Il filo rosso fra Ucraina e Unione Europea

La March for Europe del 25 marzo è stata probabilmente uno degli avvenimenti più importanti della storia recente europea perché ha segnato la (ri)nascita dell’orgoglio europeista tra i cittadini dell’UE. Mai si erano viste sfilare a Roma (ma anche a Londra) così tante bandiere europee e bisogna davvero tornare indietro con la memoria per ricordare una tale dimostrazione di supporto popolare per l’europeismo. Quello che però ha stupito diversi osservatori internazionali è stata la presenza delle bandiere ucraine in seno al corteo di Roma. Cosa ci facevano quelle bandiere gialloblù in mezzo alle migliaia di simboli dell’Unione Europea?

La verità è che, come ha ricordato nel suo discorso il responsabile italiano di StopFake Mauro Voerzio, l’Ucraina vede nell’UE qualcosa in più di una semplice unione di stati. Perché contrariamente a quanto spesso viene dimenticato, l’UE è un’istituzione basata su valori come diritti civili, rispetto dei diritti umani e libertà di stampa. Non è quindi un caso se l’idea di Europa abbia un forte impatto sull’immaginario collettivo di una nazione come l’Ucraina, che per anni ha sofferto a causa di corruzione e povertà e che oggi si trova ad affrontare una guerra che ha causato quasi 10 mila morti e quasi due milioni di sfollati interni. Ma non è solo questo a legare le sorti dell’Ucraina alle vicissitudini europee. Ad unirne i destini, è invece soprattutto la consapevolezza che i problemi dei cittadini dell’UE e degli ucraini siano in fondo gli stessi.

Il discorso di Mauro Voerzio durante la March for Europe a Roma.

In primis, vi è l’informazione. L’Ucraina combatte da ormai anni una costante guerra contro le notizie false, volta a screditarla a livello internazionale. E ovviamente, le fake news e la disinformazione condizionano duramente l’intervento ucraino in risposta all’aggressione russa nel Donbas. Ma, come già documentato dall’UCMC, la Russia diffonde in modo analogo notizie false anche e soprattutto in Europa, andando così a compromettere la coesione e la stabilità delle istituzioni europee. Non deve sorprendere quindi che il Parlamento Europeo, l’istituzione che rappresenta tutti i cittadini dell’Unione, abbia approvato nel 2016 una risoluzione per “riconoscere e mettere a nudo la guerra di disinformazione e propaganda della Russia”.

La March for Europe del 25 marzo a Roma. Foto di Mauro Voerzio.

In secondo luogo, i fatti degli ultimi giorni dimostrano chiaramente che la libertà di pensiero e di espressione non sono tollerate nei modelli cosiddetti “alternativi” alle democrazie europee, ai quali però si ispirano molti movimenti euroscettici. Basti pensare alla Repubblica di Belarus in cui, come riportato dall’UCMC, una pacifica manifestazione dedicata alla Giornata della Libertà (Dzen voli) è stata repressa con violenza dalla polizia, senza che nessun attivista per i diritti umani potesse documentarne i soprusi. O ancora in Russia, dove il leader dell’opposizione a Putin Alexey Navlany è stato brutalmente arrestato con un centinaio di altri manifestanti per aver organizzato una “protesta non autorizzata” a Mosca e in altre decine di città russe. E se da un lato l’Ucraina sta cercando di allontanarsi da questi “modelli” alternativi, a cui è legata per motivi storici, dall’altro numerosi Paesi europei devono far fronte a un’opposizione interna che vede nella Russia e nella Belarus valide alternative al modello di integrazione europeista.

Appare quindi fondamentale, sia per l’Ucraina che per l’UE, fare fronte comune per difendere le rispettive libertà. Solo così, l’Europa potrà davvero essere un posto di cui andare orgogliosi.

Testo: Andrea Castagna per l’Ukraine Crisis Media Center.
Foto principale: Mauro Voerzio, la March for Europe a Roma.