Nel giugno 2016 Yuriy Ilchenko, un prigioniero politico sfuggito dal territorio della Crimea occupata, si è rivolto al dipartimento di Lviv dell’organizzazione di volotantariato “Krym SOS” (Crimea SOS). L’Ukraine Crisis Media Center ha pubblicato la versione breve dell’articolo de Ukrainska Pravda in cui Ilchenko racconta la prigionia, le torture e la fuga corraggiosa dalla penisola occupata.
Yuriy Ilchenko è stato arrestato nel luglio 2015 dalle forze del Servizio di sicurezza federale russo (FSB) e del Centro di contrasto all’estremismo, trascorrendo 11 mesi nel centro di detenzione preventiva di Simferopol. Ilchenko è stato accusato d’istigazione alla violenza tra nazionalità per via di alcuni scritti pubblicati sul suo blog e su vari social network in cui condannava l’annesione della Crimea e la guerra che la Russia sta portando avanti nell’est dell’Ucraina. Nel giugno 2016 Yuriy è stato trasferito dal carcere all’arresto domiciliare, da dove è riuscito a sfuggire e raggiungere l’Ucraina continentale.
Arresto
Dopo l’annessione della penisola nel marzo 2014 la famiglia di Ilchenko ha rifiutato di prendere la cittadinanza russa. Yuriy gestiva un’agenzia a Sevastopol che offriva corsi di lingue straniere (che offriva più di 10 lingue incluso ucraina, tatara di crimea, turca, polacca, inglese ecc.), studi avanzati delle materie studiate a scuola, e preparazione per l’esame di maturità. Yuriy era un attivista, sosteneva l’idea di un’Ucraina unita, scriveva regolarmente su questi temi nel suo blog e sui social. In particolare scriveva delle petizioni per far riconoscere il Mejlis (l’organo rappresentativo dei Tatari della Crimea) l’unico organo di potere legale in Crimea, e per bloccare la penisola dal flusso di risorse.
Yuriy è stato arrestato il 2 luglio 2015. L’appartamento dove abitava con i suoi genitori è stato perquisito. Poco dopo Yuriy è stato interrogato. È stato accusato d’istigazione alla violenza tra nazionalità. È stato minacciato con dai 10 ai 20 anni di carcerazione a Magadan, Russia. Gli è stata offerta una diminuizione della pena in cambio della sua collaborazione con le indagini. Dunque, gli è stato chiesto di firmare la sua ammissione di colpa, il consenso alla collaborazione, e anche l’autoaccusa – doveva ammettere di essere il coordinatore del Pravy Sector (Settore destra) della Crimea, e di aver voluto far esplodere il monumento a Lenin. Yuriy ha rifiutato di collaborare.
Prigione
Yuriy è stato detenuto dal 2 luglio 2015 al 2 giugno 2016.
Relazioni con i compagni di cella e i dipendenti del carcere
Ilchenko veniva costantemente picchiato dai suoi compagni di cella, incorraggiati dagli impiegati del carcere che promettevano loro una diminuizione dei tempi di detenzione o provvedevano a rilasciarli in anticipo. I suoi compagni di cella mettevano pressione su Yuriy perché collaborasse con l’FSB e prendesse la cittadinanza russa. Ha subito il peggior trattamento di tutti in cella, con minacce di violenze sessuali.
Non riceveva l’assistenza sanitaria in modo sistematico nonostante le sue domande scritte. Doveva aspettare qualche mese per poter andare dal medico.
Dice Yuriy: “Le celle erano affollate. Non avevo il posto individuale per dormire. Dormivamo a turni. A volte eravamo costretti a dormire sul pavimento. Mi è stata assegnata la coperta 10 mesi dopo l’inizio della mia prigionia. Una tazza, un cuoco e un piatto mi sono stati dati nove mesi dopo l’inizio della mia prigionia. Per alcuni mesi non avevo la possibilità di ricevere i medicinali di cui avevo bisogno”.
È stato costretto a dormire con la luce accesa 24 ore su 24. “A volte mi hanno privato del sonno per qualche giorno. Ci costringevano a stare in piedi o, quando non ce la facevo più, a rimanere seduti su uno sgabello. Se incominciavo ad addormentarmi, mi picchiavano. Quando quasi svenivo per via della pressione troppo bassa, gli impiegati del Servizio di sicurezza mi accusavano di simulazione e mi picchiavano. Ad un certo punto mi hanno portato in ospedale. Gli impiegati del Servizio di sicurezza hanno costretto il medico ad accertare la simulazione. Nello stesso modo, quando facevano i certificati medici nell’ospedale, gli impiegati del Servizio di sicurezza dettavano il verbale ai medici. L’esaminazione medica e psicologica non è stata fatta, nonostante abbiano scritto il contrario.”
Incontri con la famiglia
Nel corso degli 11 mesi di prigionia Yuriy ha visto i suoi genitori solamente una volta. L’FSB gli creava ancora ostacoli perché non comunicasse con avvocati private.
Discriminazione in base alla lingua
Yuriy è stato picchiato perché parlava in ucraino e in tataro crimeano. È stato costretto a parlare esclusivamente in russo. Non gli è stato concesso di parlare nessuna lingua straniera o leggere libri.
Fuga dalla Crimea
Trasferimento all’aresto domiciliare
Il 2 giugno 2016 il “tribunale” di Sevastopol ha sostituito la misura cautelare per Yuriy con l’arresto domiciliare. Doveva durare fino al 25 giugno. C’erano tante restrizioni: non poteva uscire dall’apartamento, non poteva usare il telefono (sia fisso che cellulare) o l’internet, e non poteva comunicare con nessuno a parte i suoi genitori, specie con i testimoni del suo caso. A Yuriy è anche stato proibito di spedire e ricevere pacchi postali o telegrammi. Per parlare con l’avvocato doveva chiedere un’autorizzazione, un fatto che va chiaramente contro la legge.
Per i primi due giorni, l’FSB ha sorvegliato l’apartamento di Yuriy. Gli è stato messo il braccialetto elettronico e hanno istallato la video sorveglianza fuori dal suo palazzo.
La fuga
I poliziotti hanno spesso fatto allusioni al possibile arresto di Yuriy. Yuriy ha dunque deciso di fuggire la notte dell’11 giugno. È uscito dal palazzo indossando gli abiti dei genitori. Dopo aver passato le telecamere si è tolto il braccialetto con un coltello. Ha raggiunto Bakhchysaray con l’autostop, ha chiamato un taxi usando un cellulare prestato ed è andato a Simferopol. Da lì ha raggiunto Armyansk.
Attraversare il confine
Vicino al confine amministrativo con l’Ucraina continentale ha visto un campo da un lato e una parete con la boscaglia dall’altro lato. Sapeva che c’erano mine e inneschi, ma era pronto a perdere la vita pur di non tornare nella prigione russa. Yuriy ha scelto la boscaglia. Dopo aver saltato la parete ha visto un militare russo ed ha quidi incominciato a correre verso il valico di frontiera ucraino che distava poche decine di metri. Yuriy ha raccontato alla guardia di frontiera ucraina la sua storia e gli ha mostrato i suoi documenti. L’hanno lasciato andare.
Raggiungere Lviv
Yuriy ha raggiunto Mykolayiv e dopo Lviv. Presso un ufficio di servizi bancari, è riuscito a rinnovare la sua carta e prelevare dei soldi. A Lviv, la sua destinazione finale, ha ricevuto assistenza economica e alimentare, un aloggio, la riabilitazione medica e amministrativa. “Krym SOS” ha anche aiutato i genitori di Yuriy Ilchenko a lasciare la Crimea per l’Ucraina continentale.