La misura cautelare a Poroshenko: il tribunale rinvia l’udienza

Il 18 giugno il tribunale ha dovuto decidere sulla misura cautelare a Petro Poroshenko, l’ex Presidente ucraino e attuale parlamentare, incriminato per abuso d’ufficio. Inizialmente la Procura generale ha chiesto la custodia cautelare prevedendo la possibilità del rilascio su cauzione con un deposito di 10 milioni hryvnia (circa 332 mila euro). In seguito ha convertito la richiesta di rilascio in garanzie personali. L’incriminazione di Poroshenko concerne il caso della nomina del vice capo dell’Intelligence esterna Serhiy Semochko che, secondo l’accusa, sarebbe avvenuta violando la procedura prestabilita. Abbiamo seguito l’incriminazione di Poroshenko (consultate “L’incriminazione di Poroshenko: un atto di giustizia o una rappresaglia politica?” per i principali accadimenti) e vi raccontiamo com’è andata l’udienza in tribunale.   

Gli ultimi sviluppi nel procedimento penale. Il 18 giugno Petro Poroshenko si è presentato presso il tribunale che gli avrebbe assegnato la misura cautelare. Due giorni prima, all’età di 84, era venuto a mancare il padre. Il Codice penale prevede la possibilità di rinviare un’udienza a causa del decesso o del funerale di un familiare. Gli avvocati di Poroshenko, tuttavia, non hanno ricorso a tale opzione: è stato, invece, rinviato il funerale.

L’avvocato di Poroshenko, Illya Novikov, in una conferenza stampa ha detto: “Nonostante il fatto che, ovviamente, si tratta di una persecuzione politica, e nonostante la morte del padre di Petro Oleksiyovych la notte scorsa, giovedì sarà presente in tribunale.”    

La Procura generale, probabilmente prevedendo la reazione emotiva che si sarebbe scatenata se l’udienza si fosse svolta quel giorno, ha fatto appello al tribunale Pecherskyi di Kyiv al fine di un rinvio.   

Il processo senza prospettive? Il Procuratore generale Iryna Venediktova afferma che il procedimento contro Poroshenko non è politicamente motivato. Comunque, tra più di due decine di casi aperti contro Poroshenko, che questo procedimento si sia risolto con un’incriminazione, sorprende anche i suoi oppositori. Per aver presumibilmente “emanato un’ordinanza illegale”, Poroshenko rischia una condanna a 7-10 anni. 

“Per qualche motivo, per incriminare Poroshenko è stato scelto il procedimento più illogico, privo di prospettive, con le peggiori motivazioni e che lascia perplessi in merito alla motivazione sulla pericolosità sociale,” ha detto Andriy Portnov, le cui domande sono servite per avviare numerosi procedimenti contro Poroshenko. “Non credo che il tribunale gli assegnerà la custodia cautelare o persino un deposito, non avendo sufficienti motivi per potersi basare sulla legge,” prosegue l’ex vice capo dell’Amministrazione del Presidente nei tempi di Viktor Yanukovych, aggiungendo che così il caso passa per rappresaglia politica, specie agli occhi dei leader occidentali. 

Intanto l’ex capo dell’Intelligence esterna dell’Ucraina, Yegor Bozhok, che ha nominato Serhiy Semochko come suo primo vice, è stato incriminato, ma non è stata disposta nei suoi confronti una misura cautelare. Continuerà a lavorare come vice Ministro degli affari esteri – il posto che ricopre già sotto la presidenza di Volodymyr Zelenskyi.

Cresce il numero dei procedimenti contro Poroshenko. A detta di Venediktova, a presentare la maggioranza delle domande contro Poroshenko all’Agenzia statale per le indagini è stato Andriy Portnov. Nell’agosto 2019 i procedimenti erano 12 e citavano Poroshenko come testimone. Allo stato attuale, il numero dei procedimenti è raddoppiato. Fra di essi ce n’è uno, per esempio, avviato per teppismo. Spiega l’avvocato di Poroshenko, Illya Novikov, che nel febbraio 2019 qualcuno si è lamentato di presunti atteggiamenti teppisti di Poroshenko durante i suoi viaggi di lavoro a Zaporizhzhia e Chervonohrad. All’avvocato non sono stati svelati ulteriori dettagli.

“È indicativo della tendenza generale: la Procura è disposta ad avviare un procedimento in base ad un episodio qualsiasi, sperando che incrementi le loro possibilità di successo,” ha commentato Novikov alla “DW”. Al momento la difesa di Poroshenko è a conoscenza dei 27 procedimenti contro il loro cliente, però ce ne sono altri che rimangono sconosciuti, aggiunge l’avvocato.

Il procedimento per il Tomos. Il 18 giugno, prima dell’udienza, Petro Poroshenko ha detto che è stato avviato un altro procedimento contro di lui a seguito della concessione di Tomos alla Chiesa ucraina (il documento formale con cui il Patriarcato di Costantinopoli ha formalmente riconosciuto la Chiesa ucraina unita e indipendente – ndt.), con la motivazione di “fomentare l’odio religioso”. L’Agenzia statale per le indagini l’ha confermato, aggiungendo che il procedimento è stato avviato nel 2019 a seguito della domanda del Patriarca Filaret. L’Agenzia ha precisato che non avrebbe messo in dubbio la legittimità della Chiesa ucraina.

Cos’ha detto Poroshenko in tribunale? Petro Poroshenko ha chiamato il tribunale per rimandare indietro, alla Procura generale, il “trash” di cui tentano di accusarlo.

Ha anche detto che la prosecuzione chiede le garanzie personali al posto della custodia cautelare per limitare i suoi spostamenti e impedirlo nel “mobilitare la comunità internazionale allo scopo di proteggere l’Ucraina”. Inoltre, l’ex Presidente ha chiamato i 27 procedimenti contro di lui illegali, e le accuse della Procura generale – prive di valore legale. Poroshenko si è anche appellato al Presidente attuale Volodymyr Zelenskyi, avvertendolo delle decisioni illecite ed enfatizzando che né lui, né la sua squadra, sono suoi nemici. 

“Volodymyr Oleksandrovych, nessuno ha paura di lei, né in questa aula, né in strada. (Nessuno teme) i suoi ordini di far incarcerare Poroshenko. Sarebbe un atto criminale sia in Ucraina, che in Europa e in tutto il mondo,” ha detto Poroshenko.

La prossima udienza. Il tribunale ha rinviato l’udienza al 1 luglio, al fine di considerare la misura cautelare per Poroshenko.

Foto: eurosolidarity.org. Petro Poroshenko davanti al tribunale che gli avrebbe assegnato la misura cautelare, parla a chi è venuto a sostenerlo.