Non ci hanno spiegato niente e non ci hanno presentato le accuse. Ci hanno permesso però di prendere le medicine e bere acqua. Poi ci hanno tenuto in una grande palestra, eravamo in 70 circa, la maggior parte della gente è stata fermata per strada,” ha raccontato Yevhenia Andriyuk, vice capa dell’Ong CrimeaSOS, membro della missione di monitoraggio dell’Ong per la tutela dei diritti umani International Partnership for Human Rights. Nel corso della manifestazione sono stati detenuti sia i partecipanti così come semplici passanti.
Secondo Oleksandra Delemenchuk, una rappresentante dell’Ukrainian Helsinki Human Rights Union e della Civic Solidarity Platform, 250 persone sono in stato di fermo amministrativo per più di 10 giorni. A 26 di loro sono state presentate le accuse criminali. “Dobbiamo stare coscienti sul fatto che non sono solo i 10 giorni in prigione, ma anche torture e altri maltrattamenti da parte della polizia,” ha sottolineato Dimitris Christopoulos, presidente dell’International Federation for Human Rights.
I difensori internazionali dei diritti umani sono dell’opinione che sia stato troppo presto per l’Ue ad ammorbidire le sanzioni contro la Belarus. Chiedono che vengano rafforzate e mantenute finché le autorità del Paese utilizzeranno queste pratiche illegali. “I stati membri dell’Ue hanno ammorbidito le sanzioni contro il regime di Lukashenka troppo presto. La comunità internazionale deve riconsiderare il regime di sanzioni, perché quello che sta accadendo è inaccettabile. L’unico modo per dare una risposta a tali azioni sarà una risposta forte da parte della comunità internazionale. I media internazionali devono coprire anche gli avvenimenti in Belarus. I media locali sono molto limitati nel farlo,” ha fatto notare Simon Papuashvili, coordinatore dei progetti presso l’International Partnership for Human Rights.
Domani, 26 marzo alle 18.00, si terrà a Kyiv una manifestazione a sostegno del popolo belaruso di fronte all’Ambasciata di Belarus in Ucraina.
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