La questione linguistica non è mai stata semplice in Ucraina, e si è aggravata ancora di più nel periodo contemporaneo dopo che lo Stato ha ottenuto l’indipendenza. In Ucraina si parlano molte lingue incluse ucraino, russo, romeno, ungherese, polacco, tataro crimeano, bulgaro, gagauso ecc. Nel 2003 l’Ucraina ha ratificato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, prendendo così le responsabilità di proteggere le lingue regionali nel Paese. Comunque, le lingue più diffuse sono l’ucraino – la lingua ufficiale statale, e il russo – la lingua dell’ex metropoli e l’attuale Paese aggressore. È esattamente la contrapposizione tra la lingua ucraina e quella russa che è stata spesso trasformata in uno strumento di lotta politica nel Paese ed è diventata un soggetto di numerose manipolazioni. Qual è il modello del plurilinguismo in Ucraina? Perché la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie non tutela la lingua russa? Quali cambiamenti potrebbe portare una nuova legge linguistica? Scopritelo con il materiale analitico dell’UCMC.
Qual’è il modello plurilinguistico ucraino? Nel mondo contemporaneo in generale e in Europa particolarmente ci sono numerosi i Paesi con più di una lingua ufficiale statale. Ci sono Paesi in cui vi è la lingua ufficiale, quella principale, e altre lingue che godono di uno “status speciale” o comunque sono in uso senza essere regolarizzate legalmente. Casi del genere sono Belgio, Irlanda, Svizzera, Spagna, ecc. In via generale, la tendenza al plurilinguismo in un Paese è incrementata in seguito a migrazioni e al fenomeno della globalizzazione. Apparentemente, la situazione linguistica in Ucraina potrebbe essere paragonata a quella dei Paesi post-coloniali. Per motivi storici, per secoli l’Ucraina fu parte dell’Impero russo, poi – dell’URSS, così storicamente la lingua russa ha avuto una posizione privilegiata all’interno della società ucraina.
L’asimmetria linguistica. Il fatto storico di non aver avuto uno Stato proprio, insieme al forte e persistente legame con la Russia, sono fattori che continuano ad influenzare la cosidetta “asimmetria linguistica”. Dal momento in cui l’Ucraina ha riottenuto l’indipendenza in tempi recenti – nel 1991, la maggior parte degli ucraini riconoscono l’ucraino come loro lingua natia (il 67,5 per cento nel 2001). Ad ogni modo, accanto a questa propensione va considerato anche l’uso attuale della lingua. Nel 1991 solo il 49,3 per cento di allievi furono istruiti in ucraino. Nel 2012 il numero salì già il 81,9 per cento. Tuttavia, non c’è correlazione diretta tra le dinamiche positive dell’uso della lingua nell’ambito scolastico e l’uso pratico. Secondo un censimento recente, il 68 per cento degli ucraini considera la lingua ucraina la loro natia, oltre l’80 per cento è istruito in ucraino, ma solo il 50 per cento la parla a casa. Ancora di meno – il 39 per cento, la usa al lavoro. Così, la lingua che gli ucraini continuano a riconoscere come la lingua natia e quella che è in uso nell’istruzione non corrisponde alla lingua usata nella loro vita professionale.
“Attualmente il numero delle persone di madrelingua russa in Ucraina non prevale su quello di madrelingua ucraina, però i primi ancora hanno più potere,” afferma la politologa ed esperta sulla questione linguistica, Volodymyr Kulyk.
I rigidi e penetrabili confini linguistici. La particolarità della situazione linguistica in Ucraina sta anche nel fatto che non è possibile chiaramente delimitare il territorio della “minoranza linguistica” che parla il russo. Il russo non è una lingua di qualche regione o territorio in cui sarebbe insediata nel modo compatto una minoranza, ma la lingua dell’ex metropoli. In termini di paragone, la situazione in Ucraina è contraria rispetto al modello della Svizzera, in cui lo Stato è formato dai cantoni, ognuno con una lingua diversa e dove praticamente non vi è un mescolamento delle lingue. Nel modello svizzero funziona la regola dell’adattamento, secondo la quale attraversando il confine linguistico la persona cambia in base alla lingua della regione. La situazione in Ucraina è diversa. L’attitudine del tipo “la mia lingua è solo la lingua ucraina o russa” è rara, la maggioranza delle persone ha competenze linguistiche sufficienti in entrambe le lingue. La domanda è: come dividere le aree dell’uso e delle competenze per le lingue in tale situazione?
L’Ucraina e la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie è un trattato internazionale concluso a Strasburgo il 5 novembre 1992 nell’ambito del Consiglio d’Europa che si prefigge come scopo di “tutelare e promuovere le lingue regionali e quelle delle minorità in Europa.” L’Ucraina ha ratificato la Carta nel maggio 2003. Secondo la legge sulla ratificazione della Carta, in Ucraina le clausole del documento sono applicabili per le lingue delle minoranze nazionali seguenti: belarusa, bulgara, gagausa, greca, ebraica, tatara crimeana, moldava, tedesca, polacca, russa, romena, slovacca e ungherese.
La filosofia dietro la Carta – il “Libro Rosso” delle lingue. La Carta tutela non tanto i diritti dei cittadini a parlare una lingua o altra, quanto le lingue stesse, proteggendole dall’estinzione, come lo fa il “Libro Rosso” per le piante e gli animali.
In Ucraina: la protezione del forte, non del debole. Molti esperti sono dell’opinione che l’errore politico da parte dell’Ucraina non è stato nel firmare o ratificare la Carta, ma nel fatto di includere la lingua russa nell’elenco delle lingue “minoritarie”, regionali. La Carta è indirizzata verso le lingue delle minoranze, che si trovano sotto il rischio di estinzione o declino. Lo stato attuale della lingua russa in Ucraina non corrisponde a tale definizione. Così, la ratifica della Carta è diventata uno strumento aggiuntivo per le forze politiche che cercavano di applicare i meccanismi di protezione della Carta alla lingua che già domina. Di fatto, il risultato è stato un’ulteriore discriminazione della lingua ucraina.
“In Ucraina ci sono tre lingue che dovrebbero richiedere la tutela in base alle raccomandazioni portate avanti dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie – tatara crimeana, caraima (i cui madrelingua vivono in Crimea) e gagausa (i cui madrelingua si possono incontrati nella regione di Odesa),” dice l’esperto linguistico, professore Oleksandr Ponomariv.
Cosa potrebbe cambiare una nuova legge linguistica? Qual è l’essenza della legge? Il disegno di legge n.5670 “Sulla lingua statale” regolerà solo l’uso della lingua ufficiale (l’ucraino) e non riguarda le lingue delle minoranze. Così, sostituirà la cosidetta “legge linguistica di Kivalov-Kolesnichenko” che è stata riconosciuta come incostituzionale. La legge non riguarda né la comunicazione private, né i riti religiosi, così per il cittadino medio la legge non introdurrà alcune limitazioni aggiuntive. Allo stesso tempo la legge prevede l’obbligo di possedere la conoscenza della lingua ufficiale (l’ucraino) per impiegati statali, insegnanti e professori, medici; prevede anche la regolarizzazione della procedura dell’uso della lingua statale presso le agenzie statali e nella vita pubblica – nell’ambito di pubblicità, media, formazione, scienza, cultura, trasporto, nel settore terziario, sanitario, nelle informazioni sui prodotti ecc.
La legge e la realtà. Spesso chi guarda la situazione ucraina dall’esterno non ha in mente un fattore che fa parte della realtà ucraina: non tutte le leggi trovano applicazione pratica. Nello Stato di diritto, se qualcosa è stabilito per legge, garantisce che sarà applicato. Purtroppo, spesso non è così in Ucraina. Nonostante lo status della lingua ufficiale statale che l’ucraino ha avuto a partire dal 1991, ci sono alcuni politici ucraini che non la usano e non ne hanno le conoscenze necessarie.
“La burocrazia ucraina funziona basandosi sulle istruzioni scritte. Sono esse, e non le clausole di leggi, che definiscono direttamente le attività professionali degli impiegati statali. Inoltre, serve la volontà politica. La legge trova applicazione quando c’è chi insiste che sia applicata,” dice il politologo Volodymyr Kulyk. “Per esempio, la ‘legge di Kivalov-Kolesnichenko’ confermava lo status dell’ucraino come la lingua ufficiale in tutto il territorio del Paese e affermava lo status regionale per la lingua russa e altre lingue in alcuni territori. La lingua russa ha ricevuto lo status di quella regionale in tutte le regioni orientali e meridionali dell’Ucraina. Ma di fatto la legge non è stata applicata completamente. La maggior parte dei documenti era scritta in ucraino mentre doveva essere scritta in entrambe le lingue, la comunicazione orale si svolgeva solo in russo, mentre si sarebbe dovuta fare in base alla scelta dei cittadini. Così né i diritti delle persone di madrelingua ucraina, né di quella russa erano tutelate. Si faceva come veniva più comodo per gli impiegati statali,” conclude il politologo ucraino.
La nuova legge – il controllo sull’applicazione. Esattamente per questo motivo la nuova legge prevede dei meccanismi per il monitoraggio e l’ispezione ai fini della sua applicazione. Inoltre, la legge introduce il posto dell’Inviato per la tutela della lingua statale così come il Servizio per gli ispettori linguistici. Questi svolgeranno l’ispezione linguistica nel settore pubblico e negli ambiti in cui l’uso della lingua statale è obbligatoria. Sicuramente non interferiranno nell’ambito della comunicazione privata dei cittadini. Quando sarà votata la legge e quale applicazione pratica otterrà, lo mostrerà il tempo.
Foto: Business Ukraine.