Il Governatore della Banca nazionale rassegna le dimissioni: le implicazioni per l’Ucraina

Foto: bank.gov.ua, Yakiv Smoliy

Il 1° luglio il Governatore della Banca nazionale dell’Ucraina, Yakiv Smoliy, ha rassegnato le proprie dimissioni motivandole con una “sistematica pressione politica”. Il Presidente Volodymyr Zelenskyi le ha accettate. Il 3 luglio anche il Parlamento ha votato a sostegno delle dimissioni di Smoliy. Tale passo può essere interpretato politicamente come la rimozione dell’ultimo bastione indipendente del blocco economico. Molti esperti nazionali così come i numerosi partner internazionali temono che si tratti di un rischio per la stabilità macrofinanziaria del Paese. Mettiamo a fuoco le precondizioni e le possibili conseguenze delle dimissioni del Governatore.     

Chi è Yakiv Smoliy? Nel 2014, Yakiv Smoliy è stato nominato Vicegovernatore della Banca nazionale dell’Ucraina, da poco presieduta da Valeria Gontareva. Ha ricevuto le responsabilità di supervisione delle tecnologie informatiche, della regolamentazione dei sistemi di pagamento e dei pagamenti senza contanti. Nell’ottobre 2016 è stato nominato il Primo vicegovernatore della Banca nazionale. Nel 2018, a seguito delle dimissioni di Gontareva, è diventato un nuovo Governatore della banca centrale ucraina.

“Con le mie dimissioni cerco fornire un avvertimento verso gli ulteriori tentativi di minare i fondamenti istituzionali della banca centrale in Ucraina,” ha affermato Smoliy.

I suoi vice restano ancora in carica. “Aderiamo all’avvertimento contro la pressione anche noi, ma riteniamo come un nostro obbligo continuare a lavorare per mantenere la stabilità macroeconomica,” sostiene l’amministrazione generale della Banca nazionale in una dichiarazione congiunta. 

Visioni contrastanti sullo sviluppo economico. Apparentemente, le idee del Presidente Zelenskyi sugli approcci allo sviluppo economico non coincidono con le politiche attuate dall’amministrazione della banca nazionale.  

Particolarmente, Zelenskyi riteneva che le posizioni rigide della Banca riguardo la stabilità macro-finanziaria stessero rallentando lo sviluppo dell’economia.

Il Presidente è rimasto insoddisfatto dei risultati al di sotto delle aspettative dimostrati dal programma di prestiti a basso costo alle imprese (i cosiddetti “prestiti del 5-7-9 per cento”). La responsabilità dei pochi prestiti da parte delle banche parte del programma l’ha attribuita personalmente a Smoliy. 

Il sito ucraino “Liga.net” cita un interlocutore nei vertici del partito di maggioranza “Il servitore del popolo” (Sluha narodu), senza identificarlo, dicendo: “Le pretese riguardanti il ‘5-7-9’ non sono nuove. Zelenskyi lo aveva già apertamente espresso a gennaio. Riguardano l’alto tasso ufficiale di sconto fissato dalla Banca nazionale che non consentirebbe di andare avanti con i prestiti.”

“Il denaro è il sangue dell’economia, ce ne vuole più, non fa bene all’economia ridurrne la quantità. Il tasso (della valuta) va abbassato un po’,” prosegue la fonte del “Liga.net”.     

Stabilità finanziaria vs crescita economica. La presidenza di Yakiv Smoliy alla Banca nazionale ha ha portato alla stabilizzazione macroeconomica e depurazione del sistema bancario – la PrivatBank è entrata nella proprietà dello Stato ed è diventata redditizia: nonostante ciò Smoliy era criticato.

Il motivo principale delle critiche è stata la politica monetaria troppo rigorosa portata avanti dalla banca centrale. In particolare, nel 2019 la Banca nazionale stava abbassando il tasso ufficiale di sconto troppo lentamente (nello specifico, si tratta del tasso con cui la Banca concede prestiti alle altre banche, influenzando così il tasso d’interesse sui prestiti personali e su quelli per le imprese).

Un alto tasso di sconto ha consentito alla Banca nazionale di far calare il tasso d’inflazione dal 9.8 per cento nel 2018 al 4.2 per cento nel 2019. Quest’anno, nonostante la grave crisi economica causata dalla pandemia del coronavirus, il tasso d’inflazione è sceso sotto il due per cento. Il rovescio della medaglia di una politica deflattiva, si è tuttavia manifestato con poca accessibilità ai prestiti sia da parte delle aziende sia degli imprenditori, cosa che ha frenato l’immediata crescita economica. 

Alla Banca nazionale è stata attribuita anche la responsabilità per le insufficienti entrate fiscali. A causa del rafforzamento della hryvnia nel 2019, l’Agenzia delle entrate e l’Agenzia delle dogane hanno raccolto meno tasse di importazione del previsto. Parallelamente è sceso il valore in dogana delle merci importate e sono diminuite le entrate legate a IVA, dazi doganali e accise. 

I funzionari dello Stato volevano un intervento più netto della Banca nazionale nell’economia, spingendola a stampare moneta per coprire un debito statale di circa 300 miliardi di hryvnia (9.8 miliardi di euro, cioè un quarto delle spese previste per l’anno 2020).

Implicazioni per l’economia. Molti esperti nazionali sono convinti che le dimissioni di Smoliy si ripercuoteranno sul valore di hryvnia e sul tasso d’inflazione. “Si rischia di minare la stabilità finanziaria del Paese in mezzo alla crisi globale. Se verranno attuate delle forme di controllo politico sulla Banca nazionale dell’Ucraina affinché emetta moneta, c’è il rischio che la hryvnia si possa svalutare e che possano schizzare i prezzi,” commenta Glib Vyshlinskyi, direttore esecutivo del Centro per le strategie economiche (Center for Economic Strategy).

Yevhen Dubogryz, analista finanziario nonché il Vicedirettore presso il Dipartimento per la stabilità finanziaria della Banca nazionale dell’Ucraina nel 2015-2019, spiega che, né la svalutazione drastica della hryvnia né il salto rapido del tasso d’inflazione, se dovessero avvenire,  saranno immediati.

“Le decisioni sull’emettere moneta, sul fissare il tasso ufficiale di sconto della Banca nazionale e sull’abbassare gli standard di controllo sulle banche sono prese collettivamente dal Consiglio di amministrazione della Banca, non unilateralmente dal suo governatore. Il Consiglio è composto di sei membri. (…) Nel caso in cui il nuovo presidente della Banca nazionale dovesse favorire l’emissione non controllata della hryvnia, gli altri membri del Consiglio di amministrazione della Banca sono dotati di quei poteri necessari per opporsi a una tale decisione,” spiega Dubogryz.

Nonostante ciò, l’analista sostiene che le pressioni politiche denunciate dal governatore uscente creano le aspettative negative. “In una prospettiva di medio termine, fra un anno, un anno e mezzo, è possibile che vedremo tornare sia il tasso d’inflazione intorno al 15-20 per cento annuo sia una crescita del numero di banche insolventi: questo in particolare se un nuovo governatore svolgerà delle pressioni sul consiglio di amministrazione attuale oppure se insisterà sulle nomine dei vice leali,” prosegue l’analista.

“I prestiti diventeranno più costosi sia per il governo stesso, sia per le imprese ucraine. Peseranno sul bilancio statale, che porterà a un aumento del disavanzo e renderà le spese sempre più difficili da eseguire: l’aumento sia del salario minimo sia delle pensioni sia delle spese militari,” sostiene Dubogryz.

Come reagiranno gli investitori? Una conseguenza immediata a cui porteranno le dimissioni del governatore della Banca nazionale, a causa delle continue pressioni politiche, sarà il peggioramento dell’atteggiamento verso l’Ucraina da parte degli investitori (sia locali che stranieri) e dei partner internazionali (con particolare riferimento alle organizzazioni finanziarie e alle banche internazionali). 

“Negli ultimi anni la Banca nazionale dell’Ucraina veniva vista dagli investitori come un indicatore delle riforme e una garanzia della sicurezza degli investimenti. Le dimissioni (di Smoliy) minano questa sicurezza”, afferma Pavlo Kukhta, direttore degli affari politici presso la Scuola dell’economia di Kyiv (Kyiv School of Economics) nonché ex Ministro per lo sviluppo dell’economia, del commercio e delle politiche agricole.  

Secondo Sergiy Fursa, le dimissioni del governatore della banca centrale rovinano la cooperazione con il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca mondiale, così come con l’Unione europea, gli Stati Uniti e altri partner di rilievo. Per ricordare, a fine maggio scorso sono giunti a conclusione i negoziati con il Fmi avviati nell’agosto 2019 e che porteranno a un prestito da cinque miliardi di dollari per l’Ucraina.