Il 23 agosto 2021, a Kyiv è stato svolto il vertice costitutivo della Piattaforma Crimea. Quarantasei Stati e organizzazioni internazionali hanno partecipato all’evento inaugurale. Gli Stati parte dell’iniziativa hanno sottoscritto la dichiarazione finale, riconfermando il non riconoscimento dell’occupazione della Crimea e accordandosi sui principi delle sanzioni contro la Russia. Raccontiamo com’è andato il vertice e quali sono stati i risultati.
L’occupazione della penisola dura da 2.741 giorni, ha detto il Presidente Zelenskyi inaugurando il vertice. “Dobbiamo evitare che la questione della Crimea scompaia dall’agenda per altri sette anni. Così dobbiamo stilare una priorità delle azioni pratiche da intraprendere e coordinare gli sforzi incentrandoli su questioni concrete volte a rafforzare le sanzioni, tutelare i diritti umani, superare le conseguenze economiche ed ambientali dell’occupazione, e garantire la libertà di navigazione nel Mar Nero e nel Mare d’Azov,” ha affermato Zelenskyi.
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I partecipanti. Il vertice costitutivo della Piattaforma Crimea ha riunito i rappresentanti di 46 Stati e organizzazioni internazionali tra cui l‘Unione Europea e la NATO, i singoli Stati membri dell’UE e della NATO, tutti i Paesi membri del G7 e alcuni Paesi del Partenariato orientale.
Quasi un terzo degli Stati partecipanti al vertice sono stati rappresentati da capi di Stato e di governo, mentre i restanti Paesi hanno partecipato con i propri presidenti del Parlamento, ministri o ambasciatori. Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić hanno rappresentato l’Unione Europea, mentre il Vicesegretario generale della NATO Mircea Geoană ha rappresentato l’Alleanza atlantica. L’Italia è stata rappresentata dal Sottosegretario agli Affari Esteri Benedetto Della Vedova.
La dichiarazione finale. Gli Stati parte del vertice costitutivo della Piattaforma Crimea hanno sottoscritto la dichiarazione finale, che comunque resterà aperta alla firma di altri Paesi interessati. “Prometto che nella dichiarazione di condanna dell’occupazione della Crimea sarà presente una riga per la firma del rappresentante della Federazione Russa. Molto probabilmente questa firma sarà messa al vertice conclusivo della Piattaforma Crimea che si terrà a Yalta,” ha detto il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi prima della cerimonia della firma.
Sottoscrivendo la dichiarazione, gli Stati si impegnano a contrastare le minacce ibride poste dalla “militarizzazione continua della Crimea” e rivolgono un appello alla Russia affinché “rispetti i suoi impegni di Stato occupante in base a quanto stabilito dalla legge umanitaria internazionale.” Gli Stati firmatari della dichiarazione si sono accordati nel coordinare i propri sforzi per mantenere la visibilità delle problematiche della Crimea occupata nell’ambito delle conferenze organizzate dall’Onu, dal Consiglio d’Europa e dall’Osce.
Le sanzioni aggiuntive contro la Russia. Non è stato facile trovare un accordo sul testo della dichiarazione congiunta, racconta a Deutsche Welle (DW) il Ministro degli affari esteri dell’Ucraina Dmytro Kuleba. “Abbiamo dovuto lottare per ogni punto,” ha detto Kuleba. In particolare, le posizioni divergevano sul punto che riguarda l’imposizione di nuove sanzioni alla Russia, sostiene DW riferendosi a fonti anonime. Infine, Kyiv è riuscita a mantenere nel testo finale circa l’80 per cento dei suggerimenti iniziali. I partecipanti della Piattaforma Crimea si sono accordati di “proseguire con la politica di non riconoscimento dell’annessione illegale della Crimea” e di ricorrere alle sanzioni aggiuntive contro la Russia “nel caso fosse previsto dalla giurisdizione di uno Stato membro della Piattaforma (…) e qualora le azioni della Russia lo rendessero necessario.”
Gli Stati parte della Piattaforma Crimea rivolgono un appello a Mosca affinché consenta l’accesso agli osservatori Onu alla Crimea. Inoltre si impegnano a sostenere le iniziative economiche, infrastrutturali ed ambientali dell’Ucraina nelle regioni adiacenti alla penisola occupata.
“L’UE ha imposto delle misure restrittive (…) allo scopo di assicurare che l’annessione illegale (della Crimea) non sarà in nessun modo legittimata,” ha detto il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
L’ufficio della Piattaforma Crimea. Il 23 agosto, è stato inaugurato l’ufficio della Piattaforma Crimea. La struttura si basa sulla Rappresentanza del Presidente dell’Ucraina per la Repubblica autonoma della Crimea e ha a sede a Kyiv. Sarà attiva tutti i giorni 24 ore su 24 per raccogliere e analizzare le informazioni che faranno luce sulla situazione economica e ambientale, sulle violazioni dei diritti umani, sulla gestione del patrimonio culturale, e sull’ulteriore militarizzazione della penisola. La maggior parte del personale dell’ufficio è costituito da sfollati provenienti dalla Crimea.
Inoltre, la Piattaforma Crimea avrà delle rappresentanze all’estero. Il Ministero degli affari esteri è stato incaricato per coordinare la dimensione internazionale delle attività dell’iniziativa.
Le minacce della Russia. “Saremo costretti a considerare la partecipazione alla Piattaforma Crimea da parte degli Stati, delle organizzazioni internazionali e dei loro rappresentanti come una pretesa sull’integrità territoriale della Russia, il che inevitabilmente segnerà le nostre relazioni,” ha affermato il Ministero degli affari esteri della Russia dopo il vertice.
Anche nei mesi precedenti l’evento costitutivo, Mosca ha svolto una campagna aggressiva contro l’iniziativa ucraina. Ha cercato di ostacolare la partecipazione dei partner internazionali dell’Ucraina al vertice o far abbassare il livello delle delegazioni invitate con ricatti e minacce. È così che alcuni Paesi dell’Africa, del Sud America, del Medio Oriente (tra cui l’Arabia Saudita e il Qatar) e Paesi dell’Asia non hanno partecipato. Il Giappone, che in precedenza si è dimostrato entusiasta per le iniziative del governo ucraino incentrate sulla Crimea, è stato rappresentato al vertice dall’Ambasciatore.
Comunque gli sforzi diplomatici mirati da parte dell’Ucraina potrebbero ribaltare la situazione a suo favore, ha detto Valeriy Chaly, Presidente del Consiglio direttivo dell’Ukraine Crisis Media Center e Ambasciatore dell’Ucraina negli Stati Uniti dal 2015 al 2019, durante la presentazione di un sondaggio nazionale sul futuro della Crimea svolto dalla Fondazione “Iniziative Democratiche di Ilko Kucheriv” (Ilko Kucheriv Democratic Initiatives Foundation) e dal dipartimento dei sondaggi del Centro Razumkov.
“Disponiamo di possibilità inesauribili per lavorare con gli Stati caraibici e l’America Latina. Ci sono alcune possibilità di coinvolgere anche i Paesi dell’Africa,” afferma Chaly. Attraverso continui sforzi l’Ucraina potrebbe anche coinvolgere nell’iniziativa Albania, Islanda e Israele – Stati con i quali ha i forti rapporti bilaterali che resisteranno all’impatto della Russia, prosegue il diplomatico.
“Il regno degli sciacalli dura finché i leoni non si alzano in piedi”. Chiudendo il vertice costitutivo della Piattaforma Crimea, Mustafa Jemilev, leader del popolo tataro-crimeano, dissidente, parlamentare del partito “La solidarietà europea” (Ieropeiska solidarnist) ha detto:
“I tatari crimeani sopravvissuti alla deportazione e al genocidio del 1944, per più di mezzo secolo hanno lottato per i loro diritti democratici e per il diritto di tornare in patria. (…) Oggi questo popolo si è nuovamente trovato sotto il regime di occupazione che, per molte sue caratteristiche, è anche peggio di quello sovietico. È nuovamente costretto a lasciare la sua terra natia.”
“La spartizione e l’occupazione di fatto di una parte della Moldova, l’occupazione di una parte considerevole del territorio della Georgia e dell’Ucraina, l’uccisione di migliaia di persone in Siria dalle sue truppe o dalle sue marionette, milioni di profughi che si sono riversati in molti Paesi del mondo, gli attacchi informatici allo scopo di influire sulle elezioni negli altri Paesi, le uccisioni dei propri cittadini dissenzienti, l’uso delle armi chimiche vietate a livello internazionale: ci sono tutte le evidenze che la Russia abbia da tempo varcato tutte le linee rosse possibili,” ha detto Jemilev. “C’è un proverbio tataro crimeano: il regno degli sciacalli dura finché non si svegliano e non si alzano in piedi i leoni. Speriamo che la comunità internazionale si alzerà in piedi affinché nella nostra terra prevarrà il diritto invece della forza bruta. (…) Se l’occupazione di un Paese dovesse restare impunita, nessun Paese potrà sentirsi completamente al sicuro,” ha detto il leader tataro-crimeano.
Foto: president.gov.ua. Il Sottosegretario agli Affari Esteri Benedetto Della Vedova al vertice costitutivo della Piattaforma Crimea a Kyiv.