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Tra il 18 e il 20 maggio del 1944 i soldati del NKVD, su ordine di Mosca, hanno trasferito quasi tutta la popolazione dei tartari di Crimea su vagoni ferroviari verso l’Uzbakistan.
Come vivevano i tartari di Crimea prima della deportazione?
Dopo la creazione dell’Unione Sovietica nel 1922, Mosca ha riconosciuto i tartari di Crimea come popolazione indigena della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea, nel quadro della politica di korenizatsiya (indigenizzazione).
Negli anni 20 del secolo scorso, ai tartari di Crimea era stato concesso di mantenere la propria cultura. In Crimea si pubblicavano giornali e riviste, vi era un sistema scolastico autonomo, come anche musei, biblioteche e teatri tartari.
La lingua dei tartari di Crimea e il Russo, erano considerate entrambe come lingue ufficiali della Repubblica autonoma. Negli anni tra il 1920 e il 1930, i tartari rappresentavano circa il 25-30% della popolazione totale della Crimea.
Negli anni ’30, tuttavia, la politica sovietica verso i tartari crimeani, così come anche verso le altre nazionalità dell’URSS, si è irrigidita.
Innanzitutto veniva avviata una generale espropriazione di beni privati e lo spostamento forzato di tartari verso il nord della Russia e gli Urali. Dopo di che sono seguite politiche di collettivizzazione forzata, la carestia (Holodomor) del 1932-33 e l’epurazione degli intellettuali degli anni 1937-1938.
Quando è avvenuta la deportazione?
La fase principale della deportazione è stata completata in meno di tre giorni: tra l’alba del 18 e le ore 16:00 del 20 maggio 1944.
Un totale di 238.500 persone sono state deportate dalla Crimea – ovvero quasi tutta la popolazione tartara della penisola.
Per eseguire l’operazione l’NKVD ha impiegato circa 32.000 soldati.
Per quale motivo è avvennuto?
Il motivo ufficiale per è stato formalizzato nell’accusa verso i tartari crimeani di alto tradimento, di “sterminio di massa del popolo sovietico” e di collaborazione con gli occupanti nazisti.
Alcuni storici, tuttavia, ritengono vi siano altri motivi, non ufficiali per la deportazione. Tra questi, gli stretti legami dei tartari di Crimea con la Turchia, a quel tempo considerata dall’URSS come un potenziale avversario. Nei piani dell’Unione Sovietica, la Crimea era una base strategica in caso di un possibile conflitto con la Turchia e, in quest’ottica, Stalin voleva tutelarsi da possibili “sabotatori e traditori”, tra i quali considerava esservi proprio i tatari.
A favore di questa teoria parla il fatto che dai territori del Caucaso vicini alla Turchia venivano deportati altri gruppi etnici musulmani: ceceni, ingusci, karachai e balcari.
I tartari hanno sostenuto i nazisti?
Lo storico Jonathan Otto Paul scrive che nelle unità anti-sovietiche di combattimento formate dalle autorità tedesche hanno servito dai 9 ai 20 mila tartari di Crimea.
Alcuni di loro hanno cercato di proteggere i propri villaggi dai partigiani sovietici i quali, secondo le testimonianze degli stessi tartari, li perseguitavano spesso per la propria nazionalità.
Un’altra parte di tartari, invece, si sono uniti alle truppe tedesche dopo essere stati catturati dai nazisti e aver cercato così di alleggerire le pesanti condizioni dei campi di prigionia a Simferopol e Nikolaiev.
Allo stesso tempo, il 15% della popolazione adulta maschile dei tartari della Crimea ha combattuto nell’Armata Rossa. Durante la successiva deportazione sono stati smobilitati e inviati nei campi di lavoro in Siberia e negli Urali.
Come è stato eseguito il trasferimento forzato?
Gli ufficiali del NKVD eravano nelle case dei tartari, preannunciando ai proprietari che sarebbero stati allontanati dalla Crimea per alto tradimento.
15-20 minuti per preparare i bagagli. A ogni famiglia veniva consentito di portare con sé fino a 500 kg di bagaglio, anche se poi in realtà veniva permesso di portare molto di meno, e talvolta anche nulla.
Le persone venivano portate in camion verso le stazioni ferroviarie, e da lì trasferite a est, direzione verso la quale sono partiti numerosi vagoni merci carichi di persone.
Durante i trasferimenti, un totale di 8.000 persone sono decedute, prevalentemente, di sete e tifo.
Altre persone non sono riuscite a sopportare il dolore e sono impazzite. Tutti i beni restanti in Crimea dopo la deportazione sono stati espropriati dallo Stato.
Dove sono stati deportati i tartari di Crimea?
La maggior parte dei Tartari sono stati deportati in Uzbekistan e nelle regioni vicine del Kazakistan e del Tagikistan. La restante parte, invece, nella Repubblica Socialista Sovietica Autonoma dei Mari, negli Urali e nella regione russa di Kostroma.
Seconda parte dell’articolo.