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L’Ucraina sottopone alla Corte penale internazionale una nuova serie di prove contro le azioni illegali della Russia in Crimea

La Procura della Repubblica autonoma della Crimea (che dopo l’occupazione della penisola da parte della Russia opera dall’Ucraina continentale), insieme alle organizzazioni della società civile, ha sottoposto alla Corte penale internazionale delle nuove prove che dimostrano lo spostamento forzato della popolazione civile dalla Crimea occupata. Di quali fatti tratti il documento e come potrebbe aiutare a ristabilire la giustizia, lo raccontano gli attori coinvolti nel caso in una conferenza stampa nell’Ukraine Crisis Media Center.

Secondo le statistiche ufficiali di fine 2019, circa 43 mila persone hanno lasciato la Crimea durante il periodo dell’occupazione russa. L’Osce e le organizzazioni della società civile sostengono che il numero attuale degli sfollati potrebbe raggiungere 100 mila persone.

“La nostra attenzione è stata catturata dal fatto che nel corso di sei anni dell’occupazione, il numero delle persone che se ne vanno dalla Crimea annualmente, non cambia. Inoltre, ci sono dei mesi in cui il numero delle persone spostate cresce,” racconta Roman Martynovskyi, avvocato, esperto dell’organizzazione “Il Centro regionale per i diritti umani” (Rehionalnyi tsentr prav liudyny).

Lo spostamento forzato avviene a seguito dell’imposizione forzata della cittadinanza russa, delle persecuzioni per le convinzioni politiche o religiose, delle violazioni della libertà di parola e di riunione pacifica, del malfunzionamento del sistema giudiziario, dell’espropriazione o della perdita dei beni, dell’accesso difficile ai servizi sanitari e sociali per chi non è in possesso della cittadinanza russa, dell’impossibilità di accedere all’educazione in lingua ucraina e della coscrizione nell’esercito russo.

“Per quanto riguarda lo spostamento forzato (…), ci sono i primi precedenti all’interno del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia. Stiamo provando a convincere la Corte che vi sia una certa somiglianza,” dice Vitaliy Nabukhotnyi, un legale presso il Centro regionale per i diritti umani. Foto: UCMC. Da sinistra a destra: Vitaliy Nabukhotnyi, un legale presso il Centro regionale per i diritti umani, Ihor Ponochovnyi, il Procuratore della Repubblica autonoma della Crimea e Roman Martynovskyi, avvocato, esperto del Centro regionale per i diritti umani.

È il settimo memoriale sottoposto dall’organo statale ucraino alla Corte penale internazionale.

“Questo memoriale raccoglie i casi illustri della politica di persecuzioni attuata dallo Stato occupante, portata avanti attraverso condizioni insopportabili che spingono le persone ad andarsene dalla penisola. Tali azioni hanno come il bersaglio principale coloro che sostengono l’unità dell’Ucraina e coloro di nazionalità tataro-crimeana non fedeli alle autorità di occupazione. Lo scopo è di espellere dalla Crimea le persone filoucraine sostituendole con popolazione dalla Federazione Russa, per alterare la situazione demografica nella penisola e renderla più vantaggiosa per la Russia,” spiega Ihor Ponochovnyi, il Procuratore della Repubblica autonoma della Crimea. “Tali azioni rappresentano una violazione grave del diritto internazionale umanitario quanto stabilito dallo Statuto di Roma, dalla IV Convenzione di Ginevra del 1949 e dalla Convenzione europea dei diritti umani,” prosegue il Procuratore.

La parte principale del settimo memoriale sottoposto alla Corte penale internazionale analizza 60 estratti dai verbali delle testimonianze raccolte dalla Procura della Repubblica della Crimea sui motivi che avevano spinto le persone ad andarsene. Inoltre le prove comprendono informazioni estratte da fonti aperte, dagli atti giuridici rilasciati dalle autorità ucraine oppure dalle autorità di occupazione nella Crimea.

“Il complesso delle prove presentate è stato raccolto dalla Procura, mentre la maggior parte delle prove precedenti è stata fornita dalle organizzazioni della società civile. Abbiamo presentato i dati sul numero delle persone che sono state spostate e circa 50 fascicoli relativi ai casi delle vittime di tale spostamento,” dice l’avvocato Roman Martynovskyi.

Sei memoriali precedenti sono nella fase preliminare di esame dalla Corte penale internazionale. Due concernono gli ucraini che scontavano la loro pena detentiva e sono stati spostati dalla Crimea; due riguardano la deportazione per violazioni della legge sull’immigrazione della Federazione Russa – ordinata dai tribunali subordinati alle autorità di occupazione. Gli altri s’incentrano sulla violazione del diritto di proprietà, sulla coscrizione illegale e sull’uso dei metodi illeciti nel condurre la guerra (inclusi i cosiddetti “scudi umani” – file della popolazione civile usate dalle truppe russe per coprirsi mentre attaccavano le base militari ucraini).

Secondo i dati del Centro regionale per i diritti umani, da quando la penisola è stata occupata, 2.425 persone sono state espulse dalla Crimea, fra cui quasi un migliaio sono i cittadini ucraini, e i restanti sono cittadini di 37 Stati stranieri. Dopo aver considerato i protocolli sulle violazioni delle leggi sull’immigrazione, i tribunali hanno ordinato la deportazione oppure hanno emanato decisioni che hanno obbligato le persone a lasciare la Crimea entro qualche giorno.

Alla Corte penale internazionale sono stati presentati circa 200 fascicoli di cittadini ucraini che scontavano la loro pena detentiva nelle prigioni sulla penisola e che sono stati deportati nel territorio della Federazione Russa. “Secondo le nostre stime, almeno 12 mila cittadini ucraini sono stati spostati dalla Crimea nel territorio della Federazione Russa per scontare la pena,” dice Roman Martynovskyi.

I dati del Centro regionale per i diritti umani dimostrano che almeno 14 mila abitanti della Crimea sono stati reclutati nell’esercito russo, 71 sono stati incriminati penalmente per aver disertato dalla coscrizione.

Dopo l’obbligo di registrarsi nuovamente sulla base alla legge russa, il numero delle organizzazioni della società civile nella Crimea è diminuito da 10 mila a 360. Inoltre, le persone tossicodipendenti che ricevevano la terapia sostitutiva, sono state costrette ad andarsene dalla penisola in quanto la terapia non è consentita dalla legge russa.

La foto principale: ua.krymr.com