Giorno 47: sale il numero vittime a Kramatorsk, come la Russia giustifica lo sterminio degli ucraini, operazione Ovsyannikova sostiene le narrazioni russe

Sale il numero vittime dell’attacco russo a Kramatorsk. È salito a 57 il numero delle vittime dell’attacco missilistico russo contro la stazione ferroviaria di Kramatorsk. Cinque bambini tra le vittime. Centoquattordici persone sono rimaste ferite. Lo rende noto il capo dell’amministrazione militare della regione di Donetsk Pavlo Kyrylenko.

L’8 aprile, la Russia ha effettuato un attacco missilistico sulla stazione ferroviaria di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, dove migliaia dei civili attendevano dei treni di evacuazione. La Russia ha usato un missile Tochka-U, ha detto Kyrylenko. “Secondo le nostre valutazioni, è stato un attacco russo,” afferma il portavoce del Pentagono John Kirby. “Hanno usato un missile balistico a corto raggio per effettuarlo,” prosegue Kirby.

“Deucrainizzazione dell’Ucraina” – come la Russia giustifica lo sterminio degli ucraini, articolo. Il 3 aprile, l’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha pubblicato un articolo firmato da Timofei Sergeitsev che invita allo sterminio degli ucraini. L’editoriale dal titolo: “Cosa dovrebbe fare la Russia con l’Ucraina?” motiva la necessità della repressione di massa nei confronti degli ucraini affinché rinuncino alla loro identità nazionale, cultura e lingua. L’autore usa il termine propagandistico russo “ucrainismo” per descrivere “un costrutto artificiale antirusso non dotato del proprio senso di civiltà, un elemento subordinato a una civilizzazione estranea ed estranea.” Inoltre, l’articolo incita allo sterminio degli ucraini come gruppo etnico non solo attraverso la “denazificazione” e la “debanderizzazione”, ma anche attraverso la cosiddetta “deucrainizzazione”. “La denazificazione dell’Ucraina comporta anche inevitabilmente la sua deeuropeizzazione,” prosegue l’autore. L’articolo propagandistico intero è disponibile in lingua inglese a questo link.

L’operazione Ovsyannikova: un presunto gesto di ribellione promuove le narrazioni russe all’Occidente – secondo gli esperti dei media. Il 14 marzo, in onda sul Primo Canale russo alle spalle della conduttrice del telegiornale “Vremia” è apparsa una redattrice dello stesso canale Marina Ovsyannikova con un cartello con scritto: “No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo”. Ovsyannikova è stata fermata ma rilasciata dopo alcune ore di interrogatorio. Rischia una multa e una pena amministrativa.  

Il gesto di Ovsyannikova ha attirato attenzione dei media internazionali ricevendo maggiore approvazione. Il 27 marzo è stata ospite al programma “Che tempo che fa” su Rai3. Gli esperti dei media ucraini e alcuni colleghi internazionali sottolineano che il gesto della redattrice del Primo Canale fa parte di un’operazione speciale del Cremlino. Riportiamo alcuni argomenti a sostegno di questa loro opinione.  

Gli esperti dubitano che le dirette esistano ancora nella televisione russa. “Secondo gli esperti, si tratta di un’operazione speciale mirata al pubblico straniero. La televisione russa è severamente censurata: non ci sono dirette, non è raro incontrare le notizie fittizie e reportage fabbricati, mentre gli agenti di sicurezza del Fsb appaiono come esperti,” si apprende dall’articolo “Perché non dobbiamo fidarci delle lacrime di coccodrillo di Mosca” (Why We Should Not Trust Moscow’s Crocodile Tears) di Andriy Klymchuk pubblicato da Uchoose, un progetto dell’Ukraine Crisis Media Center. L’articolo è disponibile in lingua inglese a questo link.    

L’apparizione di Ovsyannikova nello studio televisivo ha avuto come scopo promuovere le narrazioni russe per il pubblico occidentale. Lo si legge nell’articolo di StopFake “Marina Ovsyannikova, eroina o tool della disinformazione russa?”.

“Poi il passaggio che lascia i dubbi maggiori: ‘Ci sono molti russi che soffrono come gli Ucraini’ e di per se questo passaggio dovrebbe accendere più di una spia di allarme, (…) ma nel proseguo capiamo dove vuole andare a parare ‘il fatto che l’Europa e tutto il mondo hanno adottato queste sanzioni su vasta scala, questo fa paura perché la russofobia nel mondo è arrivata a livelli altissimi, delle sanzioni non soffrono solo le élite e gli oligarchi ma anche la gente semplice, soffre la classe media (…) e bisogna trovare un dialogo tra Russia e Occidente. La possibilità di dialogo deve avvenire tramite la cultura perché quando si vieta la cultura russa in occidente è un approccio sbagliato’”. L’articolo è disponibile in lingua italiana a questo link.

Foto: Facebook Neringa Rekasiute. Gli attivisti lituani hanno tinto di rosso l’acqua di un piccolo stagno davanti alla sede dell’ambasciata russa di Lituania. La campionessa lituana di nuoto Rūta Meilutytė ha attraversato lo stagno a nuoto, con la performance ha cercato di “incoraggiare a sostenere il popolo ucraino, vittima di genocidio per mano della Russia”.