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Quando sarà emessa la sentenza sul caso Maidan? – intervista a Serhiy Gorbatiuk, l’ufficiale della Procura generale incaricato dell’indagine

Foto: Hromadske Radio.

Nel corso del Maidan, detto anche la Rivoluzione della Dignità, durante gli scontri fra i contestatori e le forze dell’ordine a Kyiv, sono morte più di 100 persone e più di 1000 persone sono state ferite. La maggior parte degli attivisti è stata uccisa dai proiettili dei cecchini il 20 febbraio 2014. La Procura generale ucraina continua ad investigare su tali uccisioni. Sullo stato dell’indagine, la Radio Ucraina (Ukrainske Radio) parla al Capo del Dipartimento per le indagini speciali presso la Procura generale dell’Ucraina Serhiy Gorbatiuk.

La Radio Ucraina: A che punto è l’investigazione sugli eventi dell’Euromaidan?

Serhiy Gorbatiuk: C’è la nozione del “Caso grande” del Maidan, che comprende tutti i crimini commessi durante gli avvenimenti di allora, allo stesso tempo le indagini sono svolte per episodi minori rientranti nel caso. (…) Più di 3.400 episodi sono raggruppati nei 48 procedimenti penali. Si tratta degli eventi di Kyiv. In ogni episodio abbiamo identificato o gli esecutori, o il livello medio, o gli organizzatori, che sono stati incriminati. Praticamente è soltanto nell’episodio che concerne le prime uccisioni nel Maidan – sono le uccisioni di Serhiy Nigoyan, Mykhailo Zhyznevsky e Roman Senyk (nel gennaio 2014), che non abbiamo stabilito né gli esecutori di questo crimine, né le persone che gliel’avevano ordinato.

In tutti gli altri episodi, l’investigazione ha rilevato i seguenti numeri: sono state incriminate 412 persone – sono stati raccolti i dati che svelano il coinvolgimento in un crimine o nell’altro. Circa le 252 persone gli atti di accusa sono stati inviati presso i tribunali dove sono attualmente considerati. Ci sono 50 sentenze – quindi 50 persone sono già state giudicate colpevoli. Nella società però è considerato che punito sia colui che è dietro le sbarre.

R.U.: Una persona sta scontando la condanna? È un titushka [Titushky sono teppisti, giovani uomini di aspetto sportivo, pagati per provocare i manifestanti del Maidan – UCMC], non è un ufficiale dell’alto rango.

S.G.: No, non è un ufficiale dell’alto rango. Infatti due titushka sono stati arrestati. Al momento dell’emissione della sentenza, (il secondo) è stato cosiderato tale ed aveva già scontato la condanna [gli è stato accettato il termine dell’arresto durante l’investigazione preliminare in base alla legge Savcenko – UCMC]. (…) Per quanto riguarda gli ufficiali dell’alto rango, ci sono i comandanti dei battaglioni di Berkut (la polizia antisommossa di allora), un viceministro, i cui casi sono stati indirizzati al tribunale, così come il caso del Capo dell’Amministrazione communale di Kyiv già nel marzo 2015. (…) Nella maggior parte dei procedimenti, le udienze preliminari che andrebbero svolte nell’arco di un giorno durano uno/due anni. Infatti, il problema è che, in realtà, i casi non sono considerati presso i tribunali.

Un esempio in cui si vede che il caso sta evolvendo è l’incriminazione di cinque poliziotti Berkut nelle fucilazioni in via Instytutska. Il caso è regolarmente considerato due volte la settimana. Il numero delle vittime che gli è incriminato è 48, il numero delle persone uccise.

R.U.: Vi siete rivolti alla Federazione Russa in merito alla consegna dei 20 poliziotti di Berkut che attualmente hanno la cittadinanza russa.

S.G.: In merito ai 19 ci hanno confermato che si trovano nel loro territorio e hanno la cittadinanza russa, per questo hanno rifiutato ad arrestarli ed estradarli in Ucraina. (…) Tuttavia non gli è stata tolta la cittadinanza ucraina, non hanno fatto una domanda per uscirne, così il rilascio della cittadinanza russa a loro è illegale.

R.U.: Avete studiato l’esperienza degli altri Paesi, inclusa la Lituania. Quale meccanismo è possibile affinché siano puniti?

S.G.: È vero che i nostri prosecutori investigativi insieme agli avvocati delle famiglie della Centuria Celeste [gli attivisti caduti del Maidan – UCMC] sono andati in Lituania per familiarizzare con l’andamento dell’investigazione di eventi simili che hanno avuto luogo nel gennaio 1991 in Lituania. Quindici persone morirono, più di 700 furono ferite. Il principio dominante è non arrendersi. Loro hanno concluso l’investigazione 23 anni dopo quegli eventi. In una certa fase non avevano abbastanza sostegno da parte della dirigenza dello Stato e delle forze dell’ordine perché le investigazioni avanzassero. (…) Quando la nuova presidente è giunta al potere – Dalia Grybauskaitė, concludere le indagini è diventata una priorità per le forze dell’ordine. (…) Quando sono investigati avvenimenti di tale portata, non può stare alla vittima stessa o un dipartimento particolare a portare avanti il caso, deve essere il caso dell’importanza statale, che coinvolge tutti i ministeri e le agenzie incaricati.

R.U.: Secondo Lei, chi o cosa sta attualmente ostacolando l’investigazione del caso di Euromaidan?

S.G.: C’è un insieme di motivi, che possono essere divisi tra quelli relativi all’investigazione preliminare e quelli che considerano i casi nei tribunali. Ci sono sia fattori oggettivi, che soggettivi. Fra quelli oggettivi vi è la distruzione di un gran numero di documenti ed il mancato svolgimento delle procedure iniziali necessarie.

R.U.: Oggigiorno c’è la volontà politica (di far avanzare l’investigazione su questi casi)?

S.G.: La controazione evidente non c’è, nessuno dice “non investigatelo” o sta apertamente trascurando le nostre richieste o ci crea degli ostacoli. Abbiamo presentato un numero elevato di richieste di assistenza nel corso degli anni… Nel corso dei tre anni, da quando è stato creato il nostro Dipartimento, nei rapporti che presentavo (…) ho sempre nominato le problematiche che riscontriamo, ma non cambiava niente. Lo stavo riportando alla dirigenza della Procura generale e alla dirigenza dello Stato. Ad un certo punto mi è parso chiaro che non ci fosse una semplice non comprensione di certi momenti oppure negligenza, ma una certa intenzione sistematica a non aiutare. L’ultimo argomento (a conferma del mio sospetto) è che il 20 novembre 2017 i poteri degli investigatori delle prosecuzioni sono cessati, quindi ora essi hanno un margine di manovra limitato. La Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) non ha ancora adottato la decisione per ampliare questi poteri. In questo modo, dubitano dei nostri poteri di condurre l’investigazione sulle uccisioni al Maidan. (…) Dopo questi avvenimenti, mi è stato chiaro che non fosse un errore casuale, ma che si trattasse invece di azioni mirate.

R.U.: L’investigazione attualmente si sta concentrando sugli esecutori, mentre il ruolo degli organizzatori per ora non è abbastanza indagato, come mai?

S.G.: Non c’è enfasi sui primi o sugli ultimi anche se, effettivamente, si potrebbe avere quest’impressione. (…) L’unica cosa è che è più complicato raccogliere le prove contro gli organizzatori, dato che il gruppo di persone incaricato del processo organizzativo e decisionale, è fuggito dall’Ucraina pressappoco nella sua interezza. Così si complica la possibilità di avere delle prove dirette, per avere le prove della loro colpa si stanno raccogliendo una serie di prove indirette. (…) Praticamente in tutti gli eventi sono stati incriminati l’ex-Presidente, (l’ex-)Ministro dell’interno e i suoi vice, (l’ex-)Capo della polizia di Kyiv che stava coordinando tutte le unità che ci fossero per le strade di Kyiv, così come la direzione di Berkut. Gli organizzatori sono stati identificati però, dato che per la gran parte dei casi ci sono solo prove indirette (…), le azioni per la loro colpevolizzazione procedono ancora e procederanno oltre.

R.U.: Per quanto riguarda il coinvolgimento dei servizi speciali della Federazione Russa negli avvenimenti nel Maidan, come procede l’investigazione?

S.G.: È vero che nel corso dell’investigazione è stata stabilita sia la presenza che una certa assistenza alle forze dell’ordine dell’Ucraina da parte delle forze dell’ordine della Federazione Russa. È importante distinguere: spesso sui media e sui social c’erano informazioni riguardo qualcuno che ha visto i cecchini o poliziotti (russi) concreti al Maidan. Allo stesso tempo, quando vengono interrogate le persone che presentono tali informazioni, queste non confermano che l’hanno visto di persona, invece l’hanno sentito dire qualcuno, oppure non possono ricordarsi chi gliel’ha detto. Così non ci sono dei dati che punterebbero sulle persone concrete sul posto. Però sono state chiaramente registrate le visite dei rappresentanti del Servizio federale per la sicurezza e del Ministero dell’interno della Federazione Russa relative appunto agli eventi al Maidan, così come le consulenze da parte di queste persone come dovevano agire le forze dell’ordine ucraine. Dato che le azioni delle forze dell’ordine erano indirizzate verso l’escalation e non verso la soluzione pacifica, certamente viene considerata la versione che vi sia stata una raccomandazione di agire violentemente da parte dei rappresentanti delle forze speciali o delle forze dell’ordine russe. Allo stesso tempo abbiamo un problema grande – la mancata voglia di collaborare, quella massima, da parte del personale del Servizio della sicurezza e del Ministero dell’interno dell’Ucraina per quanto riguarda le testimonianze delle persone che collaboravano assieme a loro, che li accompagnavano e che possono fornirci dei dettagli. La maggioranza delle testimonianze o sostiene di non essere stata con loro, oppure non ci dà tutti i dettagli, cosa che certamente complica moltissimo l’investigazione.

R.U.: Per quanto riguarda l’ex-Presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, poco prima di un’interrogazione prevista, è stato espulso alla Polonia in base alla procedura di riammissione. Lei ha detto che in un certo senso aveva complicato l’investigazione della cosidetta versione dei “cecchini georgiani”. Secondo Lei, quanto seria potrebbe essere questa versione?

S.G.: Non ha avuto luogo un’interrogazione in tribunale, durante la fase investigativa siamo riusciti ad interrogarlo in precedenza e avere i dati che, nella nostra opinione, sono abbastanza argomentati e riguardano la negazione delle spiegazioni e dichiarazioni pronunciate nel film dai cosidetti “cecchini georgiani”. [Si riferisce a un video rapporto investigativo di Gian Micalessin intitolato “Ucraina, le verità nascoste” che è andato in onda nel novembre 2017 sul Canale 5. Secondo l’autore, la rivoluzione del Maidan è stata pianificata dagli Usa, mentre i protestatori sono stati uccisi dai cecchini georgiani e lituani addestrati da un istruttore americano. Approfonditevi su StopFake – UCMC] Dato che gli avvocati degli imputati poliziotti Berkut hanno avviato i procedimenti affinché questi gregoriani siano interrogati affermando, inoltre, che questi stessi cecchini sono gli uomini che confutano la versione della prosecuzione, era importante interrogare Mikheil Saakashvili in tribunale, perché il tribunale può accettare le prove rivelate direttamente in un’udienza del tribunale. (…) Ci sono segni che inducono a pensare c’è chi vuole creare degli ostacoli alla conclusione del processo in tribunale.

Se dichiarazioni del genere esistono, è nostro obbligo controllarle attraverso lo svolgimento delle azioni investigative. È vero che ci sono dei dati preliminari che dimostrano che loro (i presunti cecchini georgiani) non conoscano lo sviluppo degli avvenimenti e non siano famigliari da dove le sparatorie erano condotte. Tuttavia è nostro obbligo presentare tali materiali al tribunale, così come aggiungere ai materiali del caso prove concrete. Va svolta la perizia, l’interrogazione, vanno anche interrogati loro stessi.

R.U.: Quando potrà essere emessa la sentenza nel caso del Maidan?

S.G.: Le sentenze possono essere emesse in alcuni casi. I casi vengono considerati relativi a ogni episodio, (…) ce ne sono tali che si muovono verso la finalizzazione. Se prendiamo il 20 febbraio, quando sono accaduti gli eventi più tragici, vediamo che soltanto adesso siamo giunti alla fine dell’interrogazione delle vittime, ma ci sono ancora i testimoni da interrogare ed i materiali da esaminare. In base all’attuale modo di svolgimento delle udienze, non finiremo in meno di un anno. Tuttavia tutti sperano, ed i prosecutori pianificano, che il loro lavoro sia concluso, almeno riguardo questo episodio, quest’anno. (…) La cosa principale è non perdere l’ottimismo e fare quello che si può: sarà come sarà.