Il rapporto “Due anni di guerra: xenofobia in Ucraina nel 2015”: diminuzione di crimini di odio, cooperazione con forze dell’ordine e difficoltà di monitoraggio dei territori occupati

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Kyiv, 20 gennaio 2016. Il numero di crimini razziali in Ucraina è diminuito. Finalmente nel 2015 le ONG sono riuscite a coordinare la loro attività con le forze dell’ordine. “Purtroppo, è stato più difficile sorvegliare la situazione nei territori temporaneamente occupati della Crimea e del Donbas”, – ha detto Joseph Zissels, vice presidente esecutivo del Congresso delle comunità nazionali ucraine durante la presentazione del rapporto Due anni di guerra: xenofobia in Ucraina nel 2015”. Secondo lui, la diminuzione di tali incidenti è legata parzialmente alla dimunuzione delle provocazioni da parte dei servizi di sicurezza russi.

Però, sui territori temporaneamente occupati sono diffuse le tendenze antisemita ed omofobe. L’unica chiesa legittimata è la chiesa ortodossa (del patriarcato di Mosca). “Allo stesso tempo, la gente che rifiuta di accettare il multiculturalismo [su questi territori]  è sottoposta a pene che non esistono in nessun codice penale o amministrativo”, – ha sottolineato Tetyana Bezruk, coordinatore del Gruppo del monitoraggio dei diritti delle minoranze etniche.

Secondo Vyaçeslav Likhaciov, capo del Gruppo del monitoraggio dei diritti delle minoranze etniche, l’approfondimento dei sentimenti patriotici non è stato accompagnato dall’aggravamento della situazione. Mentre in Ucraina sono state registrate decine di crimini razziali, nei paesi dell’Europa Occidentale ce ne sono centinaia o anche migliaia. Likhaciov ha spiegato che nei paesi europei si tiene conto di tutte manifestazioni del genere, iniziando da chiamate minacciose o insulti per strada. “Purtroppo, noi non abbiamo la possibilità di registrarli”, – ha aggiunto lui.

Secondo Likhaciov, le categorie più vulnerabili sono le minoranze etniche che si distinguono per strada: le persone provenienti dai paesi africani ed asiatici, i rom, le persone che portano i vestiti delle minoranze religiose, e anche i rappresentanti della comunità LGBT, se manifestano apertamente la propria appartenenza.