Focus Crimea: principali avvenimenti del 14-27 marzo

Il 16 marzo, a due anni dal referendum illegittimo in Crimea, gli attivisti dell’iniziativa “Crimea SOS”, i parenti di Reshat Ametov e i semplici cittadini di Kyiv si sono riuniti in piazza Sofiyska in ricordo di Reshat Ametov, prima vittima dell’aggressione russa in Crimea. Due anni fa Ametov, un tataro di Crimea, si mise di fronte al palazzo del governo nel centro di Simferopol per protestare contro le azioni aggressive da parte della Russia nella penisola. Venne rapito dalle milizie (la cosidetta autodifesa crimeana) e il suo cadavere fu ritrovato 12 giorni dopo con segni di torture. I partecipanti al flashmob commemorativo hanno portato alcune figure di cartone con i nomi dei crimeani vittime delle “autorità” occupanti: quelli arrestati illegalmente, imprigionati, dispersi o uccisi.

La prossima udienza del “Tribunale supremo” della Crimea sul caso di proibizione del Mejlis è fissata per il 7 aprile. Il Mejlis è un organo rappresentativo dei tatari di Crimea (un’assemblea consultiva). La procuratrice della Crimea, Natalia Poklonska, ha fatto ricorso al tribunale locale perché il Mejlis venga disconosciuto.

È stato prolungato fino al 24 aprile il periodo di detenzione per Akhtem Chyigoz, il vicecapo del Mejlis, e degli altri due attivisti tatari Ali Asanov e Mustafa Deghermendzhy. Chyigoz, Asanov e Deghermendzhy parteciparono alla manifestazione del 26 febbraio 2014 a Simferopol a sostegno dell’integrità territoriale ucraina. Un anno dopo vennero arrestati dalle autorità occupazionali con l’accusa di disordine pubblico.

Sono più di 230 le violazioni di diritti umani registrate nel corso dei due anni dell’occupazione della Crimea, così come affermato dalle attiviste dell’iniziativa “Crimea SOS”. Sette persone sono state uccise, 13 risultano disperse; le violazioni contano anche detenzioni e perquisizioni illegali, come riferito dalla fondatrice e coordinatrice di “Crimea SOS” Tamila Tasheva. I gruppi più perseguitati nella penisola sono i tatari e gli attivisti pro-ucraini, spiega Yevhenia Andriyuk, vice-coordinatrice della stessa associazione. Il peggioramento della qualità della vita nella penisola risulterebbe, fra l’altro, una violazione del diritto internazionale da parte della Russia, afferma l’attivista. Ne è un esempio la cittadinanza russa imposta senza poter rifiutarla. Ai crimeani con passaporto russo non è possibile andare nei altri paesi né tantomeno ottenere alcun servizio al di fuori della Federazione russa. Finora le autorità occupanti russe avrebbero dovuto risolvere i problemi legati alla carenza di elettricità e riscaldamento, dice Yevhenia. Un altro grande problema, nonché altra grave violazione, è la militarizzazione della penisola. Negli ultimi tempi la Russia ha trasformato la Crimea in una delle sue “isole militari”, impiegando materiale militare e svolgendo esercitazioni militari nella penisola, aggiunge Andriyuk.

Le autorità della Federazione russa hanno accettato la cittadinanza ucraina dei prigionieri politici Oleg Sentsov e Oleksandr Kolcenko in risposta ai loro rispettivi appelli. I due nativi della Crimea sono stati condannati in Russia a 20 e 10 anni di carcere a regime severo sotto false accuse di terrorismo. Il regista Sentsov è in prigione in Yakutiya, mentre Oleksandr Kolcenko sta scontando la pena negli Urali.

È uscito nelle sale il documentario ucraino “Crimea. Come’era” (Crimea. As it was). Il film racconta le storie dei militari ucraini in Crimea rimasti fedeli al giuramento durante l’annessione nel 2014. Il documentario è stato girato dal gruppo cinematografico Babylon’13 nel 2015 presso le basi militari nelle regioni di Odessa e Mykolayiv dove i militari si sono trasferiti. Tra i contenuti vi è anche il materiale documentario degli eventi del 2014. Ecco il trailer e la pagina Facebook del film.