Invece di tutelare i diritti socio-economici dei propri membri, i sindacati che operano nelle parti non controllate dal governo ucraino della regione di Luhansk promuovono gli interessi delle autorità de facto della cosiddetta “LPR” (Repubblica popolare di Luhansk). Incitano ad arruolarsi nelle unità militanti e partecipano a eventi al livello internazionale in qualità di rappresentanti della cosiddetta “LPR”. Queste sono le conclusioni del rapporto presentato dal “Gruppo ucraino orientale per la tutela dei diritti umani” (East Ukrainian Human Rights Group) in un briefing stampa presso l’Ukraine Crisis Media Center.
L’organizzazione ha condotto la ricerca sulle attività dei sindacati nelle aree occupate nella regione di Luhansk dal dicembre 2016 ad aprile 2017. Il “Gruppo ucraino orientale per la tutela dei diritti umani” ha effettuato 57 interviste – sia per via telefonica sia attraverso Skype – ai membri delle organizzazioni sindacali parte della cosiddetta “Federazione dei sindacati della ‘LPR’” (“FSLPR”), ad alcuni direttori degli impianti nelle zone non controllate e a ex-attivisti sindacali. I difensori dei diritti umani hanno anche condotto nove interviste dirette incontrando gli impiegati degli impianti di nove città nelle zone occupate.
La pressione sui sindacati
La cosidetta “FSLPR” è stata creata nel giugno 2014, ha ricordato Pavlo Lysiansky, capo del “Gruppo ucraino orientale per la tutela dei diritti umani”. Le autorità de facto hanno costretto ad aderire a tale unione coloro che facevano parte delle organizzazioni sindacali ucraine. I capi dei sindacati che si sono rifiutati a seguire quest’ordine sono stati sottoposti a pressioni – quali interrogatori e detenzioni di 10 giorni – per poi essere incriminati come “estremisti”, accusa che potrebbe risultare nell’imputazione di responsabilità criminale. Secondo il rapporto, i tentativi di creare delle entità alternative che unirebbero le organizzazioni sindacali o gli abbandoni volontari della “FSLPR” hanno già portato agli arresti di diverse persone.
Le proteste nei territori non controllati sono di fatto vietate. “Anche se diverse hanno avuto luogo, come ad esempio le proteste dei minatori che chiedevano il pagamento dei propri salari, sono state soffocati con forza. Il tribunale in quanto istituzione non esiste lì e i cosiddetti ‘tribunali’ non accettano le denunce sporte da persone che reclamano sul mancato pagamento dei salari. Neanche funziona il sistema della sicurezza sul lavoro. […] Se ci mettessimo ad analizzare le fonti di informazioni aperte, non vedremmo mai da nessun parte critiche alla cosiddetta ‘Federazione dei sindacati della ‘LPR’’ verso le autorità de facto; cosa che non sembra logica, in quanto la tutela dei diritti sociali ed economici richiede che le autorità siano criticate”, ha detto Pavlo Lysiansky. Lo stesso ha inoltre sottolineato che tutti questi fatti violano gli articoli della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
L’incitamento a prendere le armi
I difensori dei diritti umani hanno avuto prove tangibili del fatto che i sindacati stiano incitando i lavoratori degli impianti ad arruolarsi nelle unità militanti. “Ci è stato messo a disposizione un documento interno della cosidetta ‘Federazione dei sindacati della ‘LPR’’del 21 gennaio 2015,” racconta Lysiansky. Il documento consente “di vedere l’attenzione speciale verso il reclutamento dei volontari per proteggere i confini della ‘LPR’,” ha aggiunto il difensore dei diritti umani.
La promozione della “LPR” a livello internazionale
La “LPR” usa la “federazione sindacale” come uno strumento per promuovere e legalizzare la propria esistenza a livello internazionale con il pretesto della tutela dei diritti sociali ed economici. Secondo Lysiansky, il leader della “federazione” ha visitato Bruxelles alcune volte e in seguito tale “entità” è anche stata ammessa alla Federazione sindacale mondiale. “Stiamo sollecitando le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani e la comunità internazionale a fare attenzione su questa questione. Devono esserne informati i membri del Parlamento ucraino, gli europarlamentari, i ministeri chiave che si occupano degli affari dei territori occupati, anche se per il momento non se ne parla. Le persone che si autoproclamano quali leader dei territori non controllati, si presentano all’Ue senza alcun impedimento. [Tale situazione] non avvicina la pace nell’Ucraina, al contrario porta all’escalation dei combattimenti,” ha concluso Pavlo Lysiansky.
Il “Gruppo ucraino orientale per la tutela dei diritti umani” aggiunge che nella lista dei contatti internazionali della “Federazione dei sindacati della ‘LPR’” ci sono alcuni rappresentanti italiani tra i quali: Cinzia Della Porta dell’Unione Sindacale di Base (Pisa); Daniele Macris, insegnante della lingua neogreca presso l’Università degli studi di Messina; Marcello Berera dall’Ong “Orizzonte solidale”.
Il rapporto in lingua inglese è disponibile su questo link.