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La guerra e la luce

La notte del 25 aprile scorso l’Ucraina ha cessato l’approvvigionamento elettrico per la cosiddetta “Repubblica Popolare di Lugansk” (LPR). La questione dell’interruzione energetica è stata discussa per lungo tempo, ma è stata implementata solo di recente. Il motivo ufficiale dietro la disconnessione è stato un debito di 5 miliardi di UAH (170 milioni di euro) che le “autorità” della “LPR” si rifiutavano di pagare.

Toccherà lo stesso destino alla “Repubblica Popolare di Donetsk” (DPR) e alla “zona grigia”? La zona grigia è infatti una zona neutrale fra le due parti del conflitto, dove formalmente i centri abitati si trovano sotto la giurisdizione dell’Ucraina, ma di fatto manca il controllo statale. Per questo, così come nelle “repubbliche popolari”, questa situazione fa in modo che siano il contrabbando e l’insicurezza nel futuro a governare realmente questi territori.

La vera questione è perciò questa: l’Ucraina ha creato tutte le condizioni necessarie per fornire energia elettrica ai territori sotto il suo controllo che in precedenza lo ricevevano dalle cosiddette “repubbliche” per motivi tecnici?

L’UCMC pubblica del materiale a riguardo, riportando le informazioni di articoli di Radio Svoboda e “Donbas.Realiyi”.

Il “Blackout grigio”: quanto e a chi hanno pagato le bollette le persone residenti nella zona occupata di Luhansk.

Il prezzo delle bollette pagato dai residenti seguiva una tariffa base. Nonostante ciò si è accumulato un debito verso l’Ucraina per cinque miliardi di UAH. Benché quindi la gente pagasse regolarmente, non si sa chi abbia effettivamente questo denaro e per conto di chi.

Tuttavia, non è stato questo debito a portare all’interruzione delle forniture elettriche a Luhansk. Perché quindi l’Ucraina ha disattivato solo adesso l’alimentazione per le zone di Luhansk occupate?

La regione di Luhansk riceve energia elettrica dalla piccola città di Shchastia, vicino alla linea di fronte. La centrale termica locale ha sempre utilizzato il carbone che veniva fornito attraverso la linea di fronte. Questo però avveniva prima del blocco commerciale, attuato nei mesi scorsi, delle zone occupate. Prima del blocco infatti, la centrale forniva energia elettrica regolarmente sia in aree controllate che in quelle non controllate dall’Ucraina.

Prima dell’interruzione di energia, il leader della “LPR”, Igor Plotnitskiy aveva dichiarato che un eventuale blackout non era una prospettiva spaventosa. In un discorso pubblico, l’autoproclamato presidente della “repubblica” di Lughansk aveva detto alla popolazione: “Non vi spaventare, abbiamo un nostro sistema flessibile di approvvigionamento elettrico che ci garantirà una regolare fornitura.”

Il ruolo della Russia: si tratta davvero di un aiuto?

Il mattino del 25 aprile, l’energia è riapparsa nella “LPR”. Ma da dove essa provenisse è rimasto un mistero. Secondo Sergei Ivanushkin, autoproclamato “Ministro per le Emergenze” della LPR, ci sono volute diverse ore per ricollegare le infrastrutture alle utenze finali. Si è però scoperto che, durante la guerra, la “LPR” aveva costruito una nuova linea elettrica con la Russia. Per essere più precisi, queste nuove linee erano già presenti prima del conflitto, ma la loro operatività sarebbe stata potenziata.

Secondo invece Vladislav Deinego, il rappresentante della “LPR” ai colloqui di Minsk, oggi vengono utilizzati alcuni specifici sistemi di distribuzione collegati con la rete in Russia. Questi sistemi però risultavano già in uso nel 2014, quando la fornitura di energia elettrica dall’Ucraina era bloccata a causa dei danni bellici alle infrastrutture.

Il mistero quindi rimane. Non tanto sul fatto che sia la Russia a rifornire di energia elettrica la “LPR”, ma piuttosto su come le autorità russe e quelle delle sedicenti autorità della “LPR” abbiano organizzato il nuovo sistema di distribuzione.

Chi pagava l’energia elettrica consumata dalla “LPR”?

L’Ucraina ha fornito regolarmente per mesi l’energia elettrica nei territori occupati, ma non ha mai ricevuto i pagamenti dovuti. Negli ultimi sei mesi non risulta sia stato ricevuto nemmeno un centesimo dalla “LPR”. Chi pagava quindi la “festa” nella “LPR”?

Il Direttore dell’Istituto di Ricerca Energetica dell’Ucraina, Oleksandr Kharchenko, ritiene che questo debito dovrà essere pagato dai contribuenti ucraini.

Nonostante il debito però, risulta che gli abitanti di Luhansk abbiano pagato regolarmente le bollette della luce dal 2014 ad oggi. Il denaro però non sarebbe stato ricevuto dalle compagnie energetiche ucraine ma, bensì, sarebbe finito sui conti di una nuova “impresa” creata dai militanti separatisti.

Le somme di denaro per le bollette sarebbero state raccolte in contanti da persone incaricate nelle aree non controllate. Nonostante questo, il Governo dell’Ucraina non ha mai autorizzato il distributore “Luhansk Energy Association” a sospendere le forniture di elettricità alle zone non controllate.

Il problema del “fronte energetico”

Il rifornimento dell’energia elettrica nella regione non controllata di Luhansk dipende dalla posizione della linea di contatto. Una parte dell’energia elettrica dalla centrale termica di Shchastia veniva fornita alle città e ai villaggi occupati. Da qui, questa elettricità veniva “rispedita” a sei villaggi sotto controllo ucraino. Si tratta dei villaggi di Triokhizbenka, Kriakovka, Lobacheve, Lopaskyne e Orikhovo-Donetske. Queste zone ricevevano infatti elettricità tramite il “sistema dell’interscambio” dato che prima del conflitto non vi era alcun problema di “confine energetico”. L’interruzione però delle forniture alla “LPR” ha comportato l’interruzione di elettricità anche per questi sei villaggi.

Fortunatamente il taglio di energia elettrica a Triokhizbenka è durato solo poche ore. Di notte,  gli elettricisti ucraini hanno ricollegato Triokhizbenka e i villaggi circostanti alla linea ucraina.

Vitalii Velikonda, capo dell’amministrazione militare e civile di Triokhizbenka, ha sottolineato che: “I villaggi di Lobacheve e Lopaskyne non hanno notato alcun tipo di interruzione. La cosa più difficile era però quella di collegarsi alla linea da Tryohizbenka alla località di Orikhovo-Donetske.”

Quanto costeranno le “nuove bollette russe”?

Un’altra domanda cruciale riguarda le forniture russe. Quanto pagheranno le persone residenti dei territori occupati per le nuove forniture “russe”?

Le autorità di occupazione hanno finora preteso tariffe orarie da 0,70 a 1,20 rubli per l’elettricità proveniente dall’Ucraina. Si tratta perciò di pochi centesimi di euro. Le tariffe in Russia sono molto più alte e variano da 3 a 5 rubli. A meno che la Russia non scelga di regalare l’elettricità ai territori occupati, è ragionevole pensare che i residenti riceveranno simili bollette.

Oleksandr Kharchenko ha dichiarato “I russi probabilmente falsificheranno i dati dei volumi di energia elettrica, facendo risultare perdite di potenza. In questo modo non dovranno giustificare le forniture illegali ai territori occupati e non verranno sollevate questioni riguardanti le sanzioni internazionali contro le società fornitrici russe.”

Alcuni ipotizzano che i separatisti potranno tranquillamente ottenere energia gratis dalla Russia ma raccogliere comunque i soldi per le bollette dai residenti locali. In questo modo, le casse delle “repubbliche popolari” potranno venire rimpinzate.

D’altro canto, il Cremlino da tempo si stava preparando per l’interruzione di energia e si era adoperato per ultimare la costruzione della nuova rete di distribuzione su piccola scala su territorio russo, collocata vicino ai confini con le “repubbliche popolari”. 

Anche la “DPR” rimarrà senza energia?

Non c’è, al momento, un pericolo di blackout per “DPR” e la città di Donetsk. Si ritiene infatti che le “autorità” paghino regolarmente l’energia elettrica all’Ucraina ma che, comunque, i consumi siano piuttosto limitati. Inoltre, molte città e villaggi ucraini dipendono ancora dalla fornitura inversa dalla “DPR” e quindi non è possibile tagliare le forniture.

Zona grigia: un anno senza elettricità e acqua

I residenti delle “zone grigie” vivono ormai da 11 mesi senza acqua ed elettricità. Si tratta di persone che vivono in villaggi situati sulla linea di fronte tra le due parti del conflitto. Questi villaggi sono anche esposti al fuoco dei cecchini, che rende la vita dei residenti estremamente precaria.

I residenti dei Bakhmut, per esempio, ricevono l’acqua solo il martedì. Fortunatamente ci sono sia pali che fili elettrici per ripristinare l’alimentazione, in caso di blackout prolungato. A giugno i villaggi di Zhovanka, Bakhmutka e Pisky “festeggeranno” il primo anniversario della loro vita senza elettricità. Sono più di mille le persone che ancora vivono in quell’area. I residenti locali si dicono comunque felici del fatto che, per lo meno, ci sia ancora acqua per estinguere eventuali incendi nelle loro case.

Le difficoltà del ripristino

È però molto difficile ripristinare l’elettricità nelle città e villaggi delle linee di contatto con la “DPR” e “LPR”.

Nel caso della “DPR”, l’elettricità viene fornita dall’Ucraina alla città di Horlivka, che è costantemente sotto attacco e poi torna nella “zona grigia”. Ma le linee sono state interrotte e i militanti separatisti non consentono di ripararli dal lato da loro controllato. In autunno, le autorità hanno deciso di estendere la linea dalla città di Toretsk. Ma l’infrastruttura è stata estesa solo fino a Mayorsk, dato che la burocrazia ucraina ha ostacolato il processo di elettrificazione. Anche la comunicazione rende la questione ripristino difficile. Le persone locali si domandano, per esempio, perché l’elettricità, l’acqua e il gas debbano essere sempre fornite ad Horlivka e non alle aree circostanti.