Il 7° anniversario della Rivoluzione della dignità: raggiungere la giustizia, preservare la memoria

Il 18-20 febbraio, l’Ucraina commemora gli attivisti caduti nel corso della Rivoluzione della dignità. Nei tre giorni del febbraio 2014 hanno avuto luogo gli scontri più sanguinosi. A distanza di sette anni, facciamo il punto delle indagini del caso Maidan, ricordando una forte domanda per la giustizia espressa dalla società ucraina. Inoltre, mettiamo a fuoco come viene preservata la memoria degli eventi con le misure intraprese in Parlamento e attraverso la percezione dell’Euromaidan di una generazione giovane.    

Il Parlamento riconosce la Rivoluzione della dignità un evento storico

La Rivoluzione della dignità è un elemento chiave della costruzione della nazione ucraina. Ad affermarlo è stato il Parlamento ucraino in una dichiarazione emessa poco prima del 7° anniversario delle uccisioni dei protestanti dell’Euromaidan.   

La risoluzione che approva la dichiarazione è passata con 295 voti a favore, si sono espressi positivamente i parlamentari di tutte le fazioni, tranne quella filo-russa “La piattaforma di opposizione – Per la vita” (Opozytsiyna platforma – Za zhyttia).

“Con questa risoluzione, in primis, si ristabilisce la giustizia,” ha detto nell’Aula del Parlamento Oleksandra Ustinova, la parlamentare della fazione “Golos” (Voce). “Persino la Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto la Rivoluzione della dignità come un evento storico e ha attribuito un significato giuridico ad essa. Invece, il Parlamento ucraino non ha intrapreso un’iniziativa simile nell’arco di sette anni. Oggi tocca a noi fare questo passo storico. Noi, parlamentari, possiamo condannare le azioni dei rappresentanti del reparto antisommossa “Berkut” e dei poliziotti che ucсidevano le persone. Possiamo pretendere che (i procedimenti contro gli attori rispettivi) vengano portati al loro termine logico e che quelle azioni (delle forze dell’ordine e) dei leader dello Stato di allora siano riconosciute come illegali dal tribunale,” prosegue Ustinova.  

La dichiarazione, composta da dieci punti, sottolinea che l’indagine del caso Maidan non può essere ulteriormente dilazionata, ribadisce che la memoria degli attivisti uccisi (detti anche la Centuria celeste) appartiene alla storia nazionale e sostiene che “gli eventi tragici della Rivoluzione della dignità, dell’annessione illegale della Repubblica della Crimea e della città di Sevastopol, nonché l’aggressione militare continua della Federazione Russa e l’occupazione da parte di essa dei territori nelle regioni di Donetsk e Luhansk, sono avvenuti, non da ultimo, come un risultato della politica di Viktor Yanukovych e del regime criminale da lui formato che è stato appoggiato dalla Federazione Russa e ha compiuto atti contrari agli interessi nazionali.”

La reazione delle famiglie degli attivisti caduti. Le famiglie degli eroi della Centuria celeste hanno accolto la dichiarazione con cauto entusiasmo. Secondo Volodymyr Golodniuk, padre del 19enne attivista caduto Ustym Golodniuk, in passato, è successo che le decisioni legittime del governo venivano successivamente annullate dai tribunali controllati dagli oppositori. Inoltre, Volodymyr Golodniuk è scettico nei confronti dell’intenzione dell’attuale governo di tenere responsabile chi ha ucciso i protestatori dell’Euromaidan, lo spiega riferendosi a quanto avvenuto con i poliziotti antisommossa Berkut che, seppure riconosciuti colpevoli dal tribunale, mentre aspettavano le sentenze che dovevano essere pubblicate l’estate scorsa, sono stati liberati durante uno scambio di prigionieri con la Russia. Tra i poliziotti scambiati c’erano anche i responsabili dell’uccisione di suo figlio.      

Invece Yuriy Aksenin, il presidente dell’Ong “La Famiglia degli eroi della Centuria celeste” che unisce le famiglie degli attivisti caduti, ha definito la dichiarazione come una vittoria assoluta in quanto “fermerà le speculazioni delle forze filorusse che non perdono occasione per urlare che la Rivoluzione della dignità fu un ‘colpo di stato’.”

A che punto è l’indagine sul caso Maidan?

A fine 2019 i poteri di indagare sui casi Maidan sono stati trasferiti dalla Procura generale all’Agenzia statale per le indagini (State Bureau of Investigation).

Il rapporto 2020 dell’Agenzia statale per le indagini e della Procura generale. Qualche giorno prima del 7° anniversario delle uccisioni dei protestatori in via Instytutska, l’Agenzia statale per le indagini con il coordinamento processuale della Procura generale ha depositato in tribunale la richiesta di rinvio a giudizio in un procedimento del caso Maidan.     

Nei procedimenti sul sequestro e sulle torture degli attivisti della Rivoluzione della dignità Ihor Lutsenko e Yuriy Verbytskyi il 21 gennaio 2014, sull’omicidio premeditato di Yuriy Verbytskyi, sul coinvolgimento nell’organizzazione criminale e sull’impedimento illegale allo svolgimento delle manifestazioni sono sospettate due persone che sono già nella lista internazionale dei ricercati. In precedenza, sono stati arrestati altri due sospetti negli stessi procedimenti.

Inoltre, l’Agenzia statale per le indagini afferma che gli investigatori dell’Agenzia hanno stretto il cerchio dei sospetti nel procedimento sull’uccisione degli attivisti Serhiy Nigoyan, Mikhail Zhyzneuski e Roman Senyk nel gennaio 2014.

Secondo la Procuratrice generale dell’Ucraina Iryna Venediktova, nel 2020, con il coordinamento processuale della Procura generale, nel caso Maidan sono state incriminate 42 persone – tre volte in più rispetto all’anno 2019, inclusi 24 dipendenti delle forze dell’ordine, tre procuratori, cinque giudici e 10 persone civili.

Da quando sono state avviate le indagini del caso Maidan, la Procura generale ha depositato un totale di 110 richieste di rinvio a giudizio di 206 persone. Finora, sono entrati in vigore i verdetti di colpevolezza riguardanti 21 persone.

La prospettiva delle famiglie degli attivisti uccisi. Vitaly Tytych, uno degli avvocati delle famiglie dei protestanti caduti nella Rivoluzione della dignità, sostiene che le indagini sono state completate nella maggior parte dei procedimenti, ma il loro avanzamento viene bloccato quando giungono al tribunale. I procedimenti penali sugli episodi chiave del caso Maidan sono stati depositati in tribunale ancora nel 2015-2016, ma non sono andati molto avanti da allora. Così, attraverso l’inazione nel campo della giustizia, vengono distrutti i risultati delle indagini, ha detto l’avvocato.

“L’avanzamento dei procedimenti nel caso Maidan è strettamente legato alla situazione socio-politica in Ucraina. Non mi piace la parola, ma si tratta di una ritorsione. Il governo precedente ha avuto la responsabilità politica di indagare sul caso Maidan, mentre affermava di approcciare le indagini come una questione d’onore, approccio che veniva spesso imitato. Il gruppo attuale è salito al potere dicendo chiaro e tondo che non deve niente a nessuno. Così, sia i processi penali, sia le indagini rispecchiano questa mancata volontà,” spiega Vitaliy Tytych.

“Dopo che il Dipartimento per le indagini speciali presso la Procura generale che indagava sui crimini commessi nei confronti dei protestanti nel 2013-2014 è stato sciolto e i procedimenti sono stati trasferiti all’Agenzia statale per le indagini, le indagini sono rimaste bloccate. Certe attività che sono in corso vengono completate, particolarmente con le richieste di rinvio a giudizio. Di fatto, le indagini sono state distrutte. La cosa più importante è che il principio delle indagini è stato distrutto sotto la dirigenza del Procuratore generale precedente. Secondo tale principio, tutti i crimini commessi nell’ambito del caso sono interconnessi con una strategia e un’intenzione comune, nonché attraverso i loro organizzatori e un’organizzazione criminale creata da Yanukovych, che li ha commessi. Il principio è stato completamente rigettato, così le prospettive delle indagini sono vaghe,” procede l’avvocato delle famiglie degli attivisti uccisi.

Cosa pensano i giovani dell’Euromaidan?

A fine 2020, il Museo nazionale della Rivoluzione della dignità ha commissionato un sondaggio sulla percezione degli allievi sull’Euromaidan alla società di ricerche “Socioinform”, lo studio è stato sostenuto dal Complesso memoriale nazionale degli eroi della Centuria celeste.  

Nell’ambito della ricerca condotta tra il 6 e il 22 dicembre 2020 attraverso i focus group e la somministrazione dei questionari, sono stati interpellati 1.200 alunni della 6^-11^ classe (di età compresa tra gli 11 e i 16 anni) in tutte le regioni dell’Ucraina.

Lo studio ha rilevato che l’84,8 per cento degli alunni conosce la Rivoluzione della dignità, il resto – il 15,2 per cento non ne sa niente. Ben informato è però solo l’8 per cento dei ragazzi, il 36,4 per cento ha poche conoscenze in merito, mentre il 40,4 per cento ha sentito dell’Euromaidan, ma non sa raccontarne niente.

La percezione dei valori della Rivoluzione della dignità. Tuttavia, i giovani che al momento degli eventi storici avevano tra i 5 e i 9 anni, hanno una visione dei valori che guidavano la Rivoluzione della dignità maggiormente coerente con quanto accaduto. Così, il 44,9 per cento degli interpellati chiama l’Euromaidan una lotta cosciente delle persone per i loro diritti e la loro dignità, il 29,1 per cento la vede come una lotta per l’indipendenza dell’Ucraina dalla Russia, il 18,6 per cento – la rivolta contro l’arbitrarietà del regime di Yanukovych, l’11,8 per cento – un indicatore dell’intenzione dei cittadini di assumersi la responsabilità del proprio futuro. Allo stesso tempo, una quantità minore delle risposte rispecchia le narrazioni contrarie: il 5,8 per cento è convinto che la Rivoluzione è stata pianificata dagli oligarchi ucraini, il 3,1 per cento – che risulta dalla rivalità tra le diverse regioni del Paese, il 2,8 per cento – che è un mezzo che il mondo occidentale ha applicato per influire sull’Ucraina, il 2,7 per cento – che è una ritorsione dei politici di opposizione al regime di allora. Infine, il 7,2 per cento degli alunni non sa, non indica. A formare l’atteggiamento dei giovani verso la Rivoluzione della dignità sono i genitori e i famigliari (il 40 per cento), gli insegnanti di storia (il 32 per cento), i programmi televisivi (il 17 per cento), le reti sociali (il 15 per cento), gli amici (l’8 per cento), i libri (l’8 per cento), l’esempio degli idoli (il 2 per cento). Il 20 per cento delle risposte si sono divise tra “non sa, non indica” e “niente, nessuno”.

Foto: FB @maidanmuseum.org. L’installazione “Le luci della dignità” per commemorare gli attivisti caduti dell’Euromaidan.