Il 12 aprile scorso il Primo Ministro della Moldova Pavel Filip ha affermato la propria intenzione di negoziare con le autorità ucraine affinché Kyiv consegni il “corridoio” – un passaggio organizzato per il ritiro delle truppe russe dalla Transnistria attraverso il suolo ucraino. Il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko ha affermato che l’Ucraina è pronta a offrire il massimo sostegno perché la sua integrità territoriale venga ripristinata. Ricordiamo che nel territorio della regione della Transnistria sono dispiegati oltre 1500 militari russi e che nel deposito di armi presso il villaggio Kolbasna sono immagazzinate oltre 20 mila tonnellate di munizioni e bombe aeree. Il Parlamento della Moldova ha approvato una dichiarazione di richiesta di ritiro delle truppe russe dal territorio della Transnistria – uno stato autoproclamatosi non riconosciuto a livello internazionale.
Esperti, diplomatici e ufficiali discutono di possibili scenari circa una risoluzione pacifica del conflitto transnistriano. A tal proposito, la cooperazione fra Ucraina e Moldova si è rafforzata diventata a seguito del conflitto militare in Ucraina orientale.
La posizione ufficiale della Moldova è di risolvere il conflitto in Transnistria con metodi politico-diplomatici. “Siamo del parere che l’attuale missione (russa) di mantenimento della pace vada trasformata in una missione civile con mandato internazionale. Siamo inoltre a richiedere il ritiro completo delle truppe russe e delle munizioni dal territorio del nostro Paese,” ha affermato Ruslan Bolbochan, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Moldova in Ucraina.
“Il conflitto transnistriano è uno strumento per tenere in pugno la Moldova. Secondo la mia opinione, esso è anche uno strumento utilizzato per un’influenza sull’Ucraina. Per questo è importante capire come si risolverà questo scontro. Se le decisioni saranno prese in base agli scenari suggeriti dalla Russia, le conseguenze porteranno danni non solo alla Moldova ma anche all’Ucraina,” ha affermato Leonid Litra, ricercatore senior del Centro analitico “Nova Europa” (L’Europa nuova) durante la conferenza stampa presso l’Ukraine Crisis Media Center.
Uno degli scenari possibili è il ritiro delle truppe russe attraverso il territorio ucraino. L’Ucraina stessa è a favore di questo scenario, nonostante la Russia continui a bloccare tali proposte. “Abbiamo un punto saldo, ossia che le truppe russe vanno ritirate (da quel territorio), e la nostra posizione rimarrà tale. Da parte nostra ci sarà completo sostegno. Provvederemo al ritiro di truppe e munizioni senza impedimenti non appena la Russia avrà espresso la sua prontezza a farlo,” ha enfatizzato Viktor Kryzhanivsky, responsabile ucraino per la definizione del conflitto transnistriano. La motivazione della Russia dietro il blocco di questo scenario si spiega con una possibile conseguente destabilizzazione non solo del conflitto congelato in Transnistria, ma anche di quello in Ucraina orientale.
Un’ulteriore tensione nella regione è legata alle esercitazioni militari congiunte a cui prendono parte le cosiddette “truppe transnistriane” e le forze militari russe, illegalmente presenti sul territorio. A partire dal 2014 si sono svolte circa 300 esercitazioni: tali esercitazioni sono un rischio, aggiuntivo, anche per la parte ucraina, in quanto sono stati registrati casi di istruttori transnistriani che hanno istruito militanti nel territorio dell’Ucraina orientale non controllato dal governo. “Le esercitazioni militari creano una certa tensione sul posto. Mi è difficile immaginare una situazione in cui i peacekeeper russi tentino di limitare le esercitazioni militari delle truppe russe che si trovano illegalmente sul territorio della Transnistria,” ha detto Leonid Litra. Secondo l’esperto, tutti gli attori, salvo Russia e suoi fiancheggiatori, sono d’accordo nel far sì che la missione di mantenimento della pace venga trasformata in una missione civile multinazionale con mandato internazionale.