Perché i lavoratori stagionali ucraini hanno difficoltà ad uscire dal Paese?

Foto: Hromadske.ua

Nelle ultime settimane i lavoratori migranti ucraini hanno riscontrato alcune difficoltà nel lasciare il Paese. Anche se i datori di lavoro dell’Unione europea si sono dimostrati pronti ad organizzare loro i voli charter, le autorità ucraine sono state riluttanti nell’andragli incontro. Analizziamo la situazione dalla prospettiva di tutti i suoi partecipanti principali, partendo da un articolo del medium ucraino “Hromadske”.

Com’è venuta a galla la vicenda? All’inizio di aprile la Finlandia ha presentato una domanda al Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina, chiedendo collaborazione nell’organizzare l’arrivo in Finlandia di circa 1.000 lavoratori ucraini per i lavori stagionali nel settore dell’agricoltura. Le autorità finlandesi si sono dichiarate pronte a pagare i voli charter per i lavoratori, e ad organizzare per loro una quarantena di 14 giorni dopo l’arrivo nel Paese.   

A metà aprile il Ministro degli Affari Esteri, Dmytro Kuleba, ha affermato che l’Ucraina riceve un gran numero di richieste del genere da parte dei datori di lavoro nei vari Paesi dell’Unione europea, mentre la decisione definitiva non è stata presa. A fine aprile, la riluttanza delle autorità ucraine nel lasciare andare all’estero i propri cittadini – lavoratori migranti, è diventata ben ovvia.  

Il 29 aprile, dopo essere rimasto bloccato per nove ore all’aeroporto di Kyiv per via della mancanza del permesso che sarebbe dovuto arrivare dall’Amministrazione dell’aviazione statale, è partito l’aereo con i lavoratori ucraini per la Gran Bretagna. In Finlandia è arrivato un solo volo con 200 ucraini a bordo, dopo le dichiarazioni contraddittorie da parte delle autorità ucraine in merito ad ulteriori voli, la Finlandia ha dichiarato che avrebbe dovuto rinunciare ai lavoratori stagionali ucraini. Il 4 maggio il Vice primo ministro per l’integrazione europea ed euroatlantica Vadym Prystaiko ha affermato che assieme all’Ambasciatore della Finlandia in Ucraina Päivi Laine era stato avviato un dialogo fra i due Paesi per regolarizzare l’arrivo dei lavoratori stagionali ucraini in Finlandia. 

La posizione del governo ucraino. In un’intervista rilasciata alla “Radio ucraina” (Ukrainske radio) il 5 maggio, il Primo ministro Denys Shmyhal ha così commentato la situazione: “Nel suo programma elettorale il Partito ‘Il servitore del popolo’ (Sluha narodu – ndt.) ha dichiarato l’intenzione di far tornare nel Paese tutti i lavoratori ucraini dall’Europa e da tutto il mondo, e di creare qui i posti di lavoro. Ci stiamo lavorando.”

Il Primo ministro prosegue: “Oggi le aziende europee, così come i rappresentanti dei governi, si rivolgono all’Ucraina perché dia loro una mano con il personale per rafforzare i vari settori economici nell’Ue. L’Ucraina ha tenuto una posizione forte nei negoziati sui suoi lavoratori, così per la prima volta abbiamo ottenuto le condizioni per garantire alle persone condizioni normali e dignitose del lavoro nell’Ue. Si tratta dell’assicurazione, della remunerazione regolarizzata, del soggiorno, del trattamento medico incluso il trattamento nel caso in cui si ammali di coronavirus. Stiamo negoziando perché la durata minima dei contratti di lavoro sarà tre mesi, in quanto per l’Ucraina è importante fermare il cosiddetto turismo, quando una persona si sposta avanti e indietro ogni due settimane. Sarebbe un modo veloce per portare il coronavirus in Ucraina.”

Il Primo ministro ucraino ha anche spiegato la visione del governo sulla creazione dei posti di lavoro aggiuntivi all’interno del Paese: “Stiamo lavorando sulla creazione di un gran numero di posti di lavoro. (…) Si tratta della necessità di creare almeno 500 mila posti di lavoro. Sicuramente i salari non saranno elevati, come quelli degli impiegati ad alta qualificazione, saranno invece i guadagni che consentiranno agli ucraini di provvedere alle proprie famiglie nei tempi di crisi economica.” 

Il lato giuridico. Né l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri, né il Gabinetto dei Ministri ha confermato a “Hromadske” che il documento che limita il diritto degli ucraini di lasciare il Paese per motivi di lavoro stagionale esista ufficialmente. Allo stesso tempo, i viaggi aerei sono stati limitati come parte delle misure restrittive per fronteggiare l’emergenza di coronavirus. I voli charter possono partire dall’Ucraina solo dopo aver ottenuto il permesso.    

Il permesso è rilasciato da un gruppo di lavoro apposito istituito all’interno del Gabinetto dei Ministri. Così, nonostante l’assenza formale del divieto di effettuare i viaggi all’estero, gli ucraini non possono partire con i voli charter organizzati dai datori di lavoro esterni, se il governo non li autorizza.

Più tardi il governo ha comunicato, attraverso il proprio sito ufficiale, che sta rilasciando dei permessi ad hoc nei casi in cui i datori di lavoro riescano a garantire le condizioni appropriate di soggiorno, lavoro e assistenza sanitaria.

Cosa dicono i datori di lavoro europei? Gli agricoltori dell’Ue che in passato utilizzavano i servizi dei lavoratori migranti, sono preoccupati che verrà a mancare loro questo aiuto durante il prossimo periodo di raccolta. A causa della chiusura dei confini avvenuta a seguito della pandemia del coronavirus, i lavoratori stagionali, molti di cui provenivano dai Paesi dell’Europa orientale, potrebbero non arrivare.

Cosa dicono i difensori dei diritti umani? Le dichiarazioni ufficiali che suggeriscono ai lavoratori migranti di restare in Ucraina, hanno indignato i difensori dei diritti umani. Insistono che le autorità statali non abbiano gli strumenti legali per trattenerli a casa. Tale posizione da parte del governo, sostengono, viola l’articolo n.33 della Costituzione che garantisce la libertà di circolazione, in questo riferita alla possibilità di uscire liberamente dal territorio ucraino.  

“Questo diritto non può essere limitato da un ordine emesso dal governo, è solamente possibile attraverso una legge, cioè una decisione del Parlamento,” spiega Volodymyr Iavorskyi, difensore dei diritti umani e membro del bordo dei direttori dell’Unione ucraina per i diritti umani di Helsinki. “Gli Stati possono introdurre le restrizioni all’ingresso, rispondendo a certi rischi per i loro cittadini. Invece le restrizioni all’uscita non possono essere introdotte, in quanto non rappresentano dei rischi per il Paese o per i cittadini. Lo Stato può solo stabilire le procedure speciali al loro rientro (come l’osservazione medica obbligatoria o l’autoisolamento),” racconta il difensore dei diritti umani.  

Secondo Iavorskyi, sta a una decisione libera personale se andare a lavorare all’estero, anche in tempi di pandemia. L’unica condizione che lo Stato potrebbe porre ai cittadini che vorrebbero andarsene, è che non pagherà la loro eventuale evacuazione. 

Gli argomenti economici. Secondo i dati della Banca centrale dell’Ucraina, nel 2019 i lavoratori migranti ucraini e i rappresentanti della diaspora hanno trasferito 13 miliardi di dollari nel Paese. La Banca Mondiale sostiene che tali trasferimenti ammontano a quasi 16 miliardi di dollari, il che costituisce circa 10 per cento del PIL ucraino.

Secondo una ricerca del Centro per la strategia economica (Center for Economic Strategy), negli ultimi anni il flusso migratorio lavorativo dall’Ucraina ha un carattere breve e pendolare: i lavoratori migranti, dopo aver guadagnato il denaro oltre la frontiera, tornano a spenderlo in Ucraina.

Data l’importanza del contributo dei lavoratori migranti nell’economia ucraina, le autorità dovrebbero approcciare l’argomento con più flessibilità rivolgendo i propri sforzi al garantire circolazione e occupazione sicura ai propri cittadini, invece di imporre delle restrizioni incerte, enfatizzano gli esperti sulle questioni economiche.