Il 13 aprile, quattro ex combattenti delle “Berkut” (le ex unità della polizia antisommossa ucraina disciolte dopo i fatti di Maidan) nella città di Kharkiv sono fuggiti in Russia. Si tratta di Vitaliy Goncharenko, Olexander Kostyuk, Vladislav Mastega e Artem Voylokov. E’ noto che Goncharenko, insieme ad altri tre ex “Berkut”, è stato arrestato nel giugno di 2016 a Kharkiv. Tutti e quattro, al momento dell’arresto, lavoravano ancora per la polizia e due di loro – Olexander Belov e Vitaliy Goncharenko erano sospettati di aver ucciso tre attivisti di Maidan il 18 febbraio 2014, presso il vicolo Kripostniy. Gli altri due, il 20 gennaio 2014, hanno brutalmente attaccato e spinto due manifestanti dal colonnato di via Hrushevskogo 20, uno dei luoghi centrali delle proteste di EuroMaidan.
Nell’appello successivo, gli i fuggitivi hanno fatto sapere dai propri legali che chiederanno la cittadinanza russa e seguiranno gli sviluppi del processo giudiziario all’estero. Si tratta della quarta fuga di questo tipo. Sono infatti fuggiti già in Russia i sospettati del rapimento e dell’omicidio dell’attivista di Leopoli Yuri Verbitsky. In modo analogo è sfuggito all’arresto anche il comandante dei “Berkut” di Kyiv Dmitry Sadovnyk.
I parenti dell’Ordine dei Cento Eroi Celesti (l’onorificenza ucraina nata per omaggiare i martiri caduti della Rivoluzione) credono che i sospetti dell’omicidio dei loro famigliari siano fuggiti in Russia con l’aiuto dei rappresentanti del nuovo governo ucraino.
Molte domande ma nessuna risposta
“Vogliamo un rapporto da parte delle autorità competenti – dal Ministero degli Interni, dalla Procura Generale (GPU) – su come possa succedere tutto ciò. Perché presso il Ministero degli Interni mancano i braccialetti per gli arresti domiciliari dei combattenti dei “Berkut”? Perchè le normative degli arresti domiciliari vengono rispettate solo dopo l’intervento dell’opinione pubblica e degli avvocati? Come è stato fatto il controllo alla frontiera e perché non vengono forntire le indicazioni relative all’attraversamento di frontiera da parte di persone che sono sotto inchiesta?” ha chiesto Volodymyr Bondarchuk, figlio dell’attivista caduto Serhiy Bondarchuk e a capo dell’organizzazione dei famigliari
I famigliari dell’Ordine dei Cento Eroi Celesti e gli avvocati hanno sottolineato che il ritardo con il quale i procedimenti penali contro gli ex “Berkut” vengono svolti sembra sia intenzionalmente voluto per distogliere l’attenzione dagli indagati. Nel caso di Goncharenko la seduta giudiziara è stata chiusa perché lo stesso Goncharenko non ha dato l’autorizzazione per lo svolgimento di una videoconferenza durante il processo. “Si può dire che la corte ha fatto del proprio meglio per permettere la fuga in Russia del signor Goncharenko ancora incensurato. Infatti non è stata presa nessun tipo di misura cautelare per prevenire tutto ciò,” dice Galyna Didych, moglie del caduto Serhiy Didych, del cui omicidio è stato accusato proprio Goncharenko.
Da che parte sta il potere?
“Non sembra una coincidenza. Questo è uno schema stabilito. Gli inquirenti non hanno mai fretta di arrestare gli ex “Berkut”, in modo da non suscitare troppo clamore mediatico. Qualora però l’arresto diventi necessario, i detenuti in qualche modo trovano un escamotage per essere scarcerati, a volte con la complicità delle autorità. Spesso vengono rilasciati, su cauzione, agli arresti domiciliari e poi, per qualche ragione, riescono sempre a fuggire. Non biasimo nessuno, sto solo riflettendo su questo inquietante schema” ha riferito Volodymyr Golodniuk, padre dell’attivista caduto Ustym e vice presidente dell’organizzazione dei famigliari dell’Ordine. “Non può accadere tutto ciò senza che le autorità statali non ne sappiano nulla.”
“Se non v’è alcun rendiconto adeguato e una valutazione critica di questi eventi, le fughe sono destinate a ripetersi. Noi crediamo che i funzionari, che sono attualmente al potere, sono direttamente coinvolti nella fuga di queste persone”, – ha detto Volodymyr Bondarchuk. – “Uno dei combattenti dei “Berkut” ha infatti detto una volta che “le persone come noi sono necessari per qualsiasi potere. Questa è la cosa drammatica.”
Oltre a lamentare il pericolo di fuga, i parenti dei caduti chiedono alle massime autorità statali delle spiegazioni sul perché le forze di sicurezza sospettate di crimini durante la Rivoluzione della Dignità siano rimaste al loro posto dopo la fuga di Yanukovych. O ancora perché i giudici che hanno emesso decisioni illegittime a riguardo non siano mai stati puniti.
L’associazione dei parenti si è rivolta alla GPU, la procura generale dell’Ucraina, con la richiesta di monitorare tutti i luoghi di residenza dei sospetti. Inoltre ha invitato gli attivisti della società civile alla partecipazione nel monitoraggio delle udienze, perché solo “Il controllo e la trasparenza sono in grado di garantire tutte le modifiche necessarie a impedire la fuga”. Gli orari delle riunioni si possono trovare o nel sito della ONG “Parenti dell’Ordine dei Cento Eroi Celesti” e il Gruppo Consultivo degli Avvocati.
“É una rivincita in corso. É necessario unire gli sforzi delle famiglie, dei media, dei cittadini che hanno la speranza di ottenere qualcosa ed elaborare un meccanismo di contrapposizione”, – ha sottolineato Vitaly Tytych, membro del Gruppo Consultivo di Avvocati.