Il 6 marzo il centro analitico ucraino “Nuova Europa” (New Europe Center) ha presentato il documento di discussione “Come contrastare l’influenza russa in Europa: il caso dell’Italia” (“How to counteract Russian influence in Europe: the case of Italy”) nell’Ukraine Crisis Media Center (UCMC). L’analisi rappresenta una revisione delle relazioni italo-ucraine nel corso dell’anno che è passato, a partire dal momento in cui è stato formato il governo giallo-verde in Italia. UCMC dà uno sguardo alle cinque preoccupazioni maggiori, di cui spesso si parla in Ucraina, non solo a proposito delle relazioni bilaterali italo-ucraine, ma anche delle azioni italiane nei confronti della Russia. Daremo anche un quadro più ampio del contesto e dei fatti meno noti, ma altrettanto importanti, per fornire una prospettiva bilanciata.
Un anno congelato per i contatti politici ad alto livello
Alle relazioni italo-ucraine ad alto livello politico mancano contatti, interazioni e accordo: così ha affermato Kateryna Zarembo, vice direttrice del centro analitico “Nuova Europa”, autrice del documento di discussione sulle relazioni bilaterali fra l’Italia e l’Ucraina, aprendo la presentazione del documento. Questo è stato poi seguito da un dibattito inaspettatamente acceso.
“L’anno scorso, il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e i rappresentati delle più alte cariche del governo italiano sono stati invitati a visitare l’Ucraina. Queste visite non sono mai avvenute. La visita di cui abbiamo notizia è quella di Hanna Hopko (capo del Comitato parlamentare ucraino per gli affari esteri – UCMC) a Roma. È un bel passo, vorremmo che ci fossero più visite come questa,” ha detto Kateryna Zarembo.
“Invece, gli impiegati statali delle maggiori cariche politiche italiane – il Presidente del Consiglio dei ministri Conte, i Vice presidenti del Consiglio dei ministri Salvini e Di Maio, non sono mai stati in Ucraina. Salvini, durante l’anno passato, è stato in Russia già qualche volta, ma non è venuto in Ucraina,” prosegue la ricercatrice. Intanto, l’Ucraina ha cosa proporre all’Italia, a proposito delle direzioni che quest’ultima si prefigge come prioritarie nella politica estera. Per esempio, nell’ambito della politica migratoria, il contributo dell’Ucraina potrebbe essere la repressione dei flussi migratori provenienti dalla Turchia (verso l’Ue). Inoltre, secondo la vice direttrice di “Nuova Europa”, nel corso dell’anno passato ci sono state occasioni, per i leader politici italiani, di visitare l’Ucraina. Fra questi, anche alcuni momenti critici, di alta tensione come, per esempio, l’attacco della Russia nei pressi dello Stretto di Kerch. Tali visite, tuttavia, non hanno mai avuto luogo.
Davide La Cecilia, l’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica italiana in Ucraina, ha espresso disaccordo nei confronti di quanto sostenuto dai ricercatori del centro analitico. (Da qui in poi citiamo l’Ambasciatore La Cecilia in traduzione, nel briefing parlava in inglese – UCMC). “Non è stato un anno congelato per quanto riguarda i contatti politici. Ci sono stati due incontri fra il Ministro degli affari esteri dell’Ucraina, Klimkin, e il suo omologo italiano, il Ministro Moavero. Il direttore dell’Agenzia nazionale anticorruzione dell’Ucraina (NABU) è stato in Italia per una conferenza anticorruzione,” ha detto l’Ambasciatore.
Vasyl Khymynets, il direttore del Primo dipartimento europeo al Ministero degli affari esteri dell’Ucraina, ha aggiunto un punto all’argomento dell’Ambasciatore d’Italia: “L’anno scorso il dialogo politico c’è stato. Non sarei d’accordo con gli esperti che è stato un periodo dei contatti congelati. Fra l’altro, ha avuto luogo una visita molto interessante e molto importante – quella di uno dei leader del Ministero degli affari esteri – il Signor Picchi (il Sottosegretario agli esteri – UCMC).”
Yevhen Perelygin, l’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario dell’Ucraina nella Repubblica italiana, partecipante nella discussione attraverso Skype, ha preso la parte dei colleghi diplomatici nella sua visione delle relazioni bilaterali fra i Paesi. “Al livello del Ministero degli affari esteri, incluso il Ministro Klimkin e il Ministro Moavero, abbiamo un dialogo costante. L’ultimo incontro bilaterale ha avuto luogo due mesi fa. Con il nuovo governo italiano abbiamo avuto due incontri a livello ministeriale – i Ministri della salute, al livello dei leader del Ministero delle politiche agricole e del Ministero dell’energia (ucraino). Sarebbe stato scorretto chiamare il periodo della cooperazione bilaterale dal giugno 2018 fino ad oggi un periodo dei contatti congelati,” ha riassunto l’Ambasciatore ucraino.
Foto: UCMC. Da sinistra a destra: Davide La Cecilia, l’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica italiana in Ucraina; Vasyl Khymynets, il direttore del Primo dipartimento europeo al Ministero degli affari esteri dell’Ucraina; Kateryna Zarembo, vice direttrice del centro analitico “Nuova Europa”, autrice del documento di discussione sulle relazioni bilaterali fra l’Italia e l’Ucraina; Serhiy Solodkyi, primo vice direttore del centro analitico “Nuova Europa”.
Rimuovere le sanzioni dalla Russia
Secondo Kateryna Zarembo, il nuovo governo italiano ha immediatamente attirato l’attenzione in Ucraina con le sue affermazioni spesso identificate come “filorusse”, particolarmente per quel che concerne gli appelli a far rimuovere le sanzioni dalla Russia, che sono state causa di preoccupazione in Ucraina. “(Preoccupante è stato) il fatto che la tesi sulla necessità di far rimuovere le sanzioni dalla Russia è entrata a far parte dell’accordo di coalizione. Due episodi di riconsiderazione delle sanzioni, che hanno avuto luogo a giugno e a gennaio, non hanno portato però alla realizzazione di quel passo,” ha detto la ricercatrice.
“In generale, la politica italiana per le sanzioni consiste nel sostenere le sanzioni in vigore e spesso nel bloccare quelle nuove. Come, per esempio, è successo l’anno scorso quando l’Unione europea ha tentato di introdurre le sanzioni contro la Russia per gli attacchi cibernetici e l’Italia le ha bloccate,” ha spiegato la vice direttrice del centro analitico “Nuova Europa”.
Inoltre Zarembo ha citato alcuni dati relativi al peso delle sanzioni: “L’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI, Italia) nel gennaio 2019 ha pubblicato la ricerca intitolata ‘Fact Checking: Russia e sanzioni’. Il centro milanese cita dati secondo i quali mentre le esportazioni (totali italiane) verso la Russia costituiscono il due per cento, solo l’un per cento (delle esportazioni totali) pesa sulle sanzioni. I dati sono dell’Istat.”
Secondo la ricercatrice, ci sono delle perdite economiche che ammontano a 200-400 milioni di euro, osservate anche in settori che non entrano nel mirino delle sanzioni, come arredamenti, indumenti, calzature ecc. In generale, non possono essere chiamate macro-perdite, ha detto Zarembo.
La Crimea: le visite dei politici italiani e il commercio con la penisola occupata
Dopo il 2014, l’anno in cui la Russia ha illegalmente annesso la Crimea, alcuni politici italiani hanno visitato la penisola occupata, alcuni hanno reclamato la rimozione delle sanzioni dalla Russia e hanno dichiarato che l’annessione è stata legale. Vi è stata anche la firma di accordi di cooperazione tra le città.
L’Ambasciatore italiano in Ucraina ha risposto così alle suddette informazioni riportate da un giornalista della Radio Liberty durante il briefing: “Sappiamo di queste visite e comprendiamo le perplessità che queste visite portano. Sono, però, visite esercitate in vesti private. Tentiamo di scoraggiare da tali visite, anche se non sono fatte a fini istituzionali.”
Alla fine dell’anno scorso i media sono venuti a conoscenza che in Crimea, nello stabilimento “Zolotaya Balka” (La trave d’oro), si trova l’equipaggiamento (per lavare, riempire e tappare le bottiglie) consegnato dall’Italia.
L’Ambasciatore La Cecilia ha commentato questo fatto come segue: “Stiamo verificando con i nostri ministeri come è avvenuto, come questo equipaggiamento è stato fornito. C’è il meccanismo in risposta alle eventuali violazioni della clausola sulle sanzioni per il commercio con la Crimea. Non appena accerteremo la verità, procederemo con i nostri poteri esecutivi e giudiziari.”
Secondo il rappresentante del Ministero degli affari esteri dell’Ucraina, Vasyl Khymynets, tali avvenimenti rappresentano un fenomeno marginale. A sostegno di questa affermazione vi è anche il fatto che le sanzioni contro la Russia sono prolungate, al livello ufficiale le azioni della Russia in Donbas e in Crimea sono condannate, queste zone non sono riconosciute come territori russi o formazioni statali separati, ha detto Khymynets.
Le associazioni fondate in Italia che le forze aderenti al Cremlino definiscono “rappresentazioni” delle cosidette “repubbliche” in Donbas
A febbraio 2019 a Verona ha avviato le sue attività un’associazione che si presenta come “Il Centro di rappresentanza della DPR (‘la repubblica popolare di Donetsk’) a Verona”. L’Ambasciata dell’Ucraina in Italia e il Ministero degli affari esteri hanno presentato una nota di protesta al Ministero degli affari esteri dell’Italia e le domande alla Prefettura e alla Questura di Verona per avere chiarimenti sullo status ufficiale dell’organizzazione.
L’Ambasciatore dell’Italia ha detto: “(Le associazioni in questione) non sono riconosciute come aventi qualsiasi funzione di rappresentanza. Per noi è difficile agire contro l’apertura di questi uffici, ma sicuramente stiamo esaminando questo caso. Non attirano tanta attenzione in Italia, la loro presenza è assolutamente irrilevante.”
L’Ambasciatore dell’Ucraina Perelygin l’ha confermato aggiungendo spiegazioni dettagliate su questa situazione: “Nessun media italiano o agenzia nazionale ha scritto di questo fatto. Non ha avuto alcuna attenzione. La legge italiana è molto liberale per quanto riguarda la fondazione e il funzionamento delle associazioni. Chi vuole creare una rappresentanza fittizia ha preso esattamente questa strada: fondano un’associazione (…) e la chiamano ‘rappresentanza’. La legge non può proibire di usare quel nome, esclusi i casi in cui il nome rappresenta una manifestazione di razzismo o xenofobia. Siamo in contatto con le agenzie statali al livello centrale e regionale per spiegare la situazione, (…) comunque se l’associazione non sta violando la legislazione nazionale o le istruzioni regionali, è difficile che sia chiusa. La Questura e la Prefettura della regione ci hanno confermato il fatto della fondazione di questa associazione. A seguito della nostra domanda, stanno controllando se sia stata violata la Convenzione di Vienna, in quanto i rappresentanti di questa organizzazione si presentano come impiegati di un consolato. Stiamo aspettando la risposta delle autorità regionali riguardante lo status legale e le funzioni di questo centro,” ha raccontato l’Ambasciatore Perelygin.
Vasyl Khymynets, il direttore del Primo dipartimento europeo al Ministero degli affari esteri dell’Ucraina, ha detto: “Prendete in considerazione che contro l’Ucraina è in corso una guerra seria. La guerra armata condotta in Donbas si estende anche per tutta l’Europa. Purtroppo, problemi con le cosidette rappresentanze fittizie esistono non solo in Italia, ma anche in Francia e in Grecia. In alcuni Paesi ci è più facile farle chiudere, come è avvenuto nella Repubblica Ceca, in altri Paesi è più difficile a causa della loro legislazione nazionale. Approcciamo la questione con tutta la serietà e la includiamo nel nostro dialogo politico bilaterale.”
Allo stesso tempo Kateryna Zarembo cita un esempio della cooperazione bilaterale di successo nel campo della lotta alla criminalità organizzata. L’anno scorso è stata individuata un’organizzazione italiana che forniva illegalmente combattenti italiani in Donbas. Con il contributo della parte ucraina l’organizzazione è stata scoperta e ritenuta responsabile.
L’Ambasciatore ucraino in Italia Perelygin ha enfatizzato che spesso nelle relazioni bilaterali i casi negativi sono mediatizzati più ampiamente rispetto agli esempi di successo. “Per citare un esempio, la stessa settimana durante la quale è stata aperta la rappresentanza civica della ‘DPR’ a Verona, fatto di cui molti media ucraini hanno scritto, le autorità della provincia di Cuneo hanno adottato una risoluzione chiedendo la liberazione di Oleg Sentsov e altri prigionieri politici in Russia,” ha raccontato l’Ambasciatore.
Il caso Rocchelli e Vitaliy Markiv
Nel luglio 2018, a Pavia, è stato avviato il processo in tribunale contro l’ucraino Vitaliy Markiv, un sergente maggiore presso la Guardia Nazionale Ucraina. È stato incriminato di essere coinvolto nell’uccisione del fotogiornalista italiano Andrea Rocchelli nella zona bellica nell’Ucraina dell’est – nei pressi del colle Karachun vicino a Sloviansk, nel maggio 2014. Markiv, in possesso della doppia cittadinanza italo-ucraina, è stato arrestato a Bologna nell’estate del 2017. Da allora rimane in custodia cautelare in Italia.
L’Ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin, ha aggiornato il pubblico sul punto del procedimento: “A partire dall’estate scorsa hanno avuto luogo sei sedute in tribunale. Si è conclusa la procedura dell’interrogazione dei testimoni dell’accusa. Nella prossima seduta, che avrà luogo questo mese, saranno citati i testimoni della difesa. Fra i testimoni della difesa di Markiv ci sono le persone che hanno contribuito all’istituzione del movimento volontario ucraino e che nel 2014 erano direttamente sul posto.”
L’Ambasciatore Perelygin ha enfatizzato che si fida della giustizia italiana – “è la giustizia europea, sono sicuro che alla fine l’innocenza di Vitaliy sarà attestata.”
L’Ambasciatore italiano in Ucraina ha anche detto che attualmente la palla è nel campo della giustizia: “C’è il processo con tutte le garanzie possibili per l’imputato. Vogliamo accertare la verità cinque anni dopo l’uccisione del giornalista italiano Andrea Rocchelli. La sua famiglia, l’opinione pubblica italiana, le autorità italiane e le istituzioni chiedono di stabilire la verità. Abbiamo fiducia nel procedimento che è in corso al momento,” ha spiegato l’Ambasciatore La Cecilia.
La cooperazione economica: un ponte verso l’accordo politico
I partecipanti alla discussione erano unanimi sull’opinione che la cooperazione economica fra l’Ucraina e l’Italia, a parte i benefici economici, sarebbe potuta diventare un ponte per la cooperazione migliore nel settore politico.
L’Ambasciatore dell’Ucraina in Italia ha sottolineato l’importanza di portare la cooperazione economica bilaterale ad un nuovo livello: “L’Italia è il secondo partner più grande dell’Ucraina fra i Paesi-membri dell’Ue ed il sesto nel mondo. Comunque, non possiamo limitarci solo al commercio nelle relazioni economiche bilaterali, dobbiamo anche sviluppare la cooperazione economica. Attualmente non ci sono i grandi progetti che le aziende italiane avrebbero programmato di realizzare in Ucraina. Dobbiamo cercarli e suggerire ai partner italiani di partecipare nei grandi progetti del valore per l’Ucraina, così potremo stabilire la cooperazione economica e gli investimenti.”
L’Ambasciatore italiano in Ucraina, Davide La Cecilia, ha parlato del commercio bilaterale esistente e delle prospettive: “Abbiamo tanto da fare, specie dal punto di vista della dimensione economica. Dobbiamo fare tanto per colmare il divario della percezione fra le aziende italiane e le possibilità di investimenti in Ucraina. Il commercio fra l’Ucraina e l’Italia ammonta a cinque miliardi di dollari. Dobbiamo aumentare gli investimenti e far intensificare la cooperazione industriale. Abbiamo definito i settori (d’interesse per la cooperazione) – energia, infrastruttura e agricoltura. Abbiamo una tabella di marcia che parte dal forum economico che abbiamo organizzato nel febbraio scorso e dall’inaugurazione dell’importante ufficio di Confindustria a ottobre e arriverà al forum economico che stiamo preparando per giugno. Abbiamo bisogno di storie di successo per far cambiare il divario di percezione.”
Il documento di discussione “Come contrastare l’influenza russa in Europa: il caso dell’Italia” in lingua inglese è disponibile a questo link.
La foto principale: president.gov.ua. L’anno 2016, a sinistra: il Presidente del Parlamento Volodymyr Groysman, il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko e il Primo Ministro Arseniy Yatseniuk; a destra: gli Ambasciatori G7.
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